Rimasi lì immobile senza respirare fino a quando non sentii i polmoni bruciare e fui costretta a prendere aria, ansimando.
La spina nel dito bruciava, ma mai quanto lo stessero facendo il mio cuore ed i miei occhi, ancora ancorati ai suoi.
La ragazza tra le braccia di Justin lanciò uno sguardo preoccupato a me e poi a lui.
Girò il viso di Justin verso il suo sorridendogli –E’ tutto okkay?- gli chiese accarezzando la sua guancia.
Mentre lui annuiva io abbassai lo sguardo accorgendomi delle lacrime accumulate nei miei occhi. Lasciai che i capelli coprissero il mio volto mentre mi asciugavo le lacrime.
Raccolsi le rose finite a terra rimettendole in ordine e avvolgendole in una carta decorativa, spingendo le dita appositamente su ogni spina per distrarmi dal dolore che stavo provando interiormente con quello fisico.
Non potevo credere che lui fosse lì davanti a me, ma ancora meno riuscivo a credere che tutto il tempo in cui avevo sperato di rivederlo era finito in frantumi. In quel momento tutto ciò che desideravo era non averlo mai conosciuto, e più cercavo di reprimere le lacrime più la voglia di correre al bagno e vomitare aumentava.
Alzai la testa di scatto quando sentii una mano sulla spalla.
Claire mi guardava con compassione e preoccupazione –Ti senti bene?- mi chiese gentilmente. Non avevo bisogno di girare il mio volto per accertarmi del fatto che lui mi stesse guardando, sentivo la pelle bruciare e il cuore farmi male e questo bastava a capirlo. Scossi lentamente la testa –Mi manca l’aria e mi gira la testa. Scusami- mormorai prima di camminare verso l’uscita del negozio.
Prima di uscire mi avvicinai a Justin senza alzare lo sguardo, e gli porsi con un movimento brusco il mazzo di fiori. Quando sentii la sua voce non potei evitare di guardarlo, sentendo l’ennesima stilettata al cuore. -Grazie per le rose- disse senza alcuna emozione sul viso. Mi trattenni dallo scoppiare a piangere o prenderlo a pugni. -Figurati, è il mio lavoro- risposi duramente prima di costringermi ad uscire dal negozio.
Non mi guardai le spalle mentre correvo via da quel posto.
Otto mesi, otto fottutissimi mesi a rovinarmi la vita per lui, otto mesi passati a non vivere e a distruggere me stessa, e tutto quello che diceva era “grazie per le rose”? Non avevo mai odiato una persona così tanto, ma questa era solo la prova che io l’amavo ancora, mentre lui era andato avanti, mi aveva dimenticato e probabilmente quel giorno appena uscito dal negozio non avrebbe nemmeno ripensato al nostro incontro.
Sentii le gambe cedere e crollai sul marciapiede mentre tutti i passanti mi guardavano con perplessità, compassione e alcuni con divertimento, come se fossi una pazza evacuata dal manicomio. Scoppiai a piangere con le mani tra i capelli.
Mai in vita mia ero scoppiata in quel modo davanti a così tante persone, mai mi ero sentita così vulnerabile ed era tutta colpa sua.
Mi sentivo sola, impotente e con uno squarcio enorme nel petto, e tutto quello che riuscivo a fare era rimanere lì seduta su un marciapiede mentre la gente camminava fissandomi scioccata. Sentii qualcuno scuotermi la spalla e non appena mi girai inquadrando il suo viso sentii la voglia di sputargli in faccia.
Mi alzai velocemente avvolgendo le braccia intorno al corpo. mi sentivo nuda e non sopportavo l’idea che lui mi vedesse in quello stato. Nei suoi occhi non leggevo dispiacere ne sorpresa, non leggevo niente di niente e questo mi faceva stare ancora più male.
Justin aprì la bocca per parlare ma la richiuse subito rimanendo a fissarmi come un cretino. Iniziai a camminare verso la fine della strada ma lui mi fermò prendendomi un braccio e facendomi girare.

STAI LEGGENDO
Seclusion.
Teen FictionSEQUEL DI FROST. "Il silenzio diventa il tuo migliore amico quando capisci che sono le parole ad averti distrutto più di una volta" _______________________________________________ Il silenzio è diventato il mio migliore amico, il buio il mio peggior...