Solo noi due

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Era tardo pomeriggio, ma la voglia di lasciare il confort della mia camera mi aveva abbandonato. Mi trovavo al buio più totale ed i miei occhi si erano abituati all'oscurità che regnava. La mia mente non faceva altro che viaggiare con la fantasia andando a rifugiarsi nei ricordi più belli che avevo insieme a lui, al mio Cesare. "Siamo stati destinati ad incontrarci, ma non a stare insieme" continuavo a ripetere tra me e me mentre le lacrime non mi lasciavano in pace. Anche se provavo a fermarle, loro continuavano a sgorgare imperterriti offuscandomi sempre di più quei ricordi felici che tanto avevo cercato di recuperare. Poi, all''improvviso, una luce forte si impadronisce con irruenza della stanza facendomi destare dai miei pensieri più profondi. È il mio cellulare che continua a lampeggiare come se mi stesse invitando a vedere chi ha interrotto la mia immaginazione. Sullo sfondo di esso leggo la scritta "Cesare" e un brivido mi percorre per tutta la schiena. "Cosa vorrà?", continuo a domandarmi mentre con forza cerco di impormi di non leggere il messaggio che mi ha appena inviato. Ma non ci riesco. La tentazione è più forte di quanto pensassi. Decido di visualizzarlo e, dopo averlo letto, un pensiero fisso mi inizia ad assillare. Di cosa dovrà parlarmi con quest urgenza?

...

Per tutta la notte non ho fatto altro che pensare al messaggio che Cesare mi ha inviato nel tardo pomeriggio. Non ho avuto il coraggio di rispondergli. Onestamente la mia prima intensione era quella di presentarmi allo studio degli Space Valley all'orario che avevano detto gli altri, ma poi ci ho riflettuto un bel pò. So che quello che è successo l'altra sera l ha scosso e la mia paura è quella che decida di allontanarsi da me per non ferirmi ulteriormente. Ma io non voglio che succeda ciò, anche se lui non mi ricambia non voglio perderlo. Non voglio che tutto quello che abbiamo passato finisca così. Quindi, alla fine, opto per andare un'oretta prima per capire cosa Cesare abbia da dirmi e chiarire questa storia. Mi vesto velocemente con le prime cose che trovo nell'armadio e mi fiondo in macchina per dirigermi allo studio il prima possibile. Per tutto il tragitto l'ansia non mi ha lasciato un attimo in pace e, una volta arrivato, è aumentata ancora di più tanto che, mentre aprivo la porta, avevo le mani completamente gelide e tremanti. Ma una volta entrato noto che non c'è nessuno. Sono le nove passate e di Cesare nessuna traccia. Cerco di calmarmi facendomi una doppia camomilla che, però, non ha alcun effetto. Si fanno le 9 e un quarto che diventano le nove e mezzo e di Cesare ancora nulla. Tra mezz'ora gli altri ragazzi arriveranno e il tempo messo a disposizione da Cesare per parlare finirà. Il mio cuore batte all'impazzata facendomi male come se fosse andato in mille pezzi e le gambe non mi reggono in piedi dall'agitazione che mi ha invaso. Ho seriamente paura che non si presenterà affatto e ciò vorrà dire un'unica cosa... che Cesare ha deciso di allontanarsi definitivamente da me. Ma, quando stavo per perdere ogni speranza, ecco che sento la porta dello studio aprirsi e il ragazzo, che tanto ho aspettato, entrare.

"Nelson mi dispiace veramente tanto essere arrivato così in ritardo, ma ho avuto un imprevisto" mi dice Cesare con tono affannato di chi ha cercato di fare il prima possibile per arrivare, ma che non c'è riuscito.

"Sei tremendamente in ritardo" gli rispondo con tono di rimprovero, ma con un certo sollievo del vederlo finalmente di fronte a me.

"Lo so, scusami! Sono dovuto scappare dal veterinario perché Chewbe stanotte non è stato molto bene e ho cercato di fare il prima possibile!" mi dice lui affranto.

"Oh no poverino. Cos' ha avuto?" gli chiedo seriamente preoccupato in quanto so quanto Cesare tenga al suo cane.

"Ieri, mentre stava correndo sui colli bolognesi, ha mangiato qualcosa che lo ha fatto stare male e per tutta la notte non ha fatto altro che vomitare. Comunque ora sta molto meglio! Ma ora passiamo alle cose importanti. Innanzitutto grazie per essere venuto prima, mi rendi veramente felice" mi dice accennando un sorriso sincero. "Se ti ho fatto venire qui prima, è perché voglio parlarti e mi piacerebbe tanto che tu mi ascoltassi".

Finalmente è arrivato il momento che più temevo. Dannazione, non sto riuscendo a calmarmi e Cesare se n'è accorto tanto che mi inviata a sedermi sul divano accanto a lui dicendomi di stare tranquillo. E certo no? Per lui è facile stare rilassato! Tanto sono io quello che è stato rifiutato. Ma non riesco a stare arrabbiato con lui, non ora che finalmente ho la possibilità di scoprire cosa mi debba dire.

Ed eccoci qua, uno accanto all'altro, mentre sento la tensione crescere sempre di più. Mi faccio coraggio e gli domando cosa avesse di così importante da dirmi tanto da farmi andare in anticipo allo studio. Non faccio in tempo a finire la frase che mi ritrovo le sue braccia intorno al collo che mi avvicinano a lui stringendomi il più forte possibile. "Cesare?" gli domando con aria perplessa e allo stesso tempo stupita da questo insolito gesto. Dopo qualche secondo in cui nessuno dei due parla, finalmente Cesare si stacca, mi prende le mani unendole alle sue con tanta dolcezza e, guardandomi dritto negli occhi, mi dice: "Nelson, so di averti ferito l'altra sera, ma è stato tutto così improvviso che... che non sapevo cosa dire. Ma per tutta la giornata di ieri non ho fatto altro che pensare a te, alla nostra conversazione e a quanto non possa stare senza di te". E, senza rendermene minimamente conto di quello che stava accadendo, sento le sue labbra sulle mie che mi danno uno di quei baci così dolci e travolgenti allo stesso tempo che mi fanno sciogliere. Ci stacchiamo, ma i nostri occhi continuano a fissarsi cercando le nostre labbra come per dire "ne voglio ancora". Sul volto di Cesare appare un sorriso, dio se amo quel sorriso, che mi fa capire tutto quello di cui avevo bisogno di sapere. E, senza proferire alcuna parola, ci riavviciniamo stavolta con la speranza di non staccarci più. Ci baciamo a lungo, molto a lungo. È come se entrambi desiderassimo quel momento da troppo tempo che, una volta arrivato, non se ne può più fare a meno; le nostre lingue si intrecciano in qualcosa di assolutamente pazzesco, mentre le sue mani mi accarezzano dolcemente il viso. È uno di quei baci che hanno un solo significano: ti desidero. Forse è il bacio più duraturo che io abbia mai dato e, sicuramente, il bacio migliore della mia vita. Il suo respiro diventa sempre più affannato, i nostri profumi si mischiano mentre le nostre braccia ci tengono uniti così saldamente che tutto quello che ci circonda sembra scomparire lasciando al suo posto solo noi. Noi, che ci vogliamo più che mai; noi, che siamo riusciti a fermare il tempo; noi, soltanto noi e nessun altro.  Non so quanto tempo sia passato, ma so per certo che ci siamo baciati così a lungo che sono arrivati anche gli altri ragazzi che, però, non hanno visto nulla di quel momento di passione in quanto, non appena abbiamo sentito la porta aprirsi, ci siamo staccati lasciandoci stampato un enorme sorriso che è durato per tutte le riprese, le più lunghe della mia vita perché non desideravo altro che finire il prima possibile per poi continuare ciò che avevamo interrotto io e Cesare.

Cugini, ma non troppoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora