CAP 1
Tutti mi guardano, mi osservano, mi studiano come se fossi " un cucchiaio in mezzo ad un set di forchette" per usare le parole della mia amica Penelope, per tutti Pen. Molto spesso credo che abbiano ragione ad osservarmi.
MI chiamo Zoe, ho 16 anni, capelli neri lunghi e mossi, occhi neri pece, ed ... sono incinta. Il mio bel pancione di 7 mesi comincia a farsi vedere e a trasparire dalle mie magliette, anche se larghe. Ogni sera lo osservo e non posso fare a meno di pensare che da quello che per molto tempo ho considerato un errore sarebbe nato qualcosa di unico: la vita. Cammino a testa alta, in quei corridoi affollati di ragazzi che parlottano e osservano il mio ventre. Tutti assorti, tutti distratti. Un controsenso per così dire. La luce delle lampade mi fa male agli occhi e il vociare alle orecchie. Arrivo alla fine di quel percorso e raggiungo la mia aula. Vado a sedermi in fondo ,dal momento che non c'è ancora nessuno e i posti sono tutti vuoti. Tirando fuori il libro di testo, mi accorgo che tra le pagine vi è ancora inserito il gambo si quella rosa, di quella rosa che mi aveva fatto credere nell'amore e che mi aveva spinto a commettere quell'azione che avrebbe pregiudicato tutto il mio futuro. Quanti ricordi legati a quel simbolo, le mille corse in moto, le mille risate con lui, Francesco, che aveva preso il mio cuore, l'aveva messo in trappola, e quando se ne era stufato avevo deciso di stritolarlo tra quelle mani che mi avevano abbracciata tante volte. Una lacrima mi solca il viso mentre ricordo e ripenso a quante cose sarebbero potute andare diversamente. Ma ormai pazienza, quello che è stato fatto è stato fatto, non si piange sul latte versato. Me lo ripeto sempre. La campanella interrompe i miei pensieri, e faccio appena in tempo ad asciugarmi il viso, che una calca umana arriva in classe. Tutti si siedono e Pen mi raggiunge, si siede accanto a me e mi sorride, con quel sorriso dolce e rassicurante che ho imparato ad amare. I capelli le ricadono morbidi sulle spalle e li sposta per poi tornare a guardare davanti a noi, dove il professore si è schiarito la gola. Tutti ammutoliscono e un ragazzo entra, si chiama Sean, dice il professore e ha la nostra età. "siediti la in fondo " indicando il posto libero davanti a me. Negli ultimi periodi sono diventata molto sensibile alla luce, e quella di questa mattina è particolarmente forte, anche se siamo al 12 di settembre. " Puoi chiudere leggermente la tenda?" chiedo a Sean, mentre il prof è intento a spiegare la filosofia di Aristotele, credo. " perché non ti alzi tu?" risponde con un tono arrogante e saccente, mentre si siede in modo molto scomposto sulla sedia, che cigola sotto il suo peso. Non mi faccio intimorire: in questi 7 mesi mi sono fatta le unghie. Mi alzo e appoggio una mano sul mio pancione come faccio solitamente quando cammino, nell'ultimo periodo. Giro la tenda e torno a sedermi, mentre sulla faccia di Sean fa largo un'espressione di stupore. Essendo nuovo ,quindi, non ne era a conoscenza. Continuo a seguire la lezione, che si protrae per molto molto tempo.
Suona la campanella, ed esco tra le prime , seguita da Pen che mi affianca e mi prende a braccetto. "Ehi, visto il nuovo arrivato?" mi sussurra mentre ci facciamo largo tra la mandria di ragazzi che sta raggiungendo la classe, dove ognuno seguirà la seconda ora di lezione. Tiro fuori dalla tasca l'orario scolastico e vedo che la prossima lezione , quella di chimica.
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Insieme, senza paura
RomanceTutti mi guardano, mi osservano, mi studiano come se fossi " un cucchiaio in mezzo ad un set di forchette" per usare le parole della mia amica Penelope, per tutti Pen. E penso che tutti quegli occhi abbiano ragione ad osservarmi...