It's time to go out and start again

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HIGH HOPES

CAPITOLO 3 - IT'S TIME TO GO OUT AND START AGAIN





•••



Gli occhi di Tony si fecero due fessure. Si guardò intorno, incrociando gli sguardi seri di tutta quella congrega di eroi rinchiusa nella sala conferenze della T.S.M.A.F. Nessuno aveva risposto alla sua domanda, e non era la prima volta quel giorno.
Persino Morgan, la quale non aveva smesso per un secondo di parlare in tutta la serata, aveva chiuso la bocca e serrato le labbra in un sorriso mesto.
Tony tentò di incrociare il suo sguardo, ma non ci riuscì. Thor allargò le braccia in direzione di Rhodey, il quale gli mostrò di rimando un'espressione che era volta a fargli intendere che, no, non avevano ancora trovato il modo di dirglielo.
Ma dirgli cosa? Dove cazzo era Steve? Il cuore di Tony iniziò a martellare all'impazzata. Che fosse...? No, impossibile. Non Captain America. Eppure gli occhi di tutti coloro che considerava suoi amici non riuscivano a celare qualcosa che doveva essere per forza difficile da digerire.
«Rhodey... dov'è... dov'è Rogers? Non sarà...» Tony percepì le parole morirgli in gola, interrotto però dalla voce sommessa del suo amico.
«No! No, no, no, lui sta bene! Ecco...» si affrettò a rispondere questi. «A proposito del fatto che ci trovi tutti molto invecchiati, beh... lui potrebbe essere invecchiato un po' più del previsto».
Tony trovò a stento le forze per riprendersi da quello spavento. Rogers stava bene, quello era l'importante. Ma cosa significava quella cosa?
«Cos-ma che? Ma che cazzo vuol dire che-» balbettò, incapace di comprendere quanto riferitogli da Rhodey. Venne però interrotto dal rumore metallico della porta automatica scorrevole alle sue spalle.
E, non appena vi ci guardò attraverso, il fiato gli morì in gola. Percepì la propria lingua secca contro il palato, le gambe tremare come quelle di un bambino alle prime armi con la deambulazione tant'è che, per essere sicuro di riuscire a rimanere con i piedi per terra, si dovette aggrappare con una mano al bancone argenteo del bar della sala conferenze. Non riusciva a credere ai propri occhi. Se non fosse stato solo al secondo bicchiere di Gin sarebbe stato certo di avere le allucinazioni ma no, non era ancora ubriaco. Purtroppo.
«Non avrei mai pensato che nella vita sarei riuscito a far tacere quella linguaccia lunga di Antony Stark».

La voce roca di Captain America risuonò flebile nella stanza, mentre veniva trasportato all'interno dalla carrozzina automatica progettata dal signor Parker in persona. Al suo fianco, Bucky camminava lentamente, porgendogli poi il bastone nero laccato che ogni tanto consentiva all'uomo oramai troppo attempato di poter alzarsi in piedi. Il volto di Steve, solcato da rughe ben visibili, si accese in un sorriso composto, mentre Bucky gli dava una mano ad issarsi sulle gambe stanche. Tremò leggermente, ma quella era una di quelle occasioni per le quali non sarebbe potuto affatto rimanere seduto. Tony lo guardò di rimando, con la bocca spalancata e gli occhi sgranati di chi aveva appena visto un fantasma - quando in realtà il fantasma in quella stanza era sempre stato lui, da otto anni. Capitan America era lì, davanti a lui, ma non aveva per niente l'aspetto e le sembianze del bel ragazzone spallato e muscoloso con il quale aveva combattuto fino a... beh, fino a quella mattina, per quanto gli riguardava! Possibile che in otto anni fosse invecchiato così tanto? Che l'effetto del siero fosse sparito? O che altro?
«Cristo» biascicò Tony, in preda a seri scompensi neuronali.
«No, sempre Steve Rogers» puntualizzò questi, avvicinandosi a passi lenti e incerti al vecchio amico. «E comunque... linguaggio!»
Al suono di quell'ammonimento, Tony non poté fare a meno di sentirsi scaldare il cuore. Era sempre lui. Solo che adesso aveva un apparente buon motivo per poterlo sgridare per il linguaggio. Insomma, a dispetto di come l'aveva sempre preso in giro chiamandolo nonnetto, adesso lo era per davvero!
Mosse due passi nella sua direzione, con l'innato istinto di dargli quel maledetto abbraccio e quella pacca sulla spalla che aveva sempre desiderato dargli dopo quei maledetti accordi di Sokovia, ma ebbe una gran paura di romperlo. Era ancora un super-uomo?
Si limitò a sorridergli di rimando. Cacciò indietro le lacrime che mai si sarebbe potuto permettere di lasciare andare di fronte al suo miglior nemico di sempre, e allungò una mano verso di lui. Egli l'afferrò con la sua libera, stringendola più forte di quanto si aspettasse.
Steve gli era mancato. Non lo vedeva da poche ore, ma gli era mancato – tuttalpiù che da quando si erano rivisti dopo Sokovia non avevano ancora passato un momento del tutto pacifico e tranquillo insieme. Si erano riconciliati, sì, ma erano stati comunque tempi duri.

«Ma cosa... come...? Cosa ti è...» balbettò Tony, senza riuscire a mollare la presa su quella mano tiepida.
Steve gli sorrise di nuovo, poi raccontò. «Ho fatto quello che mi hai suggerito tu». Raccontò poco, quanto bastasse per fargli comprendere la sua decisione e il suo agire.
Steve disse che, nell'epoca alternativa in cui era vissuto – in una dimensione differente, dovuta allo squarcio temporale causato da lui stesso tornando indietro e interferendo con la storia[1] - l'aveva visto nascere. L'aveva visto crescere, aveva parlato con lui, era diventato il suo... mentore, forse? Una sorta di fratello maggiore, o zio. Del resto lui e Peggy non avevano potuto avere figli. L'aveva aiutato a sconfiggere Thanos prima che diventasse potente, aveva salvato i suoi genitori liberando Bucky dall'Hydra prima che diventasse il Soldato d'Inverno. Ma, nonostante tutte le differenze dovute ad una dimensione sottratta da Steve stesso alle catastrofi della vita, era stato pur sempre Tony Stark, un arrogante viziatello dall'animo sensibile. Steve l'aveva salutato otto anni prima per tornare nel suo mondo, un mondo senza Ironman, ma che forse aveva ancora bisogno di un attempato Captain America, vedovo e rugoso.
Steve aveva sentito la mancanza di Tony come sentiva ogni giorno la mancanza del Tony con cui era invecchiato, ma quel pomeriggio di settembre aveva ricevuto la notizia che Peter Parker l'aveva riportato lì. E non era riuscito a contenere la gioia, lo stupore, la commozione che in quel momento stava trattenendo nel raccontargli solo parte di ciò che aveva fatto, con la mano ancora imprigionata tra quelle nodose del suo vecchio amico.
Tony capì due cose da quel racconto: capì quanto ci tenesse e volesse bene a quel bastardo decrepito di Steve Rogers, e capì che Cap era la prova vivente che vivere in un'epoca o dimensione diversa dalla propria fosse consentito e lecito. E possibile, per lui, solo grazie a Peter.


High Hopes || ꜱᴛᴀʀᴋᴇʀ - adult!Peter ||  • Endgame-fixing •Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora