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Margo ebbe come un lampo, si bloccò per un attimo e poi corse nella zona delimitata dai nastri gialli della polizia. Il detective le corse dietro nonostante Jace provò a bloccarlo da un braccio.
Quando entrò negli spogliatoi, vide un lago di sangue sulle piastrelle bianche e si bloccò di nuovo cadendo a terra in ginocchio; per fortuna il cadavere l'avevano già portato via.
Iniziò a piangere commiserandosi, singhiozzi e grida disperate per la sua ex ragazza e soprattutto amica. Si ricordò di quando litigarono fuori dal pub, di quando ballava mezza nuda sul palco mentre i signori sulla cinquantina la fissavano, la sua sensualità e il suo essere tremendamente razionale, si ricordò quanto tempo sprecò a non parlarle dopo la rottura della loro relazione, si ricordò della sensazione che ebbe quando la ritrovò.
A un certo punto si alzò da terra lentamente, si girò e camminando minacciosamente verso il detective iniziò a puntargli il dito contro urlandogli che avrebbe dovuto dirglielo, che era una sua amica, che ora è morta e che non tornerà più come se fosse colpa sua.
Il detective non rispose, le mise un braccio sulla spalla e in silenzio la portò dagli altri; Jace vedendola corse da lei spingendo via il detective, il quale non reagì.
Margo iniziò a gridare attirando l'attenzione di tutti i poliziotti lì presenti: -dovete trovare lo stronzo che l'ha fatto, fate il vostro fottuto lavoro e quando l'avrete finito io voglio sapere chi cazzo è.-
-Non possiamo permetterle di usare questo linguaggio.- disse una donna, che sembrava il capo delle indagini. Era bella, molto giovane sui venticinque.
-Non mi frega niente di quello che mi permettete di fare, io esigo che voi per una volta facciate bene il vostro lavoro di merda!-
-Ammanettatela.- rispose la donna.
Jace si buttò sull'agente che stava ammanettando Margo, il quale si girò e gli tirò una gomitata seguita da un pugno di Jace. Ammanettarono anche lui.
Vennero caricati su macchine diverse, Margo con il detective e Jace con la donna.
-Mi dispiace.- disse il detective dopo infiniti minuti di silenzio.
-Non è vero.-
-Come ti chiami?-
Margo non rispose, sbuffò.
-Bene, anonima giuro che mi dispiace davvero.-
Margo guardò gli occhi del detective nello specchietto e poi sputò, causando una risata da parte sua.
Arrivarono in centrale.

-Cosa facciamo qui?- chiese Margo
-Aggressione a pubblico ufficiale per lui e aggressione verbale a pubblico ufficiale per te.- rispose la donna
-Ma dai, non esiste nemmeno l'aggressione verbale.-
-Articolo 336 del codice penale: violenza o minaccia a un pubblico ufficiale. Rischi da sei mesi a tre anni.-
-Non ho minacciato nessuno.-
-Nel tuo caso è oltraggio a pubblico ufficiale, ma comunque non sono qui a spiegarti il mio lavoro.-
-Già, anche perché non me ne frega un cazzo dello sbirro.-
La donna se ne andò ridacchiando, il detective la guardò scuotendo la testa come se provasse compassione e poi seguì il suo capo.
Dopo qualche ora Jace fece cenno con la testa a Margo di guardare in fondo a sinistra, lei aggrottò le sopracciglia e poi capì e guardò: c'era il detective che discuteva con la donna.

Alle nove del mattino, dopo quattro ore dall'arresto, il detective andò verso i ragazzi e disse loro che erano liberi. Tolsero loro le manette, entrambi si toccarono i polsi e se ne andarono.
Margo si guardò indietro e vide il detective con le mani in tasca ed il suo lungo cappotto marrone farle l'occhiolino e sorridere, come a dire ''prego''.

MargoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora