Edith
"Mi starai odiando" sussurro abbassando lo sguardo sul sedile desolata.
È la terza volta in sei giorni che Ophelija mi riaccompagna a casa con la sua macchina."Ma che dici Edith" -comincia, regalandomi un sorriso compassionevole- "è okay, non mi disturbi ed io non ti odio, quindi smettila di scusarti ogni volta che il tuo culo è sul mio sedile" ridacchia la ragazza accanto a me, concentrata sulla strada.
"Ancora non me lo riesco a spiegare. Quale animale di montagna ha gli occhi rossi e si avvicina così tanto alla città?"
Questa domanda mi tormenta da giorni, e sono sicura che anche Ophelija voglia strozzarmi per quante volte gliel'ho posta, solo che è brava a mascherare la sua voglia di uccidermi."Edith, ti devi essere sicuramente confusa. Era tardi e tu eri stanca morta." Mi rassicura per l'ennesima volta la mia collega.
Ma la sua risposta non mi convince, io so quello che ho visto e quello che ho sentito, non me lo sono immaginata. Penso che mi stia prendendo per pazza, perché insisto da giorni su questo fatto, così mi limito ad annuire e sorriderle. Se ho tutte queste domande dovrei cercare risposte per conto mio forse.
"Eccoci," sibila Ophelija fermando l'auto davanti alla graziosa casetta in legno.
La ringrazio e la saluto, promettendo di chiamarla per restare aggiornata sulla sua breve vacanza. Andrà cinque giorni in Irlanda dai parenti, ergo per cinque giorni il pub sarà chiuso.
Scendo dalla macchina e chiudo lo sportello alle mie spalle, salendo sul portico di casa.
L'insegna a forma di cuore sulla porta con incise le iniziali dei miei nonni mi fa sciogliere in un sorriso ogni volta, mentre però una parte di me è dolente.Ripenso sempre alle promesse di Karl, a come mi ero già programmata la mia vita insieme a lui. Dovevamo trasferirci a Manhattan, dove io avrei continuato il mio tranquillo lavoro in una libreria, mentre lui avrebbe aperto un negozio di musica tutto suo.
Sospiro accantonando quei pensieri ed entro in casa, dove ad accogliermi è il silenzio più totale.
Alexander
Fisso la piccola porta in legno adornata, fino a quando la ragazza con il cappotto rosso non sparisce dietro quest'ultima.
Sono stato imprudente la prima sera che l'ho seguita, e non capisco perché continuo a farlo essendo consapevole del rischio che corro.Mi ritiro, addentrandomi sempre di più nella boscaglia per raggiungere casa mia, il mio branco. Essere ossessionato da un'umana non rientra nella mia natura, eppure eccomi qui, per la seconda volta.
Rincaso dopo aver dato un freno ai miei pensieri, tutto quello di cui ho bisogno ora è una doccia fredda che mi faccia tornare la mente lucida.
Nella penombra della mia camera scorgo una figura femminile stesa sul letto, anche senza accendere la luce posso già immaginare di chi si tratta."Sigrid" -la mia voce è alterata- "che ci fai qui?" Domando, come se la risposta non fosse già troppo scontata.
"È la seconda sera che esci in una settimana e fai tardi. Sono le due e mezza del mattino, vuoi dirmi dove sei stato?" Il suo tono acuto a quest'ora mi rimbomba nel cervello e mi irrita ancora di più.
"Non sono affari che ti riguardano. Ora esci, ho bisogno di farmi una doccia," replico nervoso mentre mi dirigo verso il bagno, ma il mio percorso viene ostacolato dalla presenza della bionda che si piazza davanti a me per non lasciarmi passare.
"Sigrid" -sospiro, passandomi una mano sul viso- "per favore, non oggi." Devo essere davvero esasperato se passo da darle ordini a chiederle gentilmente qualcosa.
"È normale essere preoccupate per il proprio futuro Alpha, non credi?" La sua voce si è ovattata, e mentre pronuncia queste parole porta una mano dietro la mia nuca.
La sento prendere tra le dita una ciocca dei miei capelli, rigirarla, tirandola appena e rilasciandola poi. Ripete il movimento un paio di volte senza staccare lo sguardo dal mio e sento che sto cedendo, come vuole lei.
Penso che forse in questo modo, potrei smettere di pensare a quella ragazzina dal cappotto rosso.
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Werewolf Syndrome.
WerewolfDopo aver scoperto il tradimento dell'ex fidanzato, la ventiduenne Edith accoglie la proposta dei suoi nonni di trasferirsi qualche mese da loro in Svezia, nella piccola cittadina di Bradford che conta meno di centocinquanta abitanti. Per quanto des...