Capitolo 21

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{Hermione}

Ancora non riuscivo a crederci.
Non mi capacitavo del fatto che Percy mi avesse lasciata nel palazzo sottomarino di suo padre e se ne fosse andato.
Avevo capito che aveva cattive intenzioni e che il suo obbiettivo era proteggermi, ma gli avevo anche detto che sapevo difendermi da sola. Avevo affrontato di tutto nella vita e non era giusto che facesse così.
Era anche vero che non sapevo molto di Percy e sapevo che il suo istinto di protezione era dovuto a qualcosa che aveva visto e vissuto. Ma, comunque, questa situazione non mi piaceva. Visto e considerato che era in gran parte colpa mia.

Volevo riparare a quel casino e non volevo che ci andassero di mezzo persone innocenti.

Sentii il rumore di una bolla che scoppia e Ron entrò nella stanza in cui ero io, l'unica senza acqua.
Dietro di lui, il dio del mare.

- Lasciatemi raggiungere Percy - dissi.

- Non posso farlo - rispose Poseidone - È tutto ciò che mi ha chiesto. Se il tuo amico vuole andare lo lascerò fare ma tu no -

- Ma perché? - chiesi - Io sono responsabile di tutto questo! Voglio aiutarlo, voglio risolvere questo casino -

Il padre di Percy scosse il capo.

- Non sei responsabile tanto quanto chi ti ha mandato - mi disse - E fidati, non metterti in mezzo in questa storia. Fino ad adesso mio figlio e gli altri ragazzi hanno aspettato e giocato, non vorresti vedere che cosa sono in grado di fare se vengono provocati -

- Ma... -

- Niente ma. Resterai qui. È meglio per tutti -

Detto questo uscì, lasciandomi sola con Ron.

- Hermione... -

- Sta zitto! - esclamai - E anche colpa tua! Dovevi farti gli affari tuoi -

Se Ron, Harry e Malfoy non fossero venuti a New York tutto questo non sarebbe successo.
Io non avrei mai saputo la verità su Percy e lui non l'avrebbe saputa su di me.
Avremmo potuto essere dei ragazzi normali che facevano una vita normale.

Mi ero innamorata di lui e avrei voluto che le cose rimanessero come stavano.
Chiedevo solo di essere una ragazza normale per una volta.

Ron mi poggiò una mano sulla spalla, feci per voltarmi e dargli un calcio ben piazzato ma il modo in cui mi guardò mi lasciò perplessa.

- Non sapevo che eri così legata a quel ragazzo - mi disse - E, a questo proposito devo dirti una cosa -

Quando mi spiegò come stavano le cose cominciai a dare di matto per tornare in superficie...

                                ***

{Percy}

Ero di spalle a trafficare con l'armatura quando sentii la porta della mia cabina aprirsi e richiudersi.

Mi voltai lentamente, con una strana sensazione, e mi ritrovai il tipo biondo ossigenato che conosceva Hermione.

- Cosa fai qui? - chiesi mettendo la mano in tasca e toccando Vortice.

Il ragazzo mise una mano dietro la schiena ed estrasse la sua bacchetta.

E io che ero convinto che non gli era stata restituita!
Avevano detto di essere dalla nostra parte ma non ci fidavamo e forse avevamo fatto bene e non dargli fiducia, vista l'espressione che aveva in quel momento.

- Faccio quello per cui sono venuto fino a qui - rispose.

- Abbassa quella cosa...non hai possibilità contro di me - lo avvisai.

Se faceva qualche mossa falsa non mi importava, non sarei stato a guardare.
E come avevo già detto ero stufo di giocare.

- Il Ministero mi ha convinto a partecipare a questa follia con un ricatto - disse il biondo - Mio padre è un criminale ed è rinchiuso nella prigione peggiore del mondo magico. Quei pazzi hanno detto che mia madre farà la stessa fine se non ti consegno a loro -

- Non è un mio problema - dissi - Non mi sacrificherò per qualcuno che non conosco e di cui non mi importa -

- Nessuno ha detto che lo farai di tua spontanea volontà -

Scossi il capo.
Non avevo intenzione di combattere contro di lui.
E non avevo intenzione di essere trasportato a destra e a sinistra da persone che non avevo idea di cosa volevano da me.

- Sei pazzo se pensi di riuscirci - gli dissi.

A quel punto cominciò a lanciare incantesimi a destra e a manca. Estrassi Vortice e gran parte di quelli che mi lanciò li parai con il piatto della lama, gli altri li schivai. Colpì molte cose nella capanna, ma niente d'irreparabile.

- Smettila! - esclamai.

Non volevo attaccarlo. Se lo attaccavo avrei potuto fargli del male sul serio e non ero quel tipo di persona.
Ma lui mi attaccava senza problemi, con l'intenzione di farmi fuori.

Andammo avanti così per un bel po' finché Malfoy non si fermò con il fiatone.

- Hai visto? Smettila! Non hai speranze contro di me - gli dissi.

Io da parte mia non avevo faticato per niente schivando quegli incantesimi.

- Che cavolo sei? - mi chiese sconvolto - Non puoi essere normale! Nessuno può schivare tutti quegli incantesimi a quella velocità! -

Ah, se solo sapessi che cosa ho visto nella mia vita e cosa ho affrontato.

- Ho combattuto due guerre epocali, sono stato all'inferno, ho affrontato mostri e creature millenarie, mi hanno offerto due volte l'immortalità, mi sono tuffato in un fiume in grado di disintegrare il corpo e l'anima delle persone, sono andato a braccetto con la morte e ho saltato tutto quello che c'è di contorno perché troppo lunga da spiegare...sei sicuro di voler continuare così? - chiesi - Vuoi catturarmi? Accomodati! Ma distruggerò tutto ciò che conosci e il luogo in cui abiti -

Malfoy era bianco cadaverico e il suo braccio tremava.
Sbattè le palpebre e scosse il capo.

- Quello che farai dopo non è affar mio - mi disse - Farò quello per cui sono venuto, poi sarà un problema loro -

- Bene - dissi.

Proprio bene. Se non ci si poteva fidare di nessuno, se erano così ostinati... perché non accontentarli?
Avrei fatto il loro gioco e li avrei distrutti dall'interno.

E questa volta, quando il biondo lanciò l'incantesimo, non lo fermai...

L'inganno del FatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora