Welcome Princess.

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Stavo seduta al mio posto, aspettando che il volo partisse. Erano le cinque di mattina, ed io avevo ufficialmente diciassette anni. Il giorno del proprio compleanno ogni ragazza è felice e euforica, pronta ad uscire con la propria amica organizzando qualcosa di piacevole per rendere memorabile la giornata, ma non io.

Non avevo mai amato particolarmente festeggiare il mio compleanno, forse perché odiavo ricevere tutte quelle attenzione da parte di mio fratello e dagli altri, e ormai pensavo che fosse qualcosa di estremamente inutile visto che sapevo già che avrei potuto fare qualsiasi cosa, ma non sarei stata felice.

Quella notte non avevo chiuso occhio, come la maggior parte delle volte, l'unica differenza era che quella volta non era stato qualcosa di intenzionale, ero stata tenuta sveglia dai dubbi. Mi ero chiesta circa dieci volte se non stessi sbagliando a compiere quel gesto azzardato, se non fosse meglio parlarne con gli altri invece di sparire da un giorno all'altro, ma soprattutto mi chiedevo se una volta partita mi sarei rifatta una vita, dimenticandomi di lui. Questo era ciò che più temevo, ciò che più volevo evitare.

Ero terrorizzata dall'idea di scordarmi del suo volto, della sua voce, delle sensazioni che mi faceva provare semplicemente con un sorriso, il bruciore della mia pelle quando veniva a contatto con la sua.

Chiusi gli occhi sentendo il mio cuore stringersi davanti a tutti quei ricordi, e aspettai che il mio respiro si regolarizzasse. Stavo solo cercando di smettere di vivere in tutto quel dolore e di impazzire in fin dei conti, questo non significava che sarei stata felice né tantomeno che avrei dimenticato lui, anche se una parte di me desiderava farlo.

Chi mi diceva che lui non mi avesse già rimosso dalla sua vita? a dir la verità lo aveva fatto dal momento in cui aveva scritto quella lettera. Tante volte l'avevo riletta soffermandomi sui vari punti in cui diceva che non si sarebbe mai innamorato di un'altra, quelle righe in cui mi aveva promesso che non si sarebbe mai dimenticato di me, ma era passato del tempo e la mia fiducia cominciava a dissolversi. Ogni tanto mi chiedevo se non mi fossi immaginata tutti i momenti passati con lui, se fosse stato tutto un sogno fatto da una pazza come me, che poi si era svegliata cadendo in depressione. Ma il mio cuore non mentiva, era sicuro di aver vissuto tutto quello e ne sentiva la mancanza ogni singolo minuto.

I miei pensieri furono interrotti da un rumore al mio fianco. Mi girai di scatto osservando un ragazzo che aveva preso posto accanto a me. Aveva dei capelli rossi a spazzola, indossava una camicia blu e aveva l'aria di qualcuno che non vede l'ora di andarsene via da un posto. Sospirai distogliendo lo sguardo, ma dovetti riportarlo sul ragazzo quando parlò rivolgendosi a me

. -Ciao- disse sorridendo, tentando di intraprendere una normale conversazione. Peccato che non sapesse quanto io fossi poco normale. -Ciao- mormorai tentando un sorriso, che non riuscì bene come lo avevo immaginato dentro la mia testa.

-Anche tu scappi da Stratford?- chiese tirando fuori dalla borsa un ipod con la cover nera lucida. Mi morsi il labbro tentando di tenere a bada il nervosismo. Mi ero dimenticata com'era vivere la vita in relazione con gli altri, stavo cominciando a scordare persino il fatto che le persone normali trovassero piacevole cercare di avere un qualsiasi rapporto sociale con gli altri.

Dovevo recuperare tutti quei mesi di silenzio e isolamento, e non era qualcosa di così semplice visto che solo a camminare nell'aeroporto in mezzo a tutte quelle persone mi erano venuti i crampi allo stomaco.

-Più o meno- risposi alla fine tenendo lo sguardo fermo sui miei piedi. Lui ridacchiò -E chi vorrebbe rimanere in questa città. Ormai sono rimasti solo i criminali e chi è troppo rassegnato per andarsene- commentò pensando di aver detto qualcosa di logico. Sentii una punta di fastidio che mi spinse a rispondere -Ti sbagli- buttai fuori prima che potessi rendermene conto. Lentamente alzai lo sguardo verso il ragazzo che mi guardava con un'espressione stupida, francamente sorpreso della mia risposta.

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