Non era di certo colpa sua se era malato.
C'era gente che amava il sesso, altra amava la droga e altra ancora il gioco.
Lui amava tutte queste cose, ma in particolar modo la droga.
Ne era dipendente e se non avesse preso il suo grammo di cocaina quotidiana rischiava di impazzire.
Aveva cercato di smettere ed era andato anche da un dottore per farsi curare.
Si diceva che era uno specialista e si diceva a anche che fosse molto bravo.
Infatti era così tanto bravo che lo aveva indotto a impazzire, senza la sua dose quotidiana, e a ucciderlo.
Sì, lo aveva sventrato e si era divertito con le sue budella.
Non era pazzo, la droga lo aveva fatto impazzire ma era anche la sua migliore amica e la sua compagna più fidata.
Il suo psicoanalista era stata la sua prima vittima; altri lo avrebbero descritto come uno spettacolo terrificante, quello che aveva combinato con il suo corpo, mentre per lui era stata la prima cosa creativa che avesse mai fatto da fin quando era un piccolo moccioso di soli tre anni.
Forse era davvero pazzo, o almeno così dicevano i telegiornali.
Ma loro non capivano, non capivano il suo stato mentale.
Ma che ne potevano sapere ? Non erano mica dei drogati come lui.
Ah, se lo fossero stati avrebbero capito che almeno lui non era quello strano e quello diverso, ma lo erano sempre stati loro.
Passò una mano tra i filamenti di capelli biondi; stava sudando nonostante avesse acceso il condizionatore a palla praticamente e quella stanza aveva raggiunto i sotto zero gradi probabilmente.
Ma nonostante questo, stava davvero male e aveva bisogno di una dose.
Aveva finito le scorte e non poteva uscire fuori dall'appartamento.
Dalla finestra socchiusa, con le tapparelle per metà aperte, poteva intravedere le vetture della polizia.
Loro lo chiamavano "giro di ronda", ma lui lo chiamava "mi fanno il culo se mi beccano".Era riuscito a infilare l'uomo svenuto in auto, dopo un grandissimo sforzo ed era stato anche fermato da un paio di amiche , fortunatamente mezze brille, che gli chiesero se l'altro stesse bene ma lui con una scusa era riuscito a cavarsela dopotutto.
Aveva -per sbaglio- fatto tirare una testata al poveretto contro lo sportello, ma tutto apposto, non aveva subito nessun altro maltrattamento fisico.
Quello li avrebbe subiti dopo.
Guidò verso una meta sperduta, fermandosi dopo molti minuti davanti a una casa. Scese, trascinandosi quel peso morto dietro e lo condusse all'interno.
Doveva fare molta attenzione a non essere visto, quindi doveva agire in silenzio come sempre, sennò gli insegnamenti di suo padre sarebbero stati del tutto inutili.
Posizionò la vittima su un tavolo di legno coperto da plastica, bloccandogli tutti gli arti per non farlo scappare via , come tutto l'ambiente circostante d'altronde. Era precauzione. E aspettò che riprese coscienza, nel frattempo che mise le foto delle sue vittime appese alle pareti.
Almeno gli sarebbe venuto un senso di colpa, no ?

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Feel nothing
Fanfiction↳Michifer ↳Supernatural ↳se non shippate la coppia non venite a rompere i coglioni per il contenuto della storia. Non vi obbligo con una pistola in testa a leggere il libro