Parte 3

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La gente non ha idea delle cose tremende che ho dovuto affrontare nella mia vita, dei sacrifici che ho fatto, di quante lapidi ho visto e di quante persone che amavo hanno chiuso nelle bare. Non sanno che dentro adesso ho una rabbia disumana e che devono avvicinarsi a me con cautela perché da un momento all'altro potrei esplodere. Mi porgono la mano per tirarmi giù nascondendola dietro ad un tentativo di aiuto. Per fortuna so leggere i volti e so che non posso fidarmi. Ai loro "se hai bisogno di una mano sappi che ci sono" rispondo che non voglio la pietà di nessuno, che ognuno ha la sua croce. È la dura realtà, è la triste la realtà: il mio dolore non è unico al mondo. La sofferenza non è solo in quelli come me che la manifestano in tutte le sue sfaccettature ma si nasconde nei sorrisi più belli celandosi dietro a una felicità apparente.

Sono stata sorvegliata dalla polizia ventiquattro ore su ventiquattro per circa un mese per evitare che potessi scappare e mi è stato proibito di utilizzare oggetti affilati e taglienti così che non potessi uccidermi. Hanno perquisito la mia casa da cima a fondo e anche la casa di Alex. Tutto questo per via delle indagini. La mia identità non è stata rivelata nei notiziari ma il nome del mio piccolo paesino dimenticato dal mondo è stato conosciuto per quel tragico avvenimento. Alla fine le impronte digitali hanno parlato chiaro. Non ho spinto nessuno, non lo farei mai. Per la legge sono innocente ma per gli altri?

ZUCCHERO A VELODove le storie prendono vita. Scoprilo ora