QUESTO E' IL MIO CAPITOLO PREFERITO, GODETEVELO <3
1910 Venezia, Italia
Michael avrebbe mentito e avesse detto di non sentirsi minacciato da qualunque italiano che passava vicino a lui e Luke. Erano tutti così muscolosi mentre lui era solo un adolescente che fingeva di essere italiano per la salvezza di Luke e del loro incarico. Un bambino di nome Riccardo la cui felicità dipendeva da loro due. Doveva distrarlo dai problemi che aveva a casa.
Deglutendo rumorosamente, notando che le persone continuavano a guardarli come se fossero nell’era sbagliata –e probabilmente lo erano- Michael strinse l’avambraccio di Luke ancora più forte. Era consapevole che l’Italia in quel periodo era piena di omosessuali. Durante il rinascimento, nel quindicesimo e sedicesimo secolo, ogni persona si rivelò gay. Infatti, Michael stava fingendo di frequentare Luke.
-Calmo, staremo bene- Michael ne dubitò. Insomma, perché dovevano proprio andare in un bar? Era pericoloso! In qualche modo, Luke trovava sempre il modo per raggirare Michael in modo da fargli fare cose che non avrebbe voluto fare.
(In dietro nel 1874 Luke gli fece guardare due cavalli fare cose sconce. Era stato traumatico)
Scuotendo la testa alle parole rassicuranti dell’amico, Michael inarcò un sopracciglio e parlò.
-Sei sicuro di quello che stai facendo? Queste persone ci ucciderebbero in un batter d’occhio. Non voglio morire-
-Fidati, andrà tutto bene-
Per qualche motivo, il modo in cui Luke pronunciò quelle parole fece uno strano effetto sullo stomaco di Michael. Cominciava a preoccuparsi sempre di più.
Dopo un paio di bicchieri di vino e qualche altro alcolico, Michael stava perdendo il controllo del suo corpo –ma soprattutto stava perdendo di vista Luke-
Erano passati quaranta minuti dall’ultima volta che aveva visto il suo amico biondo, ma al posto di preoccuparsi bevve ancora e ancora.
Sorso dopo sorso la stanza diventava sempre piò sfuocata agli occhi del ragazzo ed ogni ragazzo nella stanza lo faceva improvvisamente sentire in pericolo e in qualche modo sembravano attraenti.
Un paio di mani lo presero per la vita facendo accelerare il suo battito cardiaco mentre la sua testa continuava a girare.
-Penso dovresti andare a casa amico-
Una voce con un forte accento italiano disse. Non trovò nessun doppio senso in quelle parole.
Annuii lasciando che lo sconosciuto lo portasse ovunque avrebbe voluto. Non riusciva più a distinguere le luci del bar da quelle lungo la strada. Non riusciva a più a collegare un nome ad un colore e la sua capacità di capire se stava in piedi o stava fluttuando era andata a puttane. Aveva troppe vertigini e si sentiva troppo intorpidito per realizzare che stava trattenendo il respiro. –Le mie labbra, non riesco a sentirle-
Ridendo del ragazzo, l’uomo misterioso scosse la tesa e mise un braccio di Michael attorno al suo collo in modo da poterlo tenere su.
-Va tutto bene. Starai bene domani, o più tardi se i miracoli esistono. Sei piuttosto ditrutto-
Tra i respiri accelerati, Michael cercò di toccare le luci che c’erano nel cielo. –Sono morto? Riesco a toccare queste cose!- si lamentò lui.
-Non sei morto. E queste non sono cose, sono stelle. Dovresti saperlo; le hai negli occhi-
La stessa sensazione che aveva provato precedentemente quel giorno, quando Luke lo guardò, invase il suo corpo, ma questa volta più intensamente.
Non si sa come (anche se probabilmente era l’alcol) Michael trovò il coraggio di parlare.
-Non riesco a vederti però hai una bella faccia-
-Sicuro- lo sconosciuto disse tra le risate.
Si fermarono di colpo e Michael lo guardò male.
La sua vista era completamente offuscata, non riusciva a vedere con chiarezza; tutto era fatto d’acqua.
-Non so dove vivi e sono sicuro che al momento non lo sai nemmeno tu. Starai con me questa notte e poi potrai andartene a casa-
-E se non volessi andare a casa?-
La domanda non aveva bisogno di risposta, il ragazzo sconosciuto lo sapeva, ma sentiva la necessità di rispondere.
-Starai con me per sempre-
Mani intorpidite, labbra intorpidite, gambe intorpidite e pensieri offuscati era tutto ciò che Michael (non) poteva sentire mentre era sopra a quel ragazzo facendo passare le sue labbra su tutto il suo torso.
Il suo respiro profondo e affaticato era l’unica cosa che riusciva a percepire.
Non riusciva a provare nessuno sensazione ma gli piaceva sentire il battito del proprio corpo intensificarsi man mano che si avvicinava alla parte inferiore del corpo dell’uomo senza nome.
Fermando ciò che stava facendo, ascoltando il ragazzo lamentarsi e chiedersi perché si fosse fermato, Michael non poteva che sorridere al pensiero di quanto entrambi avevano bisogno di tutto ciò.
Intrecciando una mano tra i capelli di Michael, l’uomo lo spinse a continuare, ad andare più veloce.
Michael obbedì, fino a quando per un istante si rese conto di ciò che stava facendo e riuscì a sentire le sue parole più chiaramente di prima.
-Continua Michael, ti prego, ho bisogno di te-
Anche se era ancora tutto confuso e l’effetto dell’alcol non sembrava volersene andare via, Michael era molto più consapevole di prima.
Quella voce era così unica e si sentì stupido per non averla sentita prima.
Incrociando gli occhi con quelli del ragazzo, Michael trattenne il respiro. Era ancora tutto sfuocato ma riuscì a vedere i suoi occhi, il suo naso e le sue leggere lentiggini.
-Ashton-
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Fairly oddparents ||traduzione italiana||
Fanfiction~Regola numero uno: non innamorasi mai del proprio incarico.~ Autrice originale della storia: theonlyreasons