New plan.

2.2K 146 17
                                    

Ellen


Non appena aprii gli occhi cerai di fare spazio nella mia mente, troppo affollata da una densa cappa di nebbia che mi impediva di ricordare quello che era successo.  Tastai la superficie sotto la mia schiena, affondando le dita nel materasso sotto di me. Non appena ricordai ciò che era accaduto mi alzai di colpo, guardandomi intorno allarmata.

Rimasi sorpresa nel riconoscere il mio squallido monolocale. Ero stata portata qui di peso, visto che l’ultimo posto che avevo visto prima di svenire era stato la casa di Jayce.  Afferrai il cellulare che era stato accuratamente posato sul tavolo, vicino alle mie chiavi di casa, notando che erano ormai le due del pomeriggio.

Sentii gli occhi bruciare, mentre i palmi delle mani prudevano. In un impeto di rabbia afferrai una sedia, lanciandola contro il muro che perse l’ennesimo pezzo di intonaco. Lasciai che delle lacrime di frustrazione rigassero il mio volto, mentre mi chiedevo per quale motivo la mia vita continuasse a passare nelle mani degli altri. Volevo che tornasse solo e unicamente mia, volevo poter non dipendere da altre persone che entravano, uscivano e modellavano la mia esistenza a proprio piacimento.

Avevo ricevuto una decina di messaggi che ormai ignoravo, tutti dagli stessi mittenti. E anche diverse chiamate, ma notai che il loro numero continuava a diminuire giorno dopo giorno.

Probabilmente era meglio così, speravo che tutti loro mi dimenticassero, soprattutto Fleur e mio fratello. Avevo fatto del male a tutti loro nei mesi in cui li avevo costretti ad assistere al mio decadimento totale, alla mia reclusione, e abbandonandoli avevo scagliato il colpo finale.

L’unica cosa che potevo fare per loro era sperare che mi lasciassero nel loro passato.

La frase di Jayce però continuava a rimbombare nella mia mente:

“Non appartiene al tuo passato, sei tu che te ne vuoi convincere”


Mi morsi forte il labbro, consapevole che avrei dovuto decidere cosa fare.

Potevo andarmene via, scappare di nuovo, ma dubitavo che questo avrebbe risolto le cose. E poi non avevo abbastanza soldi per fuggire ancora e ricominciare, senza contare che non sapevo dove altro sarei potuta andare.

Poi sarei potuta tornare in Canada, a Stratford. Ma questa opzione era meno probabile della prima. Dovevo smettere di irrompere nelle vite degli altri, facevo solo del male alle persone a cui tenevo.

L’ultima possibilità che mi rimaneva era quella che da una parte sentivo di voler intraprendere.

Rimanere a New York, rimanere con Jayce per quanto io, dopo quel giorno, lo odiassi, ed avere finalmente ciò che realmente volevo: rovinare la vita alla stessa persona che un tempo aveva reso migliore la mia.

Sobbalzai quando sentii lo squillo del mio cellulare che mi distolse dai miei pensieri.

Lessi il nome di Jayce sullo schermo, irrigidendomi.

Afferrai il cellulare, per poi rispondere -Pronto-

-Ben svegliata, bellezza. Ti volevo dire che tra un’ora Tom ti passerà a prendere. Oggi si inizia a fare sul serio, conoscerai tutti coloro che da oggi saranno la tua famiglia. Preparati, a Tom non piace aspettare- mi disse con tono distante, come se stesse facendo altro e ritenesse quella chiamata un qualcosa di secondario.

-Non aspetterà, sono più impaziente di lui per queste cose. Buona giornata- risposi per poi attaccare sorridendo.

Presi la mia unica borsa, infilandoci dentro la pistola che mi aveva dato Jayce. La nascosi nel fondo, per poi dirigermi verso il bagno. Fissai il mio riflesso nello specchio, notando che il mio viso era rimasto scavato a causa dei molti chili persi, il mio colorito spento. I capelli poi erano ormai lunghi fino al fondoschiena, le punte rovinate. Dovevo riiniziare a prendermi cura di me stessa, e smettere di abbandonare il mio corpo al proprio destino. Mi lavai, vestii e aspettai il rumore del clacson che mi avrebbe segnalato l’arrivo di Tom.

Seclusion.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora