Parte 33

262 32 0
                                    

Incontro il mio terapista anche oggi.

<<Ehi, come va?>> Mi chiede mentre mi fa accomodare sulla poltrona.

<<Finora bene.>>

<<Che hai fatto nel weekend?>>

<<Niente di sconvolgente. Sono uscita con Harry, la sua ragazza e Viola.>>

<<Sai, non credevo che saresti tornata. Sono un terapista fallito, non so tenermi i clienti. Dopo la prima seduta scappano via a gambe levate.>>

<<Senza offesa, sembri un tipo un po' strano ma in realtà non sei male.>>

<<Lo prendo come un complimento.>>

<<Lo è.>>

<<Tu perché sei di nuovo qui?>>

<<Sei l'unico adulto che capisce la mia lingua.>>

<<Ti parlo da cuore a cuore.>> Dice facendo un gesto plateale con la mano.

<<Mi mancherai quando sarò a Roma.>>

<<Di che stai parlando?>>

<<Grandi novità...>>

Gli spiego tutto e continuiamo a parlare per circa un'ora mentre lui fuma e io mangio noccioline. Mi da un sacco di consigli che credo mi saranno utili. Parlando con lui mi sento sempre più sollevata.

<<È strano che tu mi capisca. A volte penso che neanche Harry riesca comprendere a fondo quello che provo.>>

<<Certe volte è più facile avere una connessione con qualcuno completamente diverso da te.>>

<<Già.>>

Penso alla ragazza della panchina con i suoi capelli ondulati e il suo solito libro tra le mani, le scarpe consumate, le mani screpolate.

<<Quando sembra che gli altri non ti capiscano tendi a chiuderti in te stessa perché pensi che spiegarti sarebbe inutile. Dovresti lavorare su questa cosa.>>

<<Il fatto è che mi sento come la protagonista di uno di quei film horror che piacevano tanto ad Alex. C'era sempre una maledizione da spezzare o una strana presenza soprannaturale e la ragazza chiedeva aiuto ai suoi amici, alla polizia, ma nessuno le credeva. È così che mi sento.>>

Ad un certo punto sento vibrare il cellulare nella tasca. È Harry che mi sta chiamando. Rifiuto la telefonata. Ho bisogno di stare ancora un po' con Alfredo.

<<Sai, Andrea, penso che se ci fossimo incontrati per caso al di fuori di questo contesto saremmo diventati grandi amici.>>

<<Sono d'accordo.>>

Gli sorrido. È una cosa carina quella che ha detto.




Accompagno Viola in giro per i negozi per scegliere l'abito perfetto per il suo diciottesimo compleanno. Ha deciso di festeggiarlo in grande. È piuttosto indecisa, non sa nemmeno come lo vorrebbe e non avendo un'idea a cui rifarsi prova praticamente tutto quello che c'è in negozio. Verde no, blu no, rosso no... li scarta tutti. Ma poi ne indossa uno di colore indaco che ci lascia entrambe a bocca aperta. Il colore le sta benissimo e l'abito è di un tessuto morbido che abbraccia le sue curve senza renderle troppo evidenti. Ha dei dettagli sulle maniche e lungo la schiena che lo rendono molto carino ed è abbastanza corto da permetterle di ballare senza problemi per tutta la sera. Lo compra, senza badare al prezzo: una cifra da capogiro. Il problema adesso è trovare la scarpe da abbinare. È così complicato creare un outfit carino per una festa? Adesso ricordo perché sono così tanto affezionata alle mie felpe e alle mie t-shirt da quattro soldi. Giriamo per un'altra decina di negozi in cerca del tacco perfetto. Per scherzo, Viola ne sceglie un paio per me e mi dice di provarli. Pessima idea! Dopo tre passi prendo una storta. Per fortuna il dolore mi passa abbastanza in fretta.

<<Ce la farai a stare su quei trampoli per tutta la sera? Forse ti conviene prendere delle scarpe con un tacco un po' più spesso o magari con la zeppa.>>

<<Posso farcela. Ehi, quali metteresti tu? Quelle nere con gli Swarovski o quelle nere lucide?>>

<<Io metterei un paio di sneakers bianche.>>

<<Dài, aiutami! Sono indecisa!>>

<<Dico sul serio. Sono comode e stanno bene sotto a quel vestito. Sei alta, non hai bisogno dei tacchi a spillo.>>

Viola guarda la commessa che le sorride cordialmente; sta sicuramente perdendo la pazienza e vorrebbe strapparsi i capelli.

<<Prendo le lucide.>>

Alzo gli occhi al cielo.

È stato un parto ma alla fine ce l'abbiamo fatta. Viola ha tutto quello che le serve, tutto perfettamente abbinato dall'orecchino alle mutandine alle scarpe. Mi butto sul divano del suo salotto sfinita.

<<È stata dura le sessione di shopping?>> Mi chiede sua madre.

<<Tua figlia, è fuori di testa!>>

Ride. <<Vado a prenderti un bicchiere d'acqua.>>

Viola sistema i suoi acquisti nell'armadio mentre io con la lingua di fuori come un cane aspetto assetata il mio bicchiere d'acqua. Sua sorella torna a casa e appena mi vede mi lancia un'occhiataccia.

<<Ah, ci sei anche tu.>> Dice poco entusiasta.

Sono sicura che quella ragazza mi detesti ma non riesco a capire perché.

<<Ecco, tieni.>>

Butto giù l'acqua in un secondo come se fosse uno shot.

<<Quasi dimenticavo...>> Dice Viola entrando nel salotto con i tacchi che ha comprato.

<<Tra i miei amici c'è una specie di usanza ai diciottesimi.>>

<<E cioè?>>

<<Si scrive un pensiero, una poesia o una dedica alla festeggiata e poi la si legge davanti a tutti.>>

<<Sul serio? Devo scriverti una poesia?>>

<<Non necessariamente una poesia, qualcosa che senti di voler esprimere, un augurio.>>

<<Ti auguro di non cadere con quelle scarpe.>>

<<A proposito, mamma, che ne pensi? Ti piacciono?>>

<<Sono molto belle.>>

<<Vieni, ti faccio vedere il vestito.>>

ZUCCHERO A VELODove le storie prendono vita. Scoprilo ora