Capitolo Quattro

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Jimin si issò dal lettino e si mise seduto.
Guardò affondo negli occhi del ragazzo, e non vi trovò nessuna somiglianza con quelli da lui tanto odiati.
Jungkook non proferì parola.
Non trovò l'azzurro strano, nei suoi modi di fare.
Non lo trovò strano nemmeno quando prese a carezzargli il labbro inferiore, guardandolo come se stesse vedendo l'aurora boreale dal vivo.
Lo lasciò fare, fin quando Jimin non si sporse e vi lasciò un piccolo bacio.
Questo contatto, se pur minimo, scatenò una scossa elettrica in entrambi.
Come fossero attirati da una calamita, ambedue si avvicinarono facendo a gara a chi spingesse le lingue più a fondo.
L'azzurro amò l'odore di Jungkook,
oceano e grafite.
Gli si avvicinò sempre più, le gambe allacciate al busto e le mani tra i capelli.
Il tatuatore non riuscì più a staccare le dita dalla pelle liscia di Jimin.
Presi da un' incontenibile voglia di conoscersi l'un l'altro, nel modo più semplice e genuino possibile, Jungkook decise di portarlo nel proprio appartamento.
Quest'ultimo si trovava proprio sopra il negozio e vi si poteva accedere tramite una scala posta dietro una tenda.
Jimin, in braccio a Jungkook gemeva, mentre il moro gli baciava il collo e tentava di salire le scale.
Riuscirono ad arrivare al letto, entrambi oramai denudati
Jimin spinse Jungkook sul letto e vi si sedette sopra.
Non si lasciò preparare, non usò lubrificante e nemmeno saliva.
Spinse il membro del moro dentro la propria apertura.
Il tatuatore non se l'aspettava ma adorò l'audacia del giovane.
Le loro labbra erano incollate anche senza baciarsi.
Si respiravano reciprocamente.
Arrivarono al culmine.
Jimin portò il proprio viso nell'incavo del collo di Jungkook mentre quest'ultimo era ancora intento a riprendere fiato.
Andava tutto bene.
Fin quando Jungkook non sentì delle lacrime scorrere per il proprio petto.

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