Seclusion.

Feelings.

Justin

Lanciai un grido di dolore, mentre mi ritrovavo a terra con il viso contro il pavimento.

Non sapevo quale fosse l’emozione prevalente in me, ero indeciso tra la sorpresa e il terrore.

Non ero sicuro di aver visto bene il volto di colui che mi aveva sferrato quel pugno, ma per quanto cercassi di convincermi di essermi sbagliato, sapevo che non era così.

Sforzai la mia mente a non farsi prendere dal panico, mentre ricevevo un calcio nello stomaco. Tossii più volte, sputando poi a terra del sangue.

Non trovavo nemmeno la forza per alzarmi e per difendermi, perché ero bloccato in quella posizione.

Non volevo girami e incontrare di nuovo il suo sguardo di fuoco, e sentii un dolore lancinante percorrere il mio corpo quando parlò.

-Justin, guardami- urlò dandomi un altro calcio, per poi girarmi in modo tale da fare incontrare i nostri sguardi.

Erano passati nove mesi dall’ultima volta in cui ci eravamo visti. Non trovavo nessuna parola che avrebbe potuto colmare quel silenzio.

-Di qualcosa, perché ti giuro che sennò ti ammazzo- continuò stringendo le mani in due pugni.

Presi un respiro profondo, per poi aggrapparmi al muro cercando di alzarmi, ignorando il dolore.

Feci qualche passo avanti, rimanendo immobile quando a dividerci restarono solo pochi metri.

-Chaz- mormorai, e fu tutto quello che riuscii a dire.

Lui digrignò i denti, colpendo la parete con un calcio.

-E’ tutto quello che riesci a dire? Tutto qui?- gridò scaraventandosi contro di me, iniziando a colpirmi. Per autodifesa riuscii a scagliarli un calcio nello stomaco, per poi spingerlo facendolo finire a terra.

-Come mi hai trovato?- domandai impassibile, dandogli il tempo di rialzarsi.

Mi guardò con odio, facendomi sentire peggio di quanto non mi sentissi già.

Eravamo stati migliori amici per anni, lo conoscevo da una vita. Non mi aveva mai guardato così, come se fossi la prima persona che avrebbe mandato all’inferno su un milione.

Avanzò verso di me, lentamente, senza spostare i suoi occhi ardenti dai miei. Stavo sudando freddo, avevo le mani congelate.

Sentivo la testa pulsare, un centinaio di ricordi mi affollavano la mente.

-Non farmi domande- disse poi, con calma.  –Perché per nove mesi sono stato senza le risposte che avevo bisogno di sentire. E fidati, che le domande che avevo io erano molto più importanti, anzi, erano essenziali. Te ne sei andato come un cane, nel momento in cui avevamo tutti bisogno di te. Io per primo, Justin. Mi hai lasciato nella merda, hai lasciato Ellen! E adesso pretendi di avere anche risposte.- continuò, mentre io rimanevo paralizzato sentendo pronunciare il suo nome, mentre il dolore di tutte le persone a cui avevo tenuto mi si rovesciava addosso.

Lo vidi passarsi una mano sul viso, per poi alzare il tono della voce –ma stai tranquillo, che io ti risponderò, a differenza tua. Vuoi sapere come ti ho trovato Justin? Te lo dico subito. Ho delle vecchie conoscenze qui a New York, gli amici di mio fratello. Da quando è morto ci sentiamo raramente, ma quando ti hanno visto più di una volta ti hanno riconosciuto e hanno deciso di chiamarmi. Esattamente un mese fa mi dissero che avevano visto te a New York. Il mio primo pensiero era stato positivo. Ero felice di sapere che stavi bene. Ma non ci ho messo tanto a cambiare idea. Sai, ero indeciso se dirlo a Dan e agli altri, ma poi mi sono reso conto che ucciderti non mi avrebbe fatto sentire meglio. Perché si, Dan ti ucciderebbe se ti trovasse, nel modo più doloroso possibile. E adesso non sono più tanto sicuro che vederti morto non mi farebbe sentire meglio. Eppure ti ho salvato la vita, perché un tempo sei stata per me come un fratello. Sono venuto qui, solo per dirti che mi fai schifo, e che ti faresti schifo anche tu se avessi visto Ellen nei mesi successivi alla tua scomparsa.- disse avvicinandosi a me, mentre i suoi occhi bruciavano, diventando sempre più lucidi.