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Margo e Jace decisero di fare come nulla fosse, infatti le mattine erano un susseguirsi di Lana Del Rey, ACDC, Guns 'n' roses, Kiss, Queen e tutti altri artisti che entrambi amavano; ballavano, cantavano e urlavano per dare fastidio ai vicini mentre cucinavano e preparavano la tavola.
Come facevano? Non si sa, fatto sta che non ne parlarono mai.
Il pomeriggio uscivano con gli altri, sopportavano le solite battutine, bevevano il solito caffè e poi Jace accompagnava Bethany a casa, Duncan scappava con Alsey in moto, Aaron e Marshall tornavano in skate entrambi insieme. E Margo? Margo aspettava che Jace tornasse per andare a casa.
La sera andavano a lavorare, tornavano la notte e fumavano per poi dormire facendo a turno tra divano e letto. Tutto era stabilito, quotidiano, abitudinario, era una stupida routine.

Una notte, dopo la solita giornata, Margo e Jace tornarono dal lavoro e tutto sembrava normale.
Erano le quatto di notte, entrambi dormivano per svegliarsi poco dopo come ormai erano abituati ; il telefono svegliò Jace.
Suonava insistente, allora scocciato rispose.
-Pronto?-
-Vieni al pub, ora provo a contattare anche la cameriera di cui non ricordo mai il nom...- Jace interruppe il capo.
-Margo, si chiama Margo e ci penso io a contattarla.-
-Non mi interessa, sbrigatevi e basta dato che mancate solo voi.- il capo attaccò la chiamata.
Jace si sfregò gli occhi e con tutta calma svegliò Margo, pensando dovessero solo fare degli straordinari insoliti.
Alle quattro e mezza erano già davanti al pub, ma ad aspettarli non c'erano solo il capo ed il personale bensì la polizia.
Entrano nel locale e vedono i nastri della polizia delimitare un'area, quella degli spogliatoi.
I due ragazzi erano stupefatti, perché c'era la polizia? Perché chiamarli nel mezzo della notte?
Margo provò a chiedere informazioni al capo, ma egli non gliele diede e si soffermò sul piano lavorativo.
-Fino a quando non finiranno le indagini e chiuderanno il caso, non venite; trovatevi un lavoretto, fatevi pagare dalle nonne per dar loro la mano quando attraversano, curate i bambini che sbavano quando i genitori non ci sono...non lo so, ma non venite qui. Non sono tenuto a dirvi altro.- 
Il capo era abbastanza scombussolato, quasi arrabbiato, se ne andò senza salutare e lasciò il personale alla polizia. Si avvicinò verso i ragazzi che lavoravano lì, un uomo sulla trentina alto e muscoloso, tatuato con qualche piercing... tutto sembrava meno che un detective.
-In questo momento siete tutti sospettati, perciò se avete informazioni, se eravate presenti, qualsiasi cosa ditemela ora.-
Margo si guardò intorno ancora ignara di tutto, come Jace.
-Qualcuno mi spiega cos'è successo?- disse sbuffando.
-Signorina, lei è arrivata da poco insieme al suo ''amico'', perciò non era qui quando è accaduto, dunque non ritengo necessario dirle ciò che è successo.- il detective pronunciò la parola ''amico'' squadrando Jace, come a dar per scontato che fosse più di un semplice amico.
-Non crede, ''detective''- riprese il tono Margo che venne rimproverata da Jace -che devo sapere per quale motivo non devo più venire a lavorare?-
Il detective ridacchiò.
-Non giochi a fare la ragazzina ribelle con me perché ci metto due secondi a portarla in centrale.-
-Non senza un movente.-
-Margo basta.- replicò Jace.
-Ascolta il tuo ''amico'' o qualunque cosa sia, non ha il coltello dalla parte del manico signorina.- il detective fece per andarsene ma Margo ribollì di rabbia.
-Li conosco quelli come lei sa? Abuso di potere.-
-Sono sicuro che io sappia fare il mio lavoro meglio di lei che fa, anzi faceva, la cameriera in un pub.-
-Suppongo che se lei è qui è perché c'è stato un omicidio ed io lavoro, anzi lavorerò, qui quindi potrei conoscere la vittima.-
Jace si guardò intorno e poi guardò Margo spaventato; picchiettò insistentemente sul braccio dell'amica aspettando che si girasse.
-Cosa vuoi?!- si alterò lei
-Margo...-
-Che c'è Jace? Cosa vuoi?-
-Dov'è la spogliarellista?-

MargoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora