Lettera di uno psicoterapeuta ad un ragazzo suicida.
Quando tu vieni per un aiuto, io voglio aiutarti. Spero tu me lo lascerai fare.
Io non posso sapere i tuoi segreti senza le tue parole. Spero tu me li dirai.
Raccontami, per favore, dei tuoi pensieri suicidi.
Tu probabilmente ti sentirai spaventato dal raccontarmeli quando io ti chiederò se stai pensando al suicidio.
Io proverò a farti sentire al sicuro.
Io non ti giudicherò.
Io non ti interrogherò.
Io non ti spaventerò.
Io ti ascolterò gentilmente mentre tu racconti la tua storia, con le tue parole, con il tuo modo.
Il Suicidio potrebbe dirti di non raccontarmi nulla.
Il Suicidio potrebbe dirti che io sono un tuo nemico.
Il Suicidio mente.
Il Suicidio potrebbe dirti che nessuno riuscirà ad aiutarti, che la morte è l'unico modo per far terminare il tuo dolore.
Il Suicidio potrebbe dirti che sei una brutta persona, che sei difettoso, che non meriti la vita o l'amore o la speranza o la compassione.
Per favore, dimmelo.
Io non posso aiutarti a combattere il Nemico se tu non mi parli di Lui, il Nemico che sta provando ad ucciderti.
Non fidarti dei tuoi pensieri suicidi. Loro non sono razionali. Loro sono un sintomo, un segno, un pianto dall'interno. Qualcosa che dentro di te ha bisogno di guarire.
Guarire, non uccidere.
Raccontami, per favore, cosa il Suicidio ti dice.
Ti dice tutte le cose sbagliate della tua vita? Tutte le cose sbagliate in te?
Il Suicidio gioca all'inganno con la verità, dicendoti solo le verità che ti faranno venire voglia di morire, nascondendo invece quelle che ti farebbero venire voglia di vivere.
I pezzi della speranza. La via della guarigione. Il possibile.
Raccontami, per favore o dillo a chiunque altro.
Io sono solo una delle tante persone che possono aiutarti.
Ma nessuno può aiutarti se non dici il tuo segreto a nessuno.
Grazie.
Un giorno ti ringrazierai anche tu.
Per aver parlato.
Per essere sopravvissuto.
Grazie.