Parte 36

251 36 1
                                    

Faccio zapping alla tv in pigiama sul divano. Ci sono un mucchio di canali e niente di interessante. Per caso trovo un documentario e mi fermo. C'è il mare. Sorrido. Mi ricordo la prima volta che l'ho visto, avevo otto anni. Grace aveva un lavoro in una città lontana e spesso restava fuori casa per qualche giorno. Una volta Michael approfittando della sua assenza ha organizzato una piccola gita padre-figlia e mi ha portata al mare. Non lo avevo mai visto prima se non in uno dei film che guardavano i miei fratelli. La sensazione dei piedi sulla sabbia mi faceva uno strano effetto. Michael si divertiva un sacco guardando la mia faccia spaventata dal rumore delle onde. Ho assaggiato l'acqua salata e ho fatto la stessa faccia di chi assaggia una fetta di limone. La spiaggia era deserta, c'eravamo solo noi. Abbiamo fatto una montagna di sabbia perché non avevamo il secchiello per fare un castello, abbiamo raccolto delle conchiglie con il buchino con cui abbiamo fatto un braccialetto e una collanina per me. Michael mi ha messo il salvagente, mi ha presa in braccio e mi ha portata in un punto in cui l'acqua era molto alta. Ero sorpresa di poter galleggiare. "Non è come la vasca da bagno, vero?" Mi aveva chiesto Michael e io a bocca aperta per la meraviglia avevo fatto cenno di no con la testa. È stata una giornata bellissima... Adesso posso andare al mare quando voglio, il Sud-Italia è pieno di spiagge. Però il mio primo incontro con il mare lo porto nel cuore.


Suonano al citofono. È sicuramente Grace che è tornata dal supermercato. Mi alzo lentamente perché sono ancora mezza addormentata e ho i riflessi più lenti di un cancello automatico.

<<Mi ha chiamata il tuo psicologo. Dice che non rispondi al telefono. Vuole vederti.>>



"Caro diario,

mi chiamo Andrea e ho diciassette anni. Mi dispiace per te ma d'ora in poi dovrai sopportarmi ogni giorno. Sei capitato nelle mani sbagliate. Non ti racconterò mai di quanto è bello il mondo ma sarai costretto ad ascoltare gli sfoghi di una ragazza che vede tutto nero. Scusami se verserò qualche lacrima tra le tue pagine. La mia non è una vita serena e fatta di gioie. Qualcosa, forse la sfortuna o non so che, mi perseguita. Probabilmente sono un bersaglio facile. Mi dispiace per te. Scriverò solo storie di dolore nelle tue righe. Sei stato condannato a questo destino. Purtroppo non hai scelta. Anch'io avrei voluto una vita diversa ma non sempre le cose vanno come vorresti. Nel mio cassetto tengo solo i calzini. Amavo una ragazza che era un sogno ma è svanita prima che potessi finire di viverla, proprio come quando suona la sveglia e quello che stavi sognando viene interrotto a metà. Ti parlerò meglio di lei quando ne avrò il tempo. Scusa se ti ho già preso a calci in un momento di rabbia e hai le orecchie in un bel po' di pagine. Meglio così, comunque, almeno potrai ascoltarmi attentamente."

Viola mi ha regalato un piccolo diario segreto e ho già scritto una pagina. Può sembrare una cosa da bambini ma in realtà è terapeutico. E a proposito di terapeuta, oggi vado a salutare Alfredo. È quasi arrivato il fatidico giorno della mia partenza. Il camion dei traslochi ha già portato via i mobili. La casa è molto spoglia adesso e io e Grace dormiamo circondate da scatoloni. Harry mi ha accompagnata a fare un saluto ad Alex. Non le ho lasciato fiori ma solo promesse.

Ho sistemato le cose in valigia con un sentimento strano nel cuore. È ciò che senti quando cominci a pensare cose profonde, quando capisci che a volte la vita ti spoglia fino a toglierti tutto, anche la rabbia e puoi pensare di essere finito ma segretamente lei ha qualcosa di meraviglioso in serbo per te. Ho perso pezzi di cuore lungo la strada e chissà quanti altri ne perderò ancora ma so per certo che ho imparato tanto dai miei sbagli e non lascerò più che qualcuno o qualcosa s'impossessi di me al punto da avere il potere di distruggermi. Adesso so camminare da sola, nemmeno la mia ombra mi segue.

ZUCCHERO A VELODove le storie prendono vita. Scoprilo ora