Capitolo 8

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Bär Krüger fissò quella che era stata sua figlia con occhi che rigurgitavano terrore. La sua bocca si aprì in una O così perfetta da far invidia alle più esperte meretrici. Ebbe solo il tempo di inspirare.

La cosa scattò in avanti, tagliando il soffitto in diagonale come un ragno in fuga, il suo era un attacco. Un istante e fu all'altezza dell'uscio. Si contorse contro la parete e si lasciò cadere sulla schiena dell'uomo. Bär urlò. I denti i Friederika Krüger affondarono nella carne. Le grida dell'uomo divennero stridule mentre si dimenava per liberarsi dalla cosa che gli si teneva aggrappata.

La bestia restava incollata alla preda, le gambe attorcigliate attorno ai fianchi, le braccia a circondargli le spalle e le dita adunche che gli artigliavano il petto. Le zanne piantate tra il collo e la spalla.

Klinge osservava la camicia del locandiere tingersi di un rosso cupo mentre sotto le sue urla disperate scivolava un rumore viscido. Non era il succhiare ingordo del vampiro, né il ringhio rabbioso del licantorpo, era un suono ritmico e rivoltante, come qualcosa di spugnoso che venisse stretto e rilasciato.

Lo stomaco del cacciatore si contrasse. Lo stava masticando vivo!

«Lasciami!» Gemeva Bär. «Sono tuo padre!»

La cosa sollevò il volto lordo del sangue paterno. «Un tempo esigevate i miei baci.» La risata della posseduta tornò a risuonare dissonante. «Voi e quel prete maledetto, non lo ricordate?»

Klinge si alzò in piedi, mentre a pochi passi da lui, fuori dalla protezione del cerchio, Bär Krüger crollava sulle ginocchia e poi riverso a terra.

«Io non volevo...» La voce del locandiere era disperata, «non credevo...» patetica.

L'uomo cadde prono. La bestia si sollevò per un istante con un grido di esultanza e poi ripiombò in basso, affondando le fauci nella schiena dell'uomo, banchettando. Le urla ricominciarono.

Il Cacciatore assisteva a quell'osceno pasto senza muoversi. Restare all'interno del cerchio gli garantiva protezione ancora per un po' di tempo ma non era la paura a trattenerlo.

Il locandiere gli rivolse uno sguardo supplicante.

Con la mano sana l'Hexenjäger strinse l'elsa della spada conficcata in terra e la smosse. Quando fu pronto fece scivolare uno stivale sulla terra battuta fino a calpestare la linea tracciata col suo stesso sangue.

L'aria tremò. Il cerchio era spezzato. La bestia sollevò il volto cadaverico dal suo festino, la bocca atteggiata a un ghigno lurido. «Finalmente ti sei arreso, uomo di fede.»

Saul Klinge rimase immobile. In silenzio. Sperava in un attacco. La bestia infernale però non agiva con l'istinto dell'animale ma con la malizia del demonio.

Friederika Krüger lasciò il padre a singhiozzare in una pozza scura e viscosa e prese a spostarsi di lato. Muovendosi su quattro arti iniziò a descrivere un ampio arco, studiandolo.

«Ora non hai nulla a proteggerti.» Lo provocò.

«Dio è il mio scudo.»

L'indemoniata fece una smorfia di disgusto. «Uno scudo che protegge i lupi e su cui vengono immolati gli agnelli.»

Con un cenno del capo il Cacciatore indicò l'uomo a terra. «Lupi come quello?»

La cosa che era stata Friederika Krüger snudò i denti.

«Era tuo padre...»

Lei soffiò come un gatto inferocito.

«...l'hai ucciso.»

«Non è ancora morto,» strillò la creatura, «ma lo sarà, come merita!»

«Io sono il Signore, tuo Dio... Non avere altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine... Non ti prostrerai davanti a quelle cose.» La voce del cacciatore era profonda. «Onora tuo padre e tua madre.» Grave. «Non uccidere.» La guardò torvo. «Tre volte la legge di Dio ti condanna.»

La creatura sputò un grumo di sangue in terra. «È un padre colui che ti consegna al tuo aguzzino e si unisce a lui?» Le parole erano lame arroventate. «Dov'è il tuo dio mentre i suoi ministri seviziano gli innocenti?»

«L'arte del serpente è quella della menzogna.» Le ringhiò contro.

La ragazza, o la cosa che lo era stata, digrignò i denti come se fosse in preda a una insopprimibile frustrazione. «Il seme del dubbio è la verità!»

«Tu menti!» Il Cacciatore strattonò la spada lunga ma quella restò conficcata in terra. «Dannazione!»

Friederika Krüger colse quell'esitazione con un ghigno famelico e si avventò su di lui, le mani protese a ghermirlo, la bocca spalancata più di quanto fosse naturale.

Un sogghigno contorse il volto sfregiato di Klinge. L'uomo fece scattare il braccio sfilando la spada dal terreno mentre si lasciava scivolare su un ginocchio. La lama percorse una mezza luna verso l'alto. La Krüger lanciò uno strillo feroce e scartò di lato per non essere squartata.

Nell'istante in cui l'essere demoniaco lo superava, Saul Klinge afferrò con la mano sanguinante la spada corta che giaceva in terra. Scattò in piedi girandosi in un solo, fluido movimento, e colpì.

La lama tanto temuta dalla creatura la colpì alla schiena. Di piatto. Il Cacciatore sentì una scossa percorrergli il braccio e un calore di fornace sprigionarglisi nelle viscere. Un rivoltante sfrigolio annunciò una zaffata di carne bruciata. La cosa lanciò un urlo di dolore, ma il cacciatore non si lasciò impietosire. Lasciata la spada lunga afferrò l'elsa di quella più corta con entrambe le mano e premette con più forza.

La bestia ricadde in avanti, con un ululato di dolore. Saul le fu sopra, premendo il metallo sulla sua carne martoriata. La cosa si dimenò, si contorse, urlando e bestemmiando e maledicendolo e uralndo ancora. Finché la sua voce si spense, le convulsioni si acquietarono e Saul Klinge si trovò a schiacciare al suolo il corpo fragile e piagato di una ragazzina priva di sensi.

HEXENJÄGER - Il Cacciatore di StregheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora