VII. Più forte del cuore

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Annabeth osservò Percy che posava una coperta sul corpo magro di Nico, che aveva finalmente ceduto alla stanchezza e si era addormentato, dando il cambio agli altri due semidei per il turno di guardia.
Quando si voltò, il figlio di Poseidone la vide sorridere e corrugò la fronte.
"Che c'è?" chiese, con un mezzo sorriso "Ho qualcosa in faccia?"
Annabeth scosse la testa.
"Niente" ripose "è solo che è bello vedere come ti prendi cura di Nico"
Percy sospirò, sedendosi accanto alla sua ragazza.
"Sono in debito con lui e lo sarò sempre" spiegò, con voce triste "avevo promesso che avrei protetto Bianca e lei è morta. Ora è mio dovere proteggere almeno lui"
"Nico sa cavarsela"
"Credi che non lo sappia? È che lo vedo un po' come il mio fratellino. Lui è solo, non ha più nessuno al mondo. Voglio esserci per lui, visto che per colpa mia Bianca non potrà farlo"
Annabeth osservò il semidio, pensando a quanto peso dovesse sentirsi sulle spalle.
E così lei stessa, e Nico per primo.
Forse tutti dovevano sorreggere un po' del peso del mondo.
C'era chi ne sorreggeva di più e chi ne sorreggeva di meno, ma tutti avevano un ruolo importante nell'aiutare Atlante.
"Mi stai guardando in modo strano" Percy fece un mezzo sorriso.
"Stavo pensando che questa è una delle cose che mi piacciono di te" la figlia di Atena arrossì leggermente, come sempre quando parlava di ciò che provava.
"Ce n'è più di una? Cavoli, allora mi ritengo fortunato"
La guardò, gli occhi che scintillavano.
"Mi dirai mai le altre?" le chiese.
Lei sorrise, scuotendo la testa.
"Sono un segreto"
"Ah, capisco"
Il figlio di Poseidone si sporse in avanti e la baciò piano.
Annabeth posò una mano sulla sua guancia, carezzandogliela.
"Quando hai capito che ti piacevo?" si fece coraggio a chiedergli, quando si staccarono.
Percy corrugò la fronte, riflettendo.
"Credo fosse stato quando il dottor Thorn ti aveva rapita" spiegò "Afrodite mi aveva messo la pulce nell'orecchio, dicendo che solo Grover, Talia e Zoe erano in quell'impresa per Artemide, e che io invece c'ero per te. E quando abbiamo ballato sull'Olimpo durante il solstizio di inverno... be', penso di averne avuto la conferma"
"Perciò mi hai costretto ad invitarti a vedere i fuochi del quattro luglio quando avresti potuto benissimo farlo tu? Sai, visto che già ti piacevo"
"Per questo ti ho detto di sì"
Annabeth fece una finta espressione arrabbiata, nascondendo un sorriso.
"Tu, invece?" le chiese lui.
"Ehm..." lei abbassò lo sguardo "all'inizio ti trovavo irritante"
"Grazie tante!"
Gli diede un bacio sulla guancia, veloce come il vento, per farsi perdonare.
"Poi, però, durante l'impresa per trovare la folgore, in qualche modo, ci siamo capiti. E alla fine dell'estate ho capito di avere una cotta per te"
"Wow, non l'avrei mai detto"
Annabeth scrollò le spalle.
"Sono brava a nascondere ciò che provo" mormorò.
Prcy le strinse la mano, guardandola seriamente negli occhi.
"Lo so"
Annabeth alzò il mento e incontrò le sue labbra, dolcemente.
"Solo..." lui fece poi un sorriso insicuro "se hai detto che avevi una cotta per me da quando avevamo dodici anni, perchè hai aspettato tanto per baciarmi?"
Lei gli diede un pugno sul braccio, con affetto.
"Perchè la mia testa è sempre stata più forte del mio cuore, Testa d'Alghe" replicò "fino a quando non ho giurato che mi sarei lasciata andare. Se mai avessi avuto un occasione con te, me la sarei presa"
"E l'hai fatto, sotto il Monte Sant'Elena"
"E visto che dopo sei praticamente esploso, penso di aver fatto bene"
Percy sorrise.
Poi il suo volto sbiancò all'improvviso.
Ananbeth si allarmò.
"Che succede?" chiese, posando una mano sull'elsa del pugnale che portava legato in vita alla cintura.
Le fece segno di stare in silenzio.
"Ascolta"
Lei si mise in ascolto, ma sentiva il suo cuore battere all'impazzata.
Poi lo udì.
Un ruggito.

***

I sogni non erano altro che ombre.
Si plasmavano a seconda dell'inconscio della persona in questione per formare luoghi, oggetti o persone che colui che sognava desiderava senza nemmeno saperlo.
Per questo Nico sapeva controllarli.
Certo, la maggior parte delle volte.
Dopotutto aveva dovuto imparare: fare sogni negli Inferi non era il massimo.
Purtroppo per lui, il Labirinto era più forte.
Nico si ritrovò a Creta, nel palazzo reale.
Minosse sedeva sul trono, in mano lo scettro che terminava con la conchiglia.
La sua espressione era di pura rabbia.
"È tutta colpa sua!" stava gridando "Quella stupida ragazza..."
"Calmati, per favore, stai parlando di nostra figlia"
La regina Pasifae sedeva immobile accanto a suo marito, il volto severo e pallido.
I capelli neri le ricadevano su una spalla intrecciati e la veste color porpora le metteva in risalto le curve.
Minosse si voltò a guardarla piccato.
"Ah ma davvero? Ora hai pietà per quella stupida mocciosa? Fino a questa mattina ti disperavi per quell'altro mostro"
"Certo! Io amavo Asterione! Piangevo per la sua morte e ce l'avevo con Arianna perchè ci aveva tradito! Mentre tu..."
Si alzò in piedi e puntò un dito artigliato verso l'uomo.
Una leggera aura dorata aveva cominciato ad avvolgerla.
"Tu invece pensi solamente al tuo tornaconto" concluse freddamente.
Gli occhi castani del re ebbero un fremito di paura.
Nico intuì che non era la prima volta che sua moglie – sorella di Circe – usava la magia in sua presenza.
Distolse quindi lo sguardo, rimanendo imbronciato.
"Atene non è più alla mia mercè, donna" disse "Creta non sarà più la potenza dell'Egeo, lo capisci? Siamo finiti. Tutto perchè Arianna si è invaghita di quel maledetto Teseo e ci ha traditi"
"Sapevi che sarebbe accaduto. Atene è destinata a diventare una potenza, più di Creta"
Minosse si voltò di scatto.
"E tu" sputò "che vanti di possedere le qualità di tuo padre, perchè non guardi cosa c'è nel mio futuro?"
"Vuoi davvero saperlo, re degli spettri?"
Nico fu bruscamente riportato alla realtà.
Si svegliò di soprassalto, scosso da qualcuno.
"Nico!" era la voce di Percy "Nico, svegliati!"
Il figlio di Ade si alzò di scatto e vide Annabeth che rimetteva in fretta e furia le coperte all'interno dello zaino.
"Cosa succede?" domandò.
Poi lo sentì.
Un tremendo ruggito gli perforò i timpani.
"E questo che diavolo è?" eslcamò.
"Un drago" rispose Annabeth, comparendo la fianco di Percy "e non sembra allegro"
"Non lo sono mai" il figlio di Poseidone sospirò "dobbiamo andarcene. Si sta avvicinando"
"Prendetemi per mano" impose Nico.
I due lo guardarono confusi.
"Nico, andrà tutto bene"
Annabeth gli mise una mano sulla spalla.
"Cosa? No!" lui arrossì, rendendosi conto di quello che la sua frase poteva implicare.
Lui non era un bambino spaventato che aveva bisogno di qualcuno che gli tenesse la mano, di qualcuno che lo proteggesse.
"Posso viaggiare nell'ombra" spiegò "portarci via di qui all'istante. Ma dovete toccarmi per venire con me"
"Oh no" mormorò Percy, tenendosi lo stomaco "il viaggio nell'ombra no"
"Andata" disse invece Annabeth.
Per tutta risposta afferrò la mano di Percy e poi quella di Nico, seguita mal volentieri dal figlio di Poseidone.
Nico chiuse gli occhi, nonostante sapesse di quanta forza ci fosse bisogno per trasportare più persone.
Ma non era quello a spaventarlo – di forza ne aveva più che a sufficienza – era il fatto che molto probabilmente lo sforzo lo avrebbe fatto svenire.
E, nel caso di un combattimento, non sarebbe stato affatto utile.
Ma non c'era tempo, ormai, il drago era sempre più vicino.
Si concentrò lo stesso, immaginando di essere un ombra.
Divennero fumo e furono trasportati via.
Ma il figlio di Ade capì subito che qualcosa era andato storto.
Una forza invisibile lo aveva trascinato durante il viaggio nell'ombra, prendendogli il controllo della situazione, come se avesse avuto un cappio legato al collo.
Quando riaprì gli occhi, erano caduti in trappola.

***

Il drago ruggì e un terribile fetore di carne putrefatta avvolse Percy.
Gli venne la nausea.
In qualche modo, il viaggio nell'ombra con Nico aveva solamente peggiorato la situazione, in quanto si erano ritrovati proprio di fronte al mostro.
"Percy!" udì Annabeth gridare.
Si voltò di scatto, giusto in tempo per vedere Nico che crollava senza sensi tra le braccia della figlia di Atena.
Il figlio di Poseidone trattenne un'imprecazione.
Estrasse Vortice dalla tasca dei pantaloni e le tolse il cappuccio, ritrovandosi in mano novanta centimetri di lama in bronzo celeste.
"Ehi, lucertola troppo cresciuta" la incitò "fatti sotto!"
Il drago caricò come un toro durante il rodeo, strisciando le zampe artigliate per terra.
Era il mostro più brutto che avesse mai visto.
Gli occhi erano un misto tra il verde e il giallo, così intensi che parevano incantarti se commettevi l'errore di rimanere troppo tempo a fissarli.
Dall'enorme bocca spuntavano tre file di zanne affilate, perchè una sola non bastava.
Per finire, il corpo squamoso era marrone come il fango e pareva avere bolle che si gonfiavano al massimo e poi scoppiavano.
"Delfine" mormorò Annabeth "Percy è Delfine!"
A Percy non sembrava un delfino, però non contraddisse la ragazza.
Partì all'attacco, la spada puntata in avanti.
Menò un fendente sulla gamba del drago, che produsse solo un mormorio.
Alzò una zampa enorme, ma Percy scartò di lato e fece una capriola per fuggire dalla traiettoria.
"Delfine era il drago di Tifone" spiegò Annabeth, improvvisamnete accanto a Percy, togliendosi il capello degli Yankees e tornando visibile.
"Questo spiega la gradezza" osservò l'altro.
La figlia di Atena spiccò un balzo e corse sotto il drago, cercando di trovare il suo punto debole tra le zampe.
"Tifone lo usò per sorvegliare Zeus quando era stato ferito durante la prima Guerra dei Titani" continuò, colpendolo al ventre "era impossibile da uccidere perfino per lui"
"Be' io non sono Zeus"
Il drago emise un ruggito enorme e con una zampata scacciò Annabeth.
La ragazza venne lanciata conto la parete e toccò terra con un gemito.
"Annabeth!" gridò Percy.
Lei alzò la testa a fatica, facendogli un cenno per dire che stava bene.
Aveva un brutto taglio in fronte e il suo pugnale era qualche metro più in là.
Percy si voltò e vide che Nico era ancora svenuto, in un angolo della grotta in cui erano.
Si voltò di nuovo verso il drago.
"Quindi sei l'animaletto di compagnia di Tifone eh?" lo schernì "Il ragazzone non se la passa molto bene sotto il Monte sant'Elena, sai?"
Gli occhi di Delfine brillarono, forse a sentire nominare il suo amato padrone.
Si scagliò contro Percy che prese a bersagliarla con affondi e fendenti, Vortice uno sprazzo di luce nell'oscurità della caverna.
Ringraziò mentalmente Achille e la sua benedizione, che gli permetteva di essere ancora vivo.
Doveva uccidere il drago, ma non aveva idea di qualche fosse il suo punto debole.
Ogni mostro ne aveva uno e lui doveva scoprire solo quale fosse quello di Delfine.
"Aspetta, ma quindi sei una lei?" chiese, ad un tratto.
Nemmeno a farlo apposta, il drago si fermò mentre stava per colpirlo con una zampa.
Inclinò la testa di lato, con aria scocciata, come a dire "Ma va?".
E in quel momento, Annabeth gli atterrò sul collo squamoso.
Delfine ruggì, dimenandosi e cercando di farla cadere.
Percy colse al volo l'occasione e lo colpì sul muso, staccandogli una parte di naso.
"Bleah" disse.
Alzò lo sguardo e vide Annabeth impugnare il suo pugnale, che doveva aver recuperato in qualche modo, e chinarlo con forza tra due squame.
Percy notò che esse erano di un marrone diverso rispetto al resto del corpo, come se tendessero al dorato, e quindi molto probabilmente erano il suo punto debole.
Delfine produsse un fioco gemito, mentre prendeva a barcollare.
"Annabeth!" gridò all'improvviso il figlio di Poseidone "Togliti da lì! Salta giù!"
Ora il drago barcollava pericolosamente rischiando di andare a sbattere contro le pareti della caverna e rischiando quindi di schiacciare la figlia di Atena.
Lei si alzò in piedi, ma barcollò.
Il sangue le colava dal taglio sulla fronte.
"Percy..." mormorò.
Il pugnale le cadde di mano e scivolò giù dal corpo di Delfine.
"Salta!" le gridò lui "Ti prendo, promesso"
Annabeth si voltò e vide che il drago stava per cadere definitivamente di lato.
Con le ultime forze, fece un salto.
Percy la prese al volo, ma l'impatto lo fece cadere a terra.
"Stai bene?" le chiese.
Annabeth era sporca di liquido squamoso, ma a parte il taglio in fronte pareva stare bene.
"Di Immortales!" rispose lei, mentre Delfine crollava di lato e spaccava la caverna.
Dopo qualche istante, il corpo del mostro divenne cenere e poi scomparve, tornando negli abissi del Tartaro, pronto per rigenerarsi.
"Quello è il cielo" disse ancora la figlia di Atena "Percy, quello è il mondo reale!"
In effetti, nel punto in cui la caverna si era spaccata si intravedeva uno sprazzo di azzurro.
"Forza, svegliamo Nico" disse Percy "e scopriamo in che parte degli Stati Uniti siamo finiti questa volta"

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