POSSIAMO ESSERE LIBERE ORA

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Aveva lasciato passare un giorno, poi le aveva scritto, era domenica. Non aveva ricevuto nessuna risposta, la sua amata, Chiara, doveva stare proprio male, aveva persino tolto la sua foto profilo e il suo stato WhatsApp. Laura allora decise di andare a trovarla, sarebbe stata di sicuro benaccetta.

Prese l'autobus perché voleva arrivare più velocemente possibile e, una volta davanti al portone di casa di Chiara, suonò il citofono. Rispose la voce di una signora che chiese: "Chi è?". Laura rispose: "Sono una amica di Chiara, è in casa?". A quel punto la voce disse: "Oh, entra pure, la mia bambina ha proprio bisogno di un'amica in questo momento, non so proprio che cos'abbia, da ieri sta malissimo". Laura, mentre saliva le scale, pensò che aveva finalmente conosciuto la sua futura suocera, e c'era da dire che, anche al citofono, aveva una voce proprio soave, d'altronde Chiara doveva aver preso tutti i suoi pregi da qualcuno.

La madre, una volta presentatasi, le chiese se avesse voglia di qualcosa, ma Laura voleva solo una cosa: Chiara. Così, a malincuore, rifiutò. Poi la madre la accompagnò fuori dalla camera di Chiara.

Chiara sentì bussare alla porta, stava piangendo. Nella sua camera non si vedeva un minimo raggio di luce. Non rispose a chiunque stesse bussando. La porta si aprì e sua madre disse: "Tesoro, è passata a trovarti una tua amica, per vedere come stessi". Chiara non rispose, ma sentì i passi di una persona entrare nella sua stanza. Non poteva essere Aria. Ma se fosse stata lei? Non aveva neanche il coraggio di guardarla in faccia. Decise di rimanere girata verso la parete. Sentiva le farfalle nello stomaco, se fosse stato qualcun altro avrebbe di sicuro parlato, ma era proprio da Aria avvicinarsi a lei in silenzio.

Si sentì accarezzare i capelli, poi le spalle. Aveva le lacrime che ancora le scendevano lungo le guance. Non poteva crederci, Aria era tornata davvero, l'aveva perdonata. Sentì le mani di Aria prendere la coperta. Poi la sua ragazza si mise sotto le coperte con lei. E abbracciandola da dietro sussurrò: "Tranquilla amore, è finita, quella strega se ne è andata, possiamo essere libere ora, insieme".

Chiara capì immediatamente, quello non era il corpo di Aria, quella non era la voce di Aria. Laura. No, non poteva essere. Non era vero, era solo un incubo.

Chiara si girò verso di lei e la spinse giù dal letto. "Tu, tu" disse, poi continuò: "Laura, cosa ci fai qua, sei una psicopatica. Come ti permetti, prima mandi ragazzi a caso a baciarmi davanti alla mia fidanzata, poi ti intrufoli in casa mia, nel MIO LETTO?". Chiara era infuriata, si diresse verso l'interruttore della luce, fortunatamente conosceva bene la struttura della sua stanza. Accese la luce, poi, guardando Laura negli occhi, gridò: "SEI ANCORA QUI? NON MI PIACI, NON MI SEI MAI PIACIUTA, ADESSO VATTENE O TI FACCIO ANDARE VIA IO". Laura scoppiò in un pianto isterico, si buttò letteralmente ai piedi di Chiara, la implorò, le dichiarò il suo amore. Ma Chiara non poteva creare un sentimento dal nulla, soprattutto nel momento in cui provava sentimenti per qualcun'altra. All'improvviso si ricordò di Aria, non aveva ancora risolto con Aria. Doveva raggiungerla al più presto alla Laura-style. Forse sarebbe potuta sembrare un po' stalker, ma non riusciva a trovare altre soluzioni.

Purtroppo, sua madre se ne era andata di casa proprio nel momento del bisogno. Anche suo padre era fuori, quindi nessuno la poteva aiutare a cacciare Laura. Voleva fare in fretta, quindi cercò di sdrammatizzare un po' la situazione dicendo: "Avanti Laura, sei una bella ragazza, sei simpatica, gentile, intelligente. Scusa se prima ti ho detto delle brutte cose, non le pensavo davvero, io ci tengo a te, solo che ti vedo come una amica Non serve a nulla piangerti addosso, troverai qualcuno un giorno, ne sono sicura". Dopo queste parole, Laura si tranquillizzò, poi se ne andò come se niente fosse. Chiara pensò che, forse, il qualcuno destinato a Laura, era una guardia di un istituto per la salute mentale, ma fin che non tornava a casa sua a spaventarla, a Chiara non interessava più di Laura. Aveva altro a cui pensare: Aria.

Dopo essersi vestita, Chiara andò a casa di Aria. Non ricevette una risposta al citofono, ma, dopo circa un minuto, vide Aria in carne ed ossa uscire dalla porta del suo palazzo. Si poteva vedere che aveva pianto, aveva gli occhi rossi e il respiro affannato. Chiara fece per prenderle la mano, ma Aria fece un passo indietro, dicendo: "Non puoi nascondermi che hai un fidanzato e poi pretendere di prendermi per mano." Una lacrima scese dal suo occhio e percorse tutta la sua faccia, arrivando alle sue dolci labbra. Chiara allora rispose: "Avanti Aria, sappiamo benissimo che non era veramente il mio ragazzo, non l'avevo mai visto in vita mia! Piaccio a Laura, l'aveva mandato lei". Aria guardò negli occhi Chiara, che aggiunse: "Non voglio metterti fretta, se non te la senti di stare con me non importa, prenditi il tuo tempo. Grazie per questo mese di fidanzamento, è stato il più bel mese della mia vita", una volta concluso, Chiara se ne andò.

Sapeva ciò che voleva. Aria doveva solo dirlo a Chiara. Era giovedì pomeriggio, a scuola non si erano mai parlate. Alle due di pomeriggio circa, scrisse a Chiara che aveva preso la sua decisione. Si sarebbero incontrate alle 14:30 sotto l'albero in centro, quello dove Laura le aveva viste quasi baciarsi, quello dove le cose erano diventate serie, vere, concrete. Quell'albero era il loro posto. Alle 14:35 Aria arrivò al punto di ritrovo, Chiara era già lì, ovviamente. Era seduta sulla panchina. Aria camminò nervosamente verso Chiara, si fermò davanti a lei e disse: "Abbiamo già perso abbastanza tempo a fare finta di non piacerci, non abbiamo tempo per essere arrabbiate, ti chiedo di perdonarmi, avrei dovuto ascoltare la tua versione dei fatti da subito". Chiara le prese i fianchi e la baciò, tirandola a sé e dimostrandole il suo passionale amore nei suoi confronti.

CHIAREZZA NELL'ARIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora