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Connor la guardava con viso colpevole, come se avesse commesso qualcosa di irriparabile. Ció che era certo, è che c'era un motivo ben preciso per sparire senza dire nulla a nessuno.
Non diede spiegazioni, disse solo che a volte il cervello è complicato ed il cuore pure, di più.
Ha deciso di tornare solo perché qualcosa nel petto lo stava facendo esplodere, come se fosse senso del dovere. Tornare per Margo.
-Da quando ti ho messo quella coperta addosso, ho come un senso di protezione verso di te senza il quale non posso più vivere. Giuro Margo, non è amore io non provo niente. Hai presente l'imprinting?-
-Succede con gli animali, Connor.-
-Sì, ma sai ho parlato solo con Aaron in queste settimane. Mi ha aperto la mente. Succede per esempio tra gli uccelli, è pace e incanto avere un imprinting perché è un legame che puó essere filiale o sessuale. Ho capito che io ti proteggeró dal male, come se dovessi allevarti.-
-Come un fratello?-
Connor annuì.
-So tutto di Nastia, me l'ha detto Aaron che l'ha saputo da Jace. Quando tu eri in giro ad ubriacarti e stare male Jace usciva con gli altri e raccontava di te.-
-Quindi sei qui per?-
-Per difenderti dal male, se vuoi metterla sul poetico, altrimenti solo per essere la tua spelle se vuoi metterla sul marghese.-
Margo sorrise, la situazione era simpatica, ma percepì qualcosa di grande tra di loro che non si potrà cambiare nè scordare mai... nemmeno a volerlo.
Istintivamente lo abbracció, ma questo nulla toglieva a Jace.
-So che non prenderó il posto di Jace.-
-Non ci sono posti, non sono nè un cinema nè un teatro. Ci sono persone, tu sei speciale tanto quanto Jace. D'altronde sei il primo con cui mi sono sfogata tanto.-
Margo lo fece entrare per un bicchiere di ció che voleva lui, ma Connor voleva solo della birra.
Parlarono del più e del meno, come quando rivedi gli amici dell'estate e hai il bisogno di raccontare per filo e per segno ogni minuto passato nell'inverno freddo e buio.
Connor raccontó di essere stato nel Bronx, nella sua casa Natale; rivide i suoi amici d'infanzia, i suoi genitori e la sorella di dodici anni che quando la lasció ne aveva otto. Diceva che fosse bellissima, coi suoi capelli ricci e marroni, occhi da cerbiatto neri e guance da strapazzo.
Aveva bisogno di un incentivo per tornare, ogni giorno sentiva Aaron per telefono chiedendo spiegazioni.
-Ecco perché Aaron si è arrabbiato tanto con me quando ho detto che non è da te scappare.-
-Sì, avrei voluto scriverti per dirti di lasciarlo perdere, ma sapevo che l'avresti fatto comunque.-
Non era per niente logico, nulla di tutto ció, ma era bello cosí. L'istinto è prezioso oltre che bastardo, è come una luce che corre nel vuoto senza sapere quando finisce il buio. Per Margo era difficile credere che sarebbe stato possibile trovare un complice in quel disordine, ma la logica non è sincera. Ció che è possibile o non possibile secondo gli algoritmi della mente è anche ció che fotte il cervello, Margo quel giorno imparó che nella vita bisogna andare di petto.

MargoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora