X. Amica perduta

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Nico non sapeva cosa considerare peggio.
Rimanere nell'hotel con le Cacciatrici oppure ritornare nel Labirinto.
Ma visto che non aveva molta scelta, grazie alle Parche e alla profezia, non poteva perdere tempo a struggersi.
Di buon mattino i tre semidei erano ripartiti alla volta dei sotterranei di Salem.
"Sicuro che siamo nel posto giusto?" chiese Percy.
"Purtroppo sì" rispose Nico.
"Oh dei, queste fognature mi ricordano le stalle di Gerione al Ranch 3G"
Usciti dall'hotel, avevano dovuto trovare la via d'accesso più vicina per il labirinto.
E siccome non c'era alcuna delta da nessun parte, in quanto la parte di labirinto di Dedalo era andata distrutta, il figlio di Ade, sapendo di essere l'unico a percepire il labirinto – e non ne era cotento – aveva chiuso gli occhi.
Ed improvvisamente aveva visto una scia nera svoltare l'angolo dietro l'Hotel.
L'avevano seguita come un nuovo filo d'Arianna finchè questa non si era buttata a capofitto in un tombino.
E così erano finti nelle fognature di Salem.
"Guarda il lato positivo" disse Annabeth, con un sorriso ironico "almeno c'è il tuo elemento"
E indicò l'acqua sporca delle fogne.
"Ah-ha, molto divertente, davvero" rispose Percy con sarcasmo "che ne dici di stare un po' più vicina al mio elemento?"
Allungò una mano verso l'acqua  poi verso di lei, che lanciò un urlo.
"Non osare!" esclamò, mentre l'acqua sporca si fermava a pochi centimetri dal suo corpo, sotto il controllo del figlio di Poseidone.
Percy scrollò le spalle, lasciando cadere la mano.
Annabeth gli diede un pugno sul braccio, mettendosi poi a ridere.
"Che scemo" disse.
Lui le passò un braccio sulle spalle, proseguendo.
Nico si fermò per un istante, osservandoli.
Era quello l'amore?
Essere in sintonia, completarsi a vicenda?
No, riflettè, amare è esserci l'uno per l'altro, nonostante tutto.
Sapeva che se avesse chiesto a chiunque cosa fosse l'amore, per rispondere con una metafora legata al loro mondo, gli avrebbero risposto che era salvare la persona che ami dal cadere nel Tartaro, la parte pìù buia degli Inferi.
Secondo Nico invece no.
Il vero amore era cadere con lei.
E sapeva con assoluta certezza che Percy lo avrebbe fatto per Annabeth: sarebbe caduto nel Tartaro con lei solo per poterle stare accanto.
E si sorprese nel non provare gelosia a quel pensiero.
Si sentiva... rassicurato.
Stava imparando a voler bene a quella ragazza, nonostante tutto.
"Ehi Nico, ci sei?" Percy si girò a guardarlo.
"Sì" disse lui "arrivo"
Li raggiunse, aumentando il passo.
Sentiva la lama di ferro dello Stige battere sulla sua gamba mentre camminava.
Pareva emanare un'aura scura, come sempre se c'erano fantasmi nelle vicinanze.
Ma era strano, perchè lì non ne percepiva nessuno.
All'improvviso le fogne si aprirono in ambiente del tutto nuovo.
Era una stanza fatta di pomice scura, illuminata da candele che fluttuavano.
C'era una tavola al centro di esso, apparecchiata come per un cenone di Natale.
E una donna vi sedeva sorridendo.
"Miei cari!" esclamò, alzandosi "Non potevo più attendere"
"E tu cosa ci fai qui?" non si trattenne Nico.
Aveva forse torto?
Di solito, il rapporto matrigna-figliastro non è sempre dei più belli, come dimostra Cenerentola.
Il sorriso di Persefone vacillò solo per un istante.
"Nico" gli disse "non sei felice di vedermi?"
"Vuoi che ti risponda?"
Sapeva di starsi cacciando in un mare di guai, ma non riusciva a rispondere in modo gentile.
Persefone non si era mai comportata bene con lui e nemmeno con suo padre.
Doveva essere cieca per non vedere con quanto amore e rispetto Ade la guardava.
E nonostante questo, continuava ad arrabbiarsi con lui, specialmente se si trattava di Nico.
Quando il re degli Inferi aveva accolto nella sua casa il figlio perduto, Persefone se l'era legata al dito.
Era comprensibile, in quanto Nico era il figlio illegitto di Ade, ma erano greci.
Il tradimento e i figli illegittimi erano all'ordine del giorno.
E considerato il fatto che perfino lei aveva perso la testa per un mortale, Adone, Nico considerava i due dei pari.
Ma Persefone no.
"Volete accomodarvi?" continuò allora la dea.
Annabeth si inchinò, imitata da Percy.
I tre si sedettero.
"Cosa vuoi?" chiese Nico.
Vide la figlia di Atena lanciargli un'occhiata di ammonimento, ma lui la ignorò.
Persefone rivolse i suoi occhi color ossidiana sul figlio di Ade.
"Voglio essere d'aiuto" ripose, scrollando le spalle "non posso aiutare tre giovani semidei che si aggirano per il Labirinto di Dedalo? Voglio che Minosse torni negli Inferi tanto quanto voi"
"Perchè?" chiese Annabeth, in tono diplomatico "A lei cosa cambierebbe?"
"Scherzate? Avete la minima idea di quello che Minosse ha intenzione di fare?"
"Noi partiamo sempre per un'impresa senza sapere perchè" mormorò Percy "mi chiedo perchè lo facciamo"
Persefone prese tra le mani la teiera posta al centro del tavolo.
"Minosse vuole tornare al potere" spiegò "un tempo Creta era l'unica potenza del Mar Egeo – gradite del te? – prima che Teseo uccidesse il Minotauro e rendesse Atene la polis più forte, togliendola dallo scacco di Minosse. E ora lui vuole vendetta. Vuole distruggere la civiltà occidentale"
"Ma certo" Anabeth dovette collegare i puntini "per questo la profezia parlava del Campo Mezzosangue! Minosse vuole distruggere l'unico luogo presente al mondo dove le tradizioni della cultura occidentale vengono portate avanti"
"Corretto, figlia di Atena"
Nico notò il tono con cui disse il nome della madre di Annabeth, anche se non riuscì ad interpretarlo.
C'era qualcosa che non tornava in tutta quella situazione.
Perchè improvvisamente Persefone era comparsa volendo aiutarli?
E tutta quella storia di Minosse?
Come faceva a conoscerla?
"Ehm, mi scusi?" fece Percy, all'improvviso "Perchè il tè è di questo colore strano?"
Nico osservò la sua tazzina, colma fino all'orlo.
Il liquido al suo interno era di uno strano colore che tendeva al rosso.
"Oh" Persefone sorrise "è te al melograno"
Un campanello d'allarme suonò nella testa del figlio di Ade.
Ricordava come suo padre avesse sposato Persefone: lei, rimasta nel giardino che il dio le aveva creato, aveva assaggiato quello che poi sarebbe diventato il frutto degli Inferi: il melograno.
Ed era rimasta legata all'oltretomba.
Persefone voleva ingannarli.
Doveva fare qualcosa, ma non sapeva cosa.
Vide Annabeth che stava per portare alle labbra la sua tazzina e andò in panico.
Doveva impedirle di bere.
"Annabeth!" esclamò "Credi che Minosse voglia radere completamente al suolo il Campo?"
Lei posò la tazzina, corrugando la fronte.
"Quale altro modo per distruggere la civiltà occidentale?" chiese, a bassa voce "Dobbiamo tornare subito al campo"
"Ma non avete completato la vostra impresa! Non avete trovato Minosse" s'intromise la dea.
"Penso che in realtà la profezia volesse che andassimo nel Labirinto per trovare le risposte al piano di Minosse"
Nico scattò in peidi.
"Penso proprio che dovremmo tornare al campo"
E, nell'alzarsi, mosse il tavolo.
La teiera si rovesciò completamente, finendo addosso a Persefone.
La dea si mise ad urlare, scottata.
Il figlio di Ade si voltò di colpo verso gli altri due, prendendo il fiore bianco che Circe aveva donato loro.
Lo indicò con irruenza, mentre la sua matrigna continuava ad urlare con gli occhi chiusi.
Percy ed Annabeth, fortunatamente, capirono.
I tre ingoiarono in un sol boccone il moly.
Ricordava ciò che Annabeth aveva detto riguardo il potere del fiore.
Persefone sembrò calmarsi perchè si alzò, cercando di restare calma.
I suoi occhi color ossidiana avevano una particolare luce assassina.
"Per favore" disse, ribollendo "bevete il vostro te. Poi andatevene"
Nico fu il primo a prendere la sua tazzina.
E bevve, guardandola fissa negli occhi e pregando che Circe non li avesse ingannati.
Passarono alcuni secondi e non accadde nulla.
"Bene" disse lui "ci vedremo quando tornerò negli Inferi"
Nico fece per andarsene, quando Persefone divvenne più alta e imponente.
"Come avete fatto?!" gridò "Perchè non siete caduti svenuti?"
"Volevi avvelenarci!" esclamò Percy.
"Oh ma davvero, figlio di Poseidone?" sputò la dea, le parole intrise di sarcasmo "Che ignegno! Come hai fatto a capirlo? Io vi odio tutti e tre. Dovreste marcire nelle prigioni in fondo al Tartaro!"
"Ma se non ci siamo mai incontrati!" ribattè Annabeth.
Persefone la guardò austera.
"I vostri genitori mi hanno fatto tre grandi torti" disse "Sono figlia di Zeus! Ma qualcuno se lo ricorda? Certo che no. Se dicono "figlia di Zeus" tutti pensano ad Atena! È uscita dalla testa del signore degli dei già armata di tutto punto! È la dea della saggezza! È la dea migliore! Poseidone, invece? Quel pescatore incallito ha tentato di sedurmi per poi togliere il trono a Zeus! Ma dico io, perchè tutti mi vogliono in sposa? E Ade! Oh Ade! Ade non solo mi ha costretta a sposarlo! Oh no! Mi ha tradito e ha creato te!"
Puntò i suoi occhi su Nico.
"Tu e la tua stupida sorella che si è fatta uccidere da uno degli automi di Efesto!"
"Bianca si è sacrificata per noi!" Percy sguainò Vortice.
La terra intorno a Nico si spezzò.
Vi uscì un esercito di fantasmi che lo circondò.
"Non osare nominare mia sorella, dea" disse, con voce fredda quanto il ghiaccio.
Persefone fece un passo indietro.
Il figlio di Ade sapeva che non avrebbe potuto ucciderli direttamente, non senza incappare nell'ira dei loro genitori divini.
Il veleno era la sua unica speranza e lui l'aveva mandata in fumo.
"Non vincerete mai, Minosse è troppo forte" si limitò a dire "E tu, Nico Di Angelo, soffrirai molto più degli altri e molto prima di quanto credi"
E poi scomparve nel nulla.
"Nico?" una debole voce emerse dall'ombra "Nico? Sei proprio tu?"
Avete presente la sensazione di cadere nel vuoto quando si sogna?
All'improvviso ti senti senza peso e ti rendi conto di star precipitando.
Fu così che si sentì Nico di Angelo in quel momento.
Non è possibile, pensò.
Non avrebbe mai pensato di poter sentire di nuovo la voce di sua sorella.
Non avrebbe mai pensato di vederla di nuovo.
Ma Bianca era davvero lì.
"Bianca?" mormorò lui, senza fiato.
La figlia di Ade emerse dall'ombra, con un sorriso dipinto in viso.
Nico smise di ragionare.
Corse tra le braccia della sorella, senza nemmeno pensare al fatto che lei avrebbe potuto benissimo dissolversi tra le sue braccia.
Non aveva idea del perchè, nè voleva saperlo, ma Bianca rimase solida mentre la stringeva.
Era solida, eppure pareva magra come uno scheletro, sebbene a guardarla sembrasse in forma.
Ignorò tutti i pensieri logici di quel momento.
Inspirò il suo profumo, stringendola ancora di più.
Le lacrime cominciarono a scorrergli lungo le guance.
"Sei davvero qui..." esalò.
Bianca gli carezzò la schiena.
"Sono davvero qui" gli confermò "sei cresciuto così tanto..."
Si staccò da lui, osservandolo da capo a piedi con le mani sulle sue spalle.
"Mi sei mancato così tanto..." sussurrò, carezzandogli la guancia.
"Come..." s'intromise Percy "Come fai ad essere qui?"
Lei sorrise al figlio di Poseidone.
"Ciao Percy" gli disse.
Tornò poi a guardare Nico.
"Minosse mi ha concesso di uscire dagli Inferi con lui" spiegò "per tornare da te. Ma ad una condizione: devi lasciar perdere questa impresa. Lascia perdere tutto: l'impresa, il Campo... Non ti è mai importato del Campo, perchè dovrebbe importartene ora? Non è mai stato casa tua"
"Nico..." iniziò Percy, ma il figlio di Ade lo ignorò.
"Era l'ultimo posto in cui siamo stati insieme" rispose lui.
Bianca lo guardò e qualcosa passò nel suo sguardo per una frazione di secondo.
Sembrava una lastra di ghiaccio.
"Ma ora potremo essere di nuovo insieme" insistette "e sta volta per sempre. Vieni con me. Lascia che Minosse distrugga il Campo Mezzosangue. Troveremo una nuova casa, dove staremo finalmente insieme, come ai vecchi tempi"
Le parole morirono nella gola di Nico.
Quella non poteva essere sua sorella, perchè sua sorella non avrebbe mia fatto discorsi del genere.
Lasciare che Minosse distruggesse così tante vite? Che distruggesse il loro stesso padre?
"Minosse distruggerà la civiltà occidentale" ribattè "distruggerà l'intero pantheon greco"
"E allora? Ade ha mai fatto qualcosa per noi?"
"Mi ha offerto una casa, dopo la tua morte"
"Avrebbe potuto riportarmi in vita, lui è il signore degli Inferi. Invece non lo ha fatto. E sai perché? Perchè vuole che tu soffra, perchè non gli importa niente di te. Vuole che tu soffra, come ha sofferto lui"
"Bianca" la interruppe Annabeth "stai mentendo. Nessuno ha il potere di aprire le Porte della Morte, nemmeno Ade"
Bianca si voltò di scatto verso la figlia di Atena.
E Nico lo vide.
Il suo viso si trasformò in uno scheletro per una frazione di secondo.
All'improvviso sentì una presenza accanto a lui e qualcuno che gli prendeva la mano.
"Nico" la voce di Percy era ferma "Annabeth ha ragione. Io sono reale. La senti la mia mano che stringe la tua? La senti perchè sei reale. Mi dispiace tanto, ma Bianca non lo è"
Nico si voltò.
Percy lo guardava con i suoi occhi verde mare, che lo supplicavano di credergli.
Veni di via da lì, sembravano dire, allontanati da lei. Siamo noi la tua famiglia.
"Nico, per favore" disse Annabeth, con tono dolce "ascoltalo"
Il figlio di Ade tornò a guardare Bianca.
Achille e Patroclo lo accompagneranno
Salvandolo da un inganno
L'amica perduta a loro si mostrerà.
La profezia si riferiva a lei.
Perchè non poteva essere davvero sua sorella?
Avrebbe voluto così tanto non credere alle parole dei suoi amici e abbandonarsi alla familiarità di Bianca, all'illusione che comportava la sua figura, come i Troiani quando portarono il cavallo di legno dentro la rocca e sentirono le armi greche vibrare al suo interno, ma non si fermarono a controllare per paura della verità che ormai sospettavano.
Ma purtroppo quella non era Bianca.
Nico fece un passo indietro.
"Tu non sei mia sorella" disse, riuscendo a non far tremare la voce.
Si asciugò le lacime.
"Vattene via!" gridò.
Il sorriso di Bianca divenne scheletrico.
In realtà fu proprio la ragazza a diventare uno scheletro.
Era un eurynomos, uno di quei demoni che possono prendere le sembianze di altre persone.
Il solo pensiero che quell'essere avesse preso le sembianze di Bianca, avesse viaggiato nella sua mente e nei suoi ricordi, gli diede il volta-stomaco.
"Allontanatevi di lì" gridò Annabeth, con la voce che tremava.
Raramente Nico l'aveva sentita così spaventata.
Poi accadde tutto troppo velocemnete perchè potesse anche solo processare le informazioni.
Lo scheletro si scaraventò su Percy che lanciò un grido soffocato, colpendo anche il figlio di Ade che cadde a terra.
Battè la testa sul pavimento, tanto che la vista gli si offuscò.
Sentì in sottofondo Annabeth gridare disperata, mentre Percy e il mostro scomparivano nel nulla.

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