CAPITOLO 2

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Harry's point of view

Un'altra tirata di quella roba scadente prima di gettare a terra la sigaretta.

Il salotto è un piccolo antro malconcio, impregnato di un'aria pesante che mi si appiccica addosso. Le vecchie poltrone, probabilmente recuperate da qualche mercatino delle pulci, sono ricoperte di stoffa logora e scolorita, con macchie indecifrabili che parlano di anni di trascuratezza. I braccioli sono consumati, e qua e là spuntano ciuffi di imbottitura, segni di un passato lontano di dignità perduta.

La luce, di un giallo sporco, filtra attraverso un paralume di plastica incrinata, proiettando ombre distorte sulle pareti scrostate e creando un'atmosfera soffocante. Non c'è nulla di invitante in quella luce, sembra che stia cercando di nascondere il disordine e il degrado della stanza, piuttosto che illuminarlo.

L'aria è satura di fumo, denso e stagnante, tanto da sembrare quasi vischiosa. Ogni respiro è una lotta contro l'umidità pesante, che lascia in bocca un sapore acre, come se anche l'ossigeno fosse stato filtrato attraverso il catrame. La stanza sembra avvolgere chiunque vi entri in una stretta opprimente, in cui il tempo si dilata e le pareti sembrano chiudersi sempre di più.

La mia mano riesce appena a reggere la bottiglia di birra vuota. Quante ne avrò bevute? Sette? Otto? Nove? Bho anche di più probabilmente. Ma chi se ne fotte; Anzi, allungo la mano afferrando la prima bottiglia che mi capita a tiro. Cerco di leggere l'etichetta per capire cosa sto per ingurgitare ma la vista è talmente sfocata che decido di bere e basta.

Quando le mie labbra toccano il vetro della bottiglia un'immensa sensazione di piaceremo mi assale: Gin...

Guardo davanti a me: chi cazzo sarà questa tipa bionda seduta sulle mie ginocchia che si sta lentamente slacciando la camicetta regalandomi una bella vista di tutte le sue curve?

Bho, chi se ne frega anche di questo, a me basta che abbia una lingua e che la sappia usare bene.

I suoi movimenti languidi e calcolati. Indossa abiti succinti, aderenti come una seconda pelle, e lo sguardo, famelico e indifferente al tempo stesso, vaga su di me senza soffermarsi su nulla in particolare. Le sue mani si muovono distrattamente sul mio petto, mentre un sorriso malizioso le increspa le labbra. Sembra fin troppo abituata a quel genere di attività, come se per lei fosse solo un'altra serata di routine.

Così, senza pensarci troppo, affondo le mie labbra tremanti nelle sue... La ragazza si muove con fare esperto nella mia bocca mentre le sue mani, altrettanto esperte, frugano nei miei jeans trovando subito quello che cercano.

Oh si....

Ad un certo punto però sento il cellulare squillare così mi allontano da quelle labbra piene di filler e rispondo al mio migliore -e unico- amico.

"Cazzo vuoi Cam?!" bisbiglio con una voce roca che mi ricorda troppo quella di mio padre.
"Dove cazzo sei finito?!" Sbraita lui dall'altro capo del telefono abbastanza incazzato.

"Senti smettila di farmi da balia. Ti ho risposto, vuol dire che sono vivo okay?!"
"No cazzo!! Dimmi dove sei!" inizia ad alzare il tono della voce.
"In un posto di merda mentre mi faccio una tipa okay!" ora inizio ad incazzarmi pure io. Non erano questi i patti. Lui non avrebbe dovuto intromettersi nella mia vita o nei miei passatempi.

"Torna a casa Harry. Subito!" Sento Cameron dall'altra parte del telefono che cerca di contenersi.
"Fanculo mammina!" Gli urlo prima di buttare giù il telefono e tornare a riassaporare quelle labbra plasticose.

Non so bene quanto tempo sia passato dalla telefonata.

Una porta che sbatte. Passi pesanti che si avvicinano. Una presa di ferro che mi stringe l'avambraccio e mi alza bruscamente da quel lurido divano.

Vengo trascinato fuori da quella casa e sbattuto sul sedile di una macchina a me familiare. Una portiera che sbatte. Qualche istante di silenzio per poi sentire la porta dell'autista aprirsi e qualcuno salire in macchina.

Resto lì seduto, con gli occhi socchiusi, mentre imploro tra me e me il mondo che mi circonda di smetterla di girare così tanto.

"Non erano questi gli accordi"
La voce di Cameron mi snebbia un po' il cervello.
"Devi smetterla! Non sei mio padre o mia madre, sei un mio amico okay? Attieniti al ruolo" riesco a biascicare mentre sento le palpebre pesare.

"Non erano questi i patti" ribadisce lui duramente senza staccare lo sguardo dalla strada.
"Smettila di preoccuparti per nulla!"
"Per nulla. PER NULLA dici?!" Inizia a dare in escandescenza "quando i professori ti vedranno in queste condizioni ti rispediranno al primo anno di superiori senza nemmeno passare per il via!"

"Da domani studierò" non ho voglia di continuare a discutere
"Quante volte lo hai detto Styles!? Quante volte mi hai detto che avresti iniziato a studiare nelle ultime settimane!?"
"Ho detto: da domani studierò" il tono della mia voce è duro, fermo , e non ammette obiezioni.

Sento Cameron sospirare nervoso mentre mi accascio sui sedili posteriori totalmente sopraffatto dall'alcol che ho nel corpo.

Non sopporto quando fa così, ma infondo so che lo fa perché mi vuole bene.

Spazio autrice:
Come state?
Nella foto ad inizio capitolo, come immagino il profilo Instagram di Harry!
È un capitolo un po' diverso, non ci saranno moltissimi "Harry's pov" nel corso della storia, ma spero che i pochi che ho inserito aiuteranno chi legge a farsi un'idea più completa del personaggio.

Grazie per le visualizzazioni, se vi sta piacendo la storia fatemelo sapere lasciando un like o un commento!

-Dolomia 💌

Let Me Love You [Harry Styles]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora