Capitolo Otto

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La ferita fresca ricoperta da quel sottile strato di pellicola era una tentazione per Jimin.
Avrebbe voluto strapparla via e toccare l'inchiostro color pece a mani nude.
Nonostante i suoi capricci diede retta alle premure di Jungkook.
Il tatuaggio impresso nella sua pelle lo trovava splendido, soprattutto perché fatto dal moro.
Mentre l'azzurro cercava di tenere a bada le mani, Jungkook sistemava la postazione tatuaggi, la quale poco prima era stata occupata dal turista.
All'improvviso uno scampanellio, suono tipico dell'entrata di un cliente, fece alzare i visi ad entrambi.
"Fratello!"
"Jaehyun!"
I due si abbracciarono sotto lo sguardo perplesso di Jimin e si diedero una strana stretta di mano, complessa agli occhi dell'altro.
"Come va? Ti ho portato del pollo fritto, è un cliente? Piacere Jaehyun, fratello di Jungkook" disse sorridendogli amichevolmente.
"No ecco, Jae siediti, non è proprio cliente cioè si più o meno" disse torcendosi le dita.
"C'hai scopato?" chiese con sguardo inquisitorio.
"JAEHYUN"
Jimin sentì le guance ardere e la mani iniziare lentamente a sudare.
"Uh Oh ho azzeccato, è proprio carino però Jk, anche troppo per te, sa parlare la nostra lingua?"
Jungkook annuì, lanciandogli occhiate di fuoco.
"Ops scusami fratellino"
L'azzurro decise di avanzare e presentarsi come si deve al fratello dell'altro.
"Jimin piacere"
"Piacere caro, fortuna che porto sempre da mangiare per 4 persone!"
Jungkook sorrise imbarazzato, mentre le guance gli si imporporavano.

Jimin si sentì forse per la prima volta nella sua vita un uomo.
Mangiò pollo fritto con le mani, ritrovandosele in fretta unte d'olio, bevve birra e ruttò come da manuale.
Sentiva che con Jungkook ogni parte di sé, ogni sua più piccola sfaccettatura, sarebbe potuta venir fuori senza essere giudicato.
I due fratelli giocarono alla PlayStation e Jimin si perse nel guardare i movimenti veloci delle dita affusolate di Jungkook.
Non si preoccupó più di tanto della presenza del fratello e si attaccó al braccio del tatuatore come un bimbo si attacca al seno della madre.
Sentì per la prima volta di avere una famiglia al suo fianco.
E nonostante, ogni sua particella all'unanimità gli inveisse contro di restare lì per sempre, sapeva che non era quello il suo posto.
O almeno, non in quel momento

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