#Capitolo 17

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Cosa aveva appena detto?
Sposarci?
«Brian che stai dicendo?»
«Lilith, sono serio. Ti ho persa troppe volte in questa vita e non vorrei succedesse ancora» rispose.
«Brian, ma il matrimonio è una cosa seria. Non puoi mettermi un anello al dito per far in modo che io non “scappi”» gli dissi lievemente infastidita. Non è per questo il motivo a cui chiedi ad una persona di sposarti.
«Scusa, hai ragione. Però io ti amo realmente Lilith, credo tu sia davvero la persona della mia vita» mi disse mentre mi teneva la mano destra.
«Lo penso anche io Brian, ma sai come la penso sul matrimonio. Per favore, non ritorniamoci mai più su un argomento del genere» dissi seria.

Non avevo mai amato l’idea del matrimonio, io non volevo sposarmi. Io e lui avevamo discusso un paio di volte su questo argomento e, per quel che mi riguarda, io ero stata molto chiara. Nella mia vita non voglio vincoli che poi mi portino a condurre una esistenza che non mi apparteneva.

«Va bene, adesso torno a casa, ciao Lil» era visibilmente sconfortato e mi dispiacevo di ciò, ma cosa potevo farci?
«Dai Brian non fare così, ti prego» ma niente da fare, se ne andò sbattendo la portiera della macchina.
Sulla strada del ritorno mi vennero così tante domande in mente. Quel discorso mi aveva dato fastidio, tra me e Brian si era rotto inevitabilmente qualcosa. Inoltre non avevo riflettuto al gesto che avevo appena compiuto quel giorno: me ne ero andata per il bene di Jared.
Ancora una volta avevo messo la sua felicità prima della mia. “Non era già questa una risposta?” pensai.
Probabilmente mia madre aveva ragione, Jared non se ne andrà mai dalla mia vita. Il fatto è che, in una parte di me, volevo non lo facesse. Quanto sono stupida… Dopo tutto il dolore, sono ancora qui a pensare a lui? A pensare che ancora, dentro di me, esistono dei sentimenti per lui?
Mi sentivo persa dentro la mia stessa testa.
Dovevo parlarne con qualcuno, ma dato che erano a malapena le undici di sera optai per andare a bere qualcosa in un pub in centro.
Tipico bar californiano, con quella luce gialla soffusa, tavoli sparsi e il bancone. Decisi di sedermi al bancone, era più efficace per evitare la calca.
«Cosa le posso portare?» mi chiese il barista. Un ragazzo sulla trentina, una barba incolta e dei capelli scuri, dal sorriso rassicurante.
«Solo una 0,40 bionda» gli risposi cordialmente. E in meno di cinque minuti mi ritrovai con la mia birra in mano.
Mi mancavano questi posti familiari, c’era tanta gente che si divertiva, chi brindava, chi guardava la partita di Basket su uno dei tanti schermi posizionati all’interno del locale.

«Non ci posso credere! Chi vedono i miei occhi!»
Non capivo se quella voce maschile si riferisse a me, nel dubbio mi girai per capire da chi proveniva.
«Lilith Dobois!»
Ora avevo la certezza si fosse riferito a me e…
«Cameron!!» mi alzai per andarlo ad abbracciare.
«Che ci fai qui? Come stai? Che fai adesso?» era come lo ricordavo. Quei capelli color miele ed un sorriso perfetto.
«Cam una domanda alla volta» gli dissi ridendo «Vieni, siediti, ti offro qualcosa da bere» continuai.
«No, no, non esiste. Sarò io ad offrirti da bere. Sono troppo contento di rivederti! Saranno passati anni ormai» mi disse mentre si sedeva accanto a me al bancone.
«Si, credo tre o quattro. Comunque da dopo il diploma» risposi un po' dispiaciuta, perché appena me ne andai a Parigi, sparì totalmente dalle vite di tutti i miei amici.
«Beh e allora? Quale buon vento ti porta qui?» chiese.
«Magari fosse un buon vento Cam. Diciamo che sto facendo visita a mia madre» risposi.
«Non me la racconti giusta, ti conosco Lilith! Saranno passati anni, ma tu sei rimasta la stessa»
Non potevi mentire a Cameron, era un grande osservatore, ma mi piaceva vederlo così sorridente.
«E tu invece? Stai ancora con Sophie o..»
«No, no. Tra me e lei è finita dopo qualche mese la tua partenza. Lei è ritornata in Canada e abbiamo capito che non poteva funzionare. Se fosse stato possibile l’avrei seguita, ma purtroppo dirigo l’azienda dei miei genitori e son dovuto rimanere. Tu e Brian? Ancora insieme o anche voi v siete lasciati?»
Mi sarebbe piaciuto rivedere Sophie, ma anche lei, come me, aveva deciso di abbandonare la California.
«Beh, ora come ora non saprei risponderti. Fino a tre settimane fa stavamo insieme e tranquilli a Parigi, ma ora sono successi un po’ di casini e.. Insomma, devo schiarirmi un po’ le idee. Comunque anche lui è qui in California per ora» gli dissi con un lieve sorriso.
Ripensare a tutto mi portava troppi pensieri che non sapevo come riordinare.
«Vuoi sapere la verità? Non me lo aspettavo»
«Cosa non ti aspettavi, Cam?»
«Che rimanevate insieme per così tanto tempo. Non lo so, non l’ho mai visto bene accanto a te»
«Posso chiederti perché?» mi interessava sapere l’opinione di quello che un tempo era il mio migliore amico.
«Non vorrei riaprire ferite del passato» mi disse serioso.
«Oh, tranquillo, adesso sto bene» gli risposi sorridente.
«Va bene, allora sarò sincero il più possibile. Ecco vedi, ti ho visto in tante fasi della tua vita. Ti ho visto felice, ti ho visto a terra, poi essere la più stronza e apatica del mondo ma..» si bloccò. Non sapeva se dirmi realmente quello che pensava.
«Ma» ripresi.
«Ma solo una volta ti ho visto viva. E non era con Brian».
Sapevo a chi si riferiva. Lo sapevamo entrambi.
«Jared…» asserì. E in quel momento mi ricordai come lui fosse capace di farmi sentire tutte le emozioni del mondo in una sola volta.
«Proprio lui. E sono convinto che con Brian non hai mai provato le stesse cose. Certo, magari lo ami, ma è tutta un’altra storia» continuò.
«Cam, vorrei darti torto, davvero. Ma hai ragione» e questo dovevo ammetterlo a me stessa. L’amore ha mille sfumature e non troverai  mai una storia simile all’altra, mai un’emozione uguale a quella passata.
«Vi siete mai più rivisti?»
«Si. Tre settimane fa..» Speravo che lui cogliesse il perché gli abbia detto quando.
«Aspetta ma..» annuii per fargli capire che era come pensava.
«Non posso crederci. E tu come hai reagito? Com’è successo?»
«Non so se lo sai, ma a Parigi ho un gruppo, le cose sono abbastanza serie. Il nostro manager aveva fatto in modo che aprissimo un gruppo di fama mondiale e poi si è rivelato essere proprio i 30 Seconds To Mars».
Cameron mi guardava incredulo. Un po’ quel suo modo di fare mi faceva ridere.
«E loro sapevano qualcosa? Del fatto che tu fossi in quel gruppo?»
«Ovviamente no. È stata una sorpresa per tutti, specialmente per noi due. Da un lato ero felice perché avevo di nuovo Shannon accanto ma dall’altro sapevo che non avrebbe portato nulla di buono»
«Non è possibile. Dopo così tanto tempo..» aggiunse.
«Cinque anni» dissi prontamente.
«E adesso?»
«E adesso lui è in tour con gli altri due componenti del mio gruppo ed io sono qui. Lui non voleva rimanessi. No, se te lo stai chiedendo, non mi ha cacciato. Cioè, in un primo momento si ma poi me ne sono andata io»
«E perché mai? Possibile mai che ti incontro dopo anni e tu mi combini tutto questo?» disse ridendo.
«A quanto pare la vita è bastarda con me Cam -risi- comunque… Me ne sono andata perché lui stava male. Ho visto il dolore nei suoi occhi come mai prima e.. E non riuscivo a restare sapendo che gli stavo infliggendo un dolore simile. Conosco bene cosa si prova e ho fatto la scelta giusta»
Cameron rimase per un bel po’ di secondi in silenzio, probabilmente stava elaborando la cosa.

«Lilith, solo il tuo cuore sa cosa è giusto o sbagliato» mi disse serio.
«E da quando sei diventato così saggio?» chiesi scherzosamente.
«Ah, lo sono sempre stato, lo sai bene» rise.
Tra una chiacchera e l’altra si era fatto tardi, quindi decisi di tornare a casa.
«Tieni Cam, questo è il mio nuovo numero, per ora mi trovi qui. Mi farebbe piacere rivederti»
«Anche a me Lil, tanto. Perfetto, aspettati a breve una mia chiamata! Ciao Lil» e pagando, uscì anche lui dal locale.

Entrata in macchina mi arrivò una telefonata.
«Cam sapevo di aspettarmi una tua chiamata a breve ma non cos-» dissi ridendo.
«Non so da chi ti stessi aspettando la chiamata, ma non sono questa persona»

Riconobbi immediatamente quella voce.

«J..»
«Ritorna. Ricominciamo tutto da capo. Siamo abbastanza grandi da poter essere due colleghi che lavorano insieme» mi disse tutto d’un fiato.
«Stai male con me Jared, io non voglio farti questo»
«Starò bene solo se ci sarai tu. Lo abbiamo superato una volta, possiamo rifarlo».

Quella voce ferma.

«Ti aspetto alla prossima tappa, se vorrai» continuò.
Ero in silenzio.

«Stiamo cercando ancora il nostro rimedio» disse.

I’m searching for a remedy

Quella canzone, quella sottolineata nel cd che Jared mi ha dato prima di partire. Quella maledetta frase letta in aeroporto. Il bigliettino e i due biglietti per la Thailandia.
Dovevo dire qualcosa, da troppo non proferivo parola.
Ma sapevo benissimo cosa volevo in quel momento.

«Va bene».
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Buonsalve!
Se il capitolo precendente mi sembrava lungo, questo lo supera di gran lunga!
Che ne pensate del ritorno di Cam? Ci pensavo già da un po'!
Spero vi piaccia!
Grazie sempre a tutti!
~Lav🌙

Hurricane II ~ Jared LetoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora