Capitolo uno.

539 32 11
                                    

Maledetta l'Australia ed ogni suo singolo abitante.
Maledetti i genitori di questo stramaledetto Ashton Irwin che quella sera avrebbero dovuto usare le precauzioni.
Maledetta la mattina presto con la sveglia che trilla a tutto spiano nelle orecchie della gente.

Posso fare tutto la mattina, dormire, russare, rotolarmi fra le coperte, sognare, tutto questo tranne alzarmi per andare ad un maledetto aeroporto con un maledetto cartello e un sorriso finto stampato in faccia.
Quanto mai mia mamma si è offerta come famiglia ospitante ai ragazzi in difficoltà.
-E se fosse un fottuto pedofilo?- Continuavo a ripetere a mia mamma nella speranza che cambiasse idea.
-Piantala, December.- Mormorava lei, seccata.
Ma alla fine chi lo sa, potevo anche aver ragione!
Quell'Ashton Irwin non lo conoscevamo, non avevamo idea della sua età e del suo aspetto fisico, conoscevamo solo il suo nome, ovviamente un nome di merda.
Come puoi chiamare tuo figlio Ashton? Sembra un insulto parecchio pesante tra il francese e il tedesco, terribile, decisamente terribile. Dovevano volergli proprio male i suoi genitori.

~~

-Avanti Luke, solo altri dieci minuti- Mormorai stringendomi maggiormente fra le coperte, rannicchiandomi in posizione fetale con il capo sotto al morbido cuscino.
-Dec, alza il culo, su, tra venti minuti arriva quello e noi siamo ancora qui, mamma sta gridando da circa quaranta minuti.- Ribatté prontamente Luke, mio fratello, afferrando il lembo superiore del mio piumino per poi sfilarmelo di dosso con una velocità straziante.
Il freddo invernale colpì selvaggiamente le mie cosce nude, sulle quali vidi apparire la pelle d'oca.
-Coglione.- Borbottai alzandomi con lentezza dal letto, portando con me anche il piumone.
Non avevo nessuna intenzione di correre come una pazza per casa per colpa di uno sconosciuto che presto sarebbe arrivato con un aereo da Sydney.
-December Aria Hemmings, alzati immediatamente dal letto se non vuoi che tutti i tuoi libri finiscano fuori dalla finestra.- Urlò mia madre con tono quasi disperato, esasperato.
Sentendo il mio nome di battesimo feci una piccola smorfia, alla quale Luke scoppiò a ridere, a lui piaceva prendermi in giro per il mio nome di battesimo, lo trovava divertente.
-Lucas Robert Hemmings, smettila di ridere se non vuoi finire assieme ai miei libri giù dalla finestra.- Borbottai spingendolo appena dalle spalle, ridendo piano, urlando poi un 'mh' a mia madre, facendole intuire che ero in piedi.
A passo lento e trascinato andai verso l'armadio, spalancandone con poca voglia le ante in mogano scuro.
Dopo un'attenta analisi a miei capi d'abbigliamento, sbuffai piano, estraendo un paio di leggins neri e una vecchia felpa di Luke, che mi arrivava 'elegantemente' alle ginocchia.
Mi infilai con lentezza il mio paio preferito di Vans e andai in bagno, guardando con disprezzo il mio riflesso.
Occhi circondati da profonde e scure occhiaie e labbra secche e screpolate, una meraviglia.
Visto che mi importava ben poco di apparire come una principessa agli occhi del 'nuovo arrivato' optai per lavarmi il viso con dell'acqua fredda e raccogliere i miei lunghi capelli blu in una coda alta, sembravo malata tanto quanto ero bianca, ma ormai era un'abitudine.
Mi lavai rapidamente i denti, tornando poi in camera giusto per prendere il cellulare e le cuffiette, scendendo poi in cucina, afferrando una fetta biscottata con del miele ed una con dello sciroppo d'acero sopra.
In pochi istanti non c'era più traccia di nessuna delle due, se non per qualche briciola.
-Siamo terribilmente in ritardo, corriamo, forza, uscite!- Gridò mia mamma in preda al panico, afferrando la borsa, uscendo di casa con un pezzo di mela in bocca.
Io e Luke la seguimmo svogliatamente, nessuno dei due voleva un nuovo fratello, qualunque età avesse.
A me bastava Luke e a lui bastavo io.
Nonostante la stanchezza, uscimmo rapidi di casa, bisticciando per qualche minuto per decidere chi doveva stare davanti e chi dietro, alla fine, metà sedile uno e metà l'altro, come quando eravamo piccoli.
Arrivammo all'aeroporto dopo una decina di minuti, ovviamente eravamo in ritardo, come al solito.
Arrivati lì mamma ci gridò di scendere e di andare a cercare il signorino Irwin mentre lei parcheggiava.
Non feci in tempo a finire la mia frase 'Ma come lo riconosciamo?' Che lei sfrecciò via, obbligando me e Luke ad entrare all'impossibile ricerca di Ashton.

ANGOLO AUTRICE:
Personalmente non sono molto soddisfatta, ma posso anche dire che sono sommersa da verifiche e interrogazioni, quindi ho la mente da tutt'altra parte.
Ho iniziato questa FanFiction perchè avevo troppe idee per la testa e dovevo tirarle fuori.
Spero che vi piaccia e che continuerete a seguirla.
{Cecilia.}

Whisper. ||Ashton Irwin||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora