Capitolo Undici

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L'aria gelata del mattino scheggiava la pelle del ragazzo mentre piano stringeva la mano del contrario per reggersi in piedi.
Jimin si sentiva stanco, ma soprattutto nostalgico di ciò che stava vivendo, ma che tra poco avrebbe dovuto lasciare.
Si sentiva stupido, perché era una sua decisione.
Jungkook avrebbe voluto farlo salire su quell'aereo e guardarlo volar via?
No.
Nemmeno lui avrebbe voluto.
Eppure qualche forza superiore lo spingeva verso quell'aereoporto, verso la sua vecchia vita.

Le lancette dell'orologio correvano veloci.
Jungkook non riusciva a lasciar andare Jimin.
Lo teneva stretto fra le sue braccia, come se fosse un piccolo bimbo appena smarrito.
Gli annusava i capelli, per imprimersi quell'odore di fragola nella mente, per poterlo risentire nei momenti di sconforto.
Gli baciava la testa, per sentire la morbidezza dei suoi capelli sulle labbra.
Gli carezzava il mignolo, lì dove poco tempo prima c'era stata la sua macchinetta.
Era distante da lui, un po' come se fosse già partito, come se già si trovasse dall'altra parte del globo.
Jimin sentì all'improvviso delle piccole gocce d'acqua scorrergli sul viso.
Alzò lo sguardo su di lui.
Vide la sua mascella contratta, il viso girato da tutt'altra parte.
"Kookie"
All'udire quella parola il moro scoppiò in un pianto disperato.
Si abbassò al livello del cuore di Jimin, posandogli la testa sopra.
Sentì quel battito meraviglioso, che gli fece tornare in mente le notti passate sdraiati sul suo letto.
Gli baciò il petto, coperto da una sottile maglietta bianca.
L'azzurro lo fece alzare un po', stringendogli il viso tra le mani.
Vide i suoi occhi grandi ed espressivi rossi e pieni di lacrime.
Il labbro stretto tra i denti, con l'inutile intento di trattenere gli spasmi dovuti al pianto.
"Sei sempre così bello" gli sussurrò vicino al viso.
Gli lasciò dei piccoli baci sul naso, sul mento, sulle guance, sulle labbra.
"Perdonami, perdonami se ti faccio questo"
sussurrò con le labbra incollate alla sua fronte.
"Perdonami se ti ho rovinato la vita, perdonami se per un'attimo ti ho potuto dare l'impressione di avertela migliorata"
Jungkook rimase colpito da quelle parole, tanto che rimise la sua figura in posizione eretta.
Fu il turno di Jimin questa volta ad appoggiare la testa contro il suo petto.
Inspirò quello odore di muschio e continuò a parlare.
"Devi perdonarmi se ti sto facendo questo, perché vederti così mi distrugge più di ogni altra cosa.
Vorrei passare la mia vita ascoltando la tua risata, o sentire i gemiti che fai, grazie a me.
Non vorrei mai sentirti piangere, mai.
Vorrei solamente che tu fossi felice, se poi lo fossi grazie a me penso che potrei toccare il paradiso con un dito."
Si fermò e guardò Jungkook negli occhi.
"Vorrei dirti di non aspettarmi, di andare avanti con la tua vita e dimenticarti di me"
Gli prese le mani e le strinse, come se stesse per rompergliele.
"Ma non è questo ciò che voglio.
Sono egoista? Forse è vero.
Ma ciò che ti sto chiedendo qui, in questo momento, mentre siamo circondati da centinaia di persone, come nostri testimoni, è di non dimenticarmi.
Pensa a me ogni giorno.
Guardati il mignolo, che ti sei tatuata da solo pensando a me.
Guarda la tua casa, dove abbiamo scopato in ogni angolo.
Guarda il lettino del negozio, dove ci siamo baciati per la prima volta.
Pensami, tienimi nella tua mente.
Perché sappi che è ciò che farò io, sempre.
Perché già mi manchi, mentre sono ancora tra le tue braccia.
Tornerò amore, te lo prometto."
Fu così che i due si lasciarono, con la promessa di ritrovarsi.

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