Capitolo 16

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{Hermione}

Avevo un mal di testa tremendo quando ripresi i sensi e con un fischio alle orecchie.
Non come quello che mi aveva fatta svenire, era come se fosse rimasto un residuo di quello.

Non riuscivo ad aprire gli occhi, però, e mi sfuggí un lamento quando provai a muovere le mani e mi accorsi che erano bloccate dietro la schiena.

- Hermione! Sei tu? - chiese la voce di Ron.

- Ron? -

- Si! Non riesco a vedere niente e non posso muovermi - mi spiegò.

- Nemmeno io...credo...credo di avere le mani legate dietro la schiena - dissi - Cosa è successo e dov'è Percy? -

- Non lo so - rispose Ronald - Ma io non c'entro nulla! -

Aveva paura che lo accusassi di averci teso una trappola.
Ma il pensiero non mi aveva mai sfiorato la mente, anche perché non poteva sapere dove lo avremmo portato o lasciato.
E, poi...per quanto potesse essere arrabbiato per la piega che aveva preso la storia...non avrebbe mai fatto una cosa simile.

Sentii un rumore: qualcosa che strusciava su qualcos'altro.

- I nostri ospiti sono svegli - disse una voce che non conoscevo.

Poi sentii qualcuno che mi toccava il viso e poco dopo tornai a vedere: avevo una benda sugli occhi, così come Ron che era di fronte a me.

Guardai quelli che ci avevano rapiti, perché era di questo che si trattava, rapimento.

Non li avevo mai visti prima, ma non avevano l'aria amichevole.

- Chi siete? - chiesi.

Insieme al primo uomo ne era entrato un altro e i due si lanciarono un'occhiata d'intesa.

- Sicari - disse l'uomo più vicino a me.

- Sicari? E che volete? - chiese Ron.

- Ci ha mandati un certo ministero della magia, ne sapete qualcosa? - ci chiese l'altro - A quanto pare eravate stati mandati a cercare "qualcosa" e avete fallito -

Solo a quel punto cominciai a guardarmi intorno alla ricerca di Percy.
Ora ne avevo la certezza: erano lì per lui.

- È inutile, non è qui - mi rispose uno dei due uomini - È in un'altra stanza a fare due chiacchiere con un nostro collega. Ci interessa sapere che cos'ha di così speciale da far fare tutta questa fatica a quel branco di anziani bellicosi -

- Non fategli del male, Percy non c'entra nulla con questa storia - li implorai.

Tutta la fatica che avevamo fatto per tenerlo lontano dal Ministero e ci eravamo fatti catturare da dei sicari.

- Fargli del male? - chiese l'altro uomo ironico, toccandosi un lato del viso.

Solo in quel momento notai il grosso livido che aveva sulla guancia.

- Appena ha aperto gli occhi è riuscito a prenderci a cazzotti nonostante avesse le mani legate dietro la schiena. Avevamo dato per scontato che fosse un maghetto ma... - raccontò il tizio con il livido sul viso.

- Non è un mago...solo un grosso problema - disse Ron - Non lo conosco abbastanza da dire che persona è ma ho capito che è uno tosto ed è meglio non farselo come nemico -

Be', se persino Ronald aveva capito come stavano le cose, c'era da stupirsi. E da stare attenti.

L'uomo che mi era più vicino mi prese per un braccio e mi mise in piedi.

- Vieni - mi disse portando fuori da quella specie di stanza che notai, da fuori, essere una specie di deposito.

Attraversammo un'altra porta scorrevole e trovai un terzo uomo e Percy.
Il mio ragazzo era seduto su una sedia, le mani legate dietro lo schienale e le caviglie anche, erano legate alle gambe della sedia.

I due erano uno di fronte all'altro con un tavolo di metallo in mezzo.

- Percy... - sussurrai.

Anche se avevo parlato a voce bassa si voltò a guardarmi.
I suoi occhi sembravano un mare in tempesta ma quando mi guardò si addolcirono.

L'uomo seduto al tavolo ci squadrò e poi si rivolse all'altro che mi tratteneva.

- Allora...quando partiamo? - chiese.

- Siamo riusciti a fargli spiccicare qualcosa? - chiese il compagno.

- Guardarlo. Secondo te? -

Lo guardai in faccia e no, era chiaro che non aveva e che non avrebbe detto nulla.

- Partiamo - disse il tipo - E riguardo a te, ragazzo, ti farò venire la voglia di parlare durante il viaggio -

Detto questo mi strattonò e mi spinse verso Percy, gli finii addosso e per poco la sedia su cui era legato non finì a terra.

- Imbecille - borbottò Percy guardando male l'uomo che mi aveva spinto.

Avevo l'impressione che gliene avrebbe cantate molte di più se non ci fossi stata io.
Non capivo il perché ma quando c'ero io si tratteneva in molte cose.

- Carichiamoli sul furgone - disse uno dei due.

Quello seduto fece una faccia preoccupata.

- Se lo stacco dalla sedia non penso che riusciremo a trattenerlo -

Mi afferrarono di nuovo e sentii qualcosa di freddo contro la nuca.

- Bastardo! - esclamò Percy digrignando i denti e strattonando le corde.

- Fai il bravo e non succederà nulla - disse l'uomo che mi teneva bloccata - Allora vuoi collaborare? -

Percy sospirò.
Sapevo, vedevo che si stava trattenendo. Non sapevo che cosa sapeva fare, effettivamente, e una parte di me aveva paura.

- Va bene - cedette alla fine, dopo avermi lanciato un'altra occhiata.

L'uomo seduto si alzò e lo slegò. Lo fece alzare e gli legò di nuovo le mani dietro la schiena.
Il mio ragazzo era decisamente più alto e robusto del tizio che lo tratteneva.

Qualcosa mi diceva che se avesse voluto lo avrebbe messo ko.

Ci portarono all'aria aperta e subito dopo ci fecero salire su un furgone, ci legarono anche la caviglie e poco dopo ci raggiunse anche Ron.

- Fate silenzio o dovremmo chiudervi la bocca - disse uno degli uomini prima di sbattere lo sportellone e chiuderci dentro.

Il furgone partì dopo un paio di minuti.

Percy aveva gli occhi chiusi e poi sorrise.

- Hermione? Riesci a prendere la penna che ho in tasca? - mi chiese con un sorriso furbo e per niente amichevole.








L'inganno del FatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora