{Dabi}

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Personaggio: Dabi
Anime: Boku No Hero Academia
Fine:  felice
Genere: 🔴
Avvisi: ambientato durante la seconda guerra mondiale e Dabi non ha le cicatrici
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(T/n) (T/c), o meglio conosciuta nel campo come 4563, non ce la faceva più.
Non sapeva, in realtà, da quanto stava vivendo quell'incubo.
Un anno?
Due?
Quando era arrivata c'era la neve, per terra.
E era anche sui cadaveri ammucchiati in pile altissime, e in evidente stato di putrefazione.
Quando era arrivata, aveva 14 anni.
Quando era arrivata, non aveva idea di cosa avrebbe passato.
Non sapeva il perché si trovasse lì.
Non era ebrea.
Non era omosessuale.
Non era una zingara.
Non aveva delle idee politiche diverse, dato che era ancora giovane per capire come funzionasse la politica.
Ma lei non aveva fatto storie, quando l'avevano messa sul treno e portata ad Auschwitz Birkenau.
Le avrebbero sparato se avesse aperto bocca.

24 Gennaio, 1945.

(T/n) lo sentiva.
Sapeva che tra poco qualcuno avrebbe messo fine a quello scempio.
Li vedeva, i forni crematori in funzione continua.
Vedeva i tedeschi che caricavano delle scatole sui camion.
Il lavoro forzato era diventato più insistente e, persone ancora adatte al lavoro, venivano fucilate e lasciate a terra, forse fino a quando i forni non si sarebbero liberati.

25 Gennaio, 1945.

I tedeschi avevano abbandonato il campo.
Erano rimasti in 92.
92 su 13 000.
Erano rimasti in 92 senza cibo.
Senza acqua.
Senza dignità.
Insieme a tutti i corpi ammassati che ancora non erano stati bruciati.
Non si azzardavano ad uscire dal campo, non sapendo cosa ci fosse fuori.
Il cancello era aperto, ma se ci fosse stato un tedesco pronto a far fuoco?
I cavi ad alta tensione erano ancora funzionanti.
(T/n) si avvicinò ad un ragazzo, conosciuto mentre portavano dei carichi sulla schiena, scalando una salita ripida.

(T/n): -Izu, se ne sono andati

Izuku Midoriya, aveva perso la vista parzialmente.
Riusciva a vedere solo le ombre.
Quel pazzo di Mengele, quel pazzo che definivano un dottore, voleva scoprire perché Izuku fosse omosessuale.
Gli aveva piantato, a quanto il verde ricorda, delle specie di graffette negli occhi, per poi levarle, non scoprendo nulla.
Gli venne un'infezione, che non gli permise più di vedere.
Si era salvato proprio grazie a (T/n), che gli diceva dove andare e cosa fare, senza far capire che non era più adatto al lavoro.

Izu: -Mia mamma non c'è più, vero?

I suoi occhioni verdi, ormai spenti, erano colmi di lacrime.
(T/n) si sentì morire.
Era vero.
La sua mamma era morta.
E (T/n) riusciva a vederla.
Era sotto a tanti corpi di altre persone innocenti.
La bocca aperta e gli occhi spalancati.
Con un'espressione di terrore sul volto.
Fucilata.
Forse aveva detto no.
O forse aveva detto si.
Non sapeva la causa della morte della signora Midoriya.

(T/n) abbracciò Izuku, senza dirgli nulla.
E lui aveva capito.
Si lasciò coccolare dalla (c/c), piangendo e urlando.
Aveva perso tutto in quel dannato campo.
Prima il fidanzato, ucciso nelle camere a gas.
Poi la vista.
La fiducia nelle altre persone.
La gioia di vivere.
E ora, anche sua madre.
Pianse per tanto tempo, e (T/n) lo teneva stretto a sé, rimanendo in piedi, in quella che poteva sembrare la fine di un'apocalisse.
Al calar della sera, quei 92 sopravvissuti accesero un falò, prendendo delle coperte usate dai tedeschi.
Cibo non ce n'era.
Rimasero tutti lì intorno, con lo sguardo assente, a pensare a chissà cosa.

27 Gennaio 1945.

(T/n) quella notte non aveva chiuso occhio.
Gli incubi la tormentavano.
Era rimasta fuori, con Izuku e Shoto, un altro ragazzo omosessuale.
E (T/n) sapeva che prima o poi quei due si sarebbero messi insieme.
Si era chiesta perché suo cugino, che l'aveva sempre protetta, ancora non fosse arrivato a prenderla.
Può darsi che zia Mitsuki glielo avesse impedito.
Gli mancava davvero tanto, Katsuki.
Alle prime luci dell'alba, (T/n) vide qualcosa avvicinarsi.
Svegliò tutti e 91 i sopravvissuti e si nascosero dietro le baracche, convinti che fossero tedeschi e nazisti.
Ma non era così.
Quando quelli entrarono nel campo, scoprirono che non erano quello che pensavano.
Vedevano nei loro volti lo shock.
E parlavano una lingua che non era tedesco, né polacco, né tutte le lingue che avevano parlato in quegli ultimi anni.
Parlavano inglese.
Qualcuno spinse la (c/c) da dietro, e finì davanti a quegli uomini.
Le puntarono i fucili addosso.
Poi videro la stella cucita sul petto e li abbassarono.
Si fece avanti un ragazzo, sulla ventina.
Capelli neri ed occhi azzurri.

{One Shots - Anime x Reader} [in corso]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora