Edith
"Alexander! Pensavo che il bosco ti avesse inghiottito" esclama Ophelija affiancandomi.
Alexander. Il suo nome rimane impresso nella mia mente come una traccia, un'impronta, destinata ad essere ricoperta dalla neve.
Credo che tutto il fumo presente nel locale mi abbia dato alla testa stasera, perché ho l'immagine dei suoi occhi che per una frazione di secondo cambiano colore.Non so se mi sconvolge di più l'idea di essere su di giri sul posto di lavoro per tutto il fumo, oppure per l'affascinante sconosciuto seduto davanti ai miei occhi.
"Lo sai che non esco spesso, ultimamente sono molto occupato con il lavoro" risponde serio e fermo. Nonostante la sua risposta sia rivolta alla mia collega però, sento il suo sguardo pungente su di me.
"Sì ricordo, tuo padre come sta? Non lo sento da molto" -inizia Ophelija, e conoscendola, sento che sarà una solo l'inizio di un lungo interrogatorio- "ordini il solito?"
"Stanco, ma bene. Sì."
Alexander abbatte tutte le mie speranze di sentire un discorso articolato uscire dalla sua bocca, risponde in modo decisamente distaccato nonostante Ophelija sia così amichevole.
"Non pensavo prendeste del personale nuovo."Alzo lo sguardo, incontrando nuovamente i suoi occhi che sembrano così severi, la sua espressione è corrucciata e per qualche secondo mi chiedo se sono io, che non ho ancora spiaccicato una parola, a dargli così fastidio.
"Oh, lei è Edith! Lavora qui da pochi giorni, ma è fantastica. Tesoro puoi lavarmi anche questi due?" Il carattere frizzantino di Ophelija lascerebbe chiunque a bocca aperta.
Accenno un sorriso ad Alexander, che però non sembra ricevere nessuna risposta e mentre a lui viene servito il suo drink, io immergo i due bicchieri da lavare sotto il getto dell'acqua del lavandino. Volevo solo essere cordiale.
Alexander
Afferro il drink che Ophelija mi ha preparato e lo porto alle labbra cercando di evitare qualsiasi contatto visivo con Edith.
Appena finisco tutto il contenuto del bicchiere pago e mi alzo, e senza spiaccicare una sola parola inizio a cercare Åke con lo sguardo.
Lo trovo in compagnia di una birra mentre è intento a guardare curioso il cellulare."Mi fai la predica e poi te ne stai al cellulare invece di divertirti?" Domando con tono sarcastico piazzandomi davanti a lui a braccia conserte.
"Oh sì, poi quando Lillemor mi staccherà a morsi i genitali verrai tu a salvarmi?" Risponde lasciandosi andare in una risata.
Lillemor è la compagna di Åke. Si sono trovati subito, forse perché sono incredibilmente uguali caratterialmente, non li ho mai visti litigare l'uno con l'altra."Oppure mi godrò lo spettacolo" -replico facendo spallucce- "volevo avvertirti che io me ne vado. Sono stanco e domani ho delle cose da fare" abbozzo la prima scusa che mi passa per la testa.
"Impaziente per Sigrid?" Comincia Åke, ma incontra subito la mia espressione stizzita.
Alza le mani al cielo in segno di resa e senza perdere altro tempo esco dal locale.Lascio il pub, ma l'odore di Edith sembra non volerne sapere di abbandonarmi. Voglio sapere perché non sono riuscito a controllarmi alla vista di una semplice umana, perché il suo odore mi ha attirato e perché sono rimasto catturato dal suo sguardo. Ho così tante domande per la testa ma non ho intenzione di tornare a casa e passare la notte con Sigrid, non stanotte.
Edith
Posso confermare che è a tutti gli effetti un cafone, e sono sinceramente felice di non doverlo rivedere almeno fino alla prossima settimana. Frequenta poco questi posti, meglio per me.
Il locale si svuota nel giro di due ore, e nella mia testa al momento regna sovrana l'immagine del mio comodo e caldo letto.
Saluto Ophelija e abbandono il pub, stringendomi nel mio cappotto rosso infastidita dalla pungente aria invernale che mi pizzica il viso, facendo arrossire la punta del mio naso insieme alle mie gote.
La strada per la casa dei nonni non è così lontana, per questo motivo non mi scomodo mai a prendere la macchina per raggiungere il lavoro. La gialla luce dei lampioni mi tiene compagnia, mentre nelle orecchie ho solo il fruscio del vento.
Una volta arrivata davanti alla casa estraggo dalla tasca le chiavi e fatico leggermente a trovare la serratura, così aiutata dalla torcia del telefono riesco a centrare il buco in una manciata di secondi, ma un rumore mi fa sobbalzare. Mi giro di scatto puntando la luce proveniente dal cellulare verso la fitta boscaglia innevata.
Cerco di rigirare la chiave nella serratura più velocemente, quando all'improvviso dal buio degli abeti scorgo due occhi rossi.
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Werewolf Syndrome.
Про оборотнейDopo aver scoperto il tradimento dell'ex fidanzato, la ventiduenne Edith accoglie la proposta dei suoi nonni di trasferirsi qualche mese da loro in Svezia, nella piccola cittadina di Bradford che conta meno di centocinquanta abitanti. Per quanto des...