Capitolo tre.

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-Oh, piccola donzella con le labbra da pompino, non ti conviene affrontarmi, so essere letale.- Ribattè quasi con ferocia Ashton.
Non avevo idea del casino in cui ci eravamo cacciati, e tutto per colpa di nostra madre!
Lanciai uno sguardo fugace a Luke prima di posare una mano sul suo petto, facendogli intuire che non serviva arrivare alle mani, potevo benissimo difendermi da sola.
-Letale come il tuo alito in questo momento? Se è così inizio davvero a temere per la mia incolumità. E poi, questa fantastica donzella con le labbra da pompino è anche dotata di due fantastiche mani che non vedono l'ora di posarsi con forza sul tuo grazioso faccino.- Sorrisi ironica e mi voltai, facendo cenno a Luke di uscire dall'aeroporto, Ashton non poteva far altro che seguirci. Non mi sarei mai fatta sottomettere da lui, alla fine, ero io la padrona di casa, lui avrebbe imparato a rispettarmi, con le buone, o con le cattive.

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Dopo una manciata abbondante di minuti scorsi da lontano la macchina della mamma sfrecciare sulla strada verso di noi, evidentemente non aveva trovato parcheggio e, se non ci avesse visti lì, avrebbe sicuramente lasciato l'auto in seconda fila. Si sarebbe addirittura presa una multa per Ashton, ridicolo.
Appena la vidi, sbuffai appena, spalancando la portiera dal lato del passeggero, precedendo Luke, sbattendola dietro di me dopo essermi seduta.
-Allora, com'è?- Mi chiese mia madre in un bisbiglio sorridendo tutta entusiasta.
-Meraviglioso.- Ammiccai ironica, sfoderando un evidente fintissimo sorriso raggiante.

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Scesi dalla macchina con flemma, dirigendomi poi, senza fiatare, verso la porta di casa, aprendola poco dopo e correndo su per le scale.
Per quella giornata, non avevo più intenzione di vedere Ashton, nemmeno dipinto, eppure sapevo che mia madre ci avrebbe costretti a festeggiarlo.
Mi chiusi in camera ed accesi lo stereo al massimo, poco mi importava dei vicini o della vigilanza che poteva venire a reclamare, e tantomeno mi importava di mia madre che strillava di spegnere e di scendere.
Nascosi il viso sotto al cuscino e mi godetti la mia canzone preferita di Ed Sheeran, io vivevo per quell'uomo.
Al bussare della porta gridai svogliatamente un 'chi è?', sbuffando.
Nel sentire la risposta, scoppiai in un'amara risata, non avrei di certo aperto a colui che, in pochi istanti, mi aveva rovinato la vita.
-La donzella pompinara non ha intenzione di aprire la porta allo stronzetto di turno, ah, dopo disinfettami la porta nell'esatto punto dove hai bussato, grazie.- Urlai per sovrastare la musica e ghignai soddisfatta nel non sentire una sua acida risposta.
Decisi dopo una mezzoretta di spegnere lo stereo e di prendere il cellulare, componendo con rapidità il numero di Michael, una delle poche persone, dopo Luke, che teneva davvero a me.

Dopo due squilli la scattante voce di Michael risuonò dall'altro lato della cornetta.
-Principessa.- Ammiccò cacciando una piccola risatina.
-Mio eroe.- Risi di rimando, prendendolo in giro con quell'appellativo.
-Come stai, piccoletta?- Domandò curioso, prima di tossicchiare appena, l'alcool e la droga, giri da cui era da poco uscito, lo avevano letteralmente distrutto, fisicamente e non.
-Meravigliosamente male, tra dieci minuti al solito posto?- Chiesi con voce quasi implorante, rotolandomi sul letto, facendo attenzione a non raggiungere il bordo.
-Tra dieci minuti al solito posto.- Rispose prima di attaccare la cornetta.

ANGOLO AUTRICE:
Anche questa volta, non sono soddisfatta, ma non aggiornavo da quattro settimane e mi spiaceva.
Purtroppo questa volta non avevo molta ispirazione e sono circondata da casino e rumori, mia sorella grida e canta le canzoni di Frozen, il compagno di mia mamma guarda un film al volume massimo e con le casse e io non riesco a concentrarmi al massimo.
Spero comunque che vi sia piaciuto, lasciatemi un voto o/e una recensione se vi va!

A presto,
{Cecilia.}

Whisper. ||Ashton Irwin||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora