Juliet's Point of View*
Mi sveglio nel cuore della notte. Di nuovo. Sento così freddo. Rabbrividisco e mi rendo conto di essere nella mia stanza segreta. Sto congelando.
Cerco di ignorare i flashback delle parolacce di Jason scuotendo il capo, mentre mi dirigo al piano di sotto, nella nostra stanza.
Posiziono la mia mano davanti lo scanner è una volta aver scannerizzato e riconosciuto le mie dita, la porta si apre davanti a me, facendomi entrare.
La prima cosa che noto è il letto: vuoto e perfettamente in ordine. Mi guarde attorno in cerca di Jason, finché non sento dei singhiozzi sommessi provenire dalla cabina armadio.
Mi incammino all'interno della piccola stanza e vedo Jason in piedi a guardare fuori dalla finestra. Noto che ha un bicchiere di scotch in una mano e la mezza bottiglia vuota nell'altra.
La luce della luna splende sul suo profilo è noto che il suo bel viso è rigato di lacrime. Mi si stringe il cuore a vederlo così. "Ho fatto una cazzata." Singhiozza. Si versa dell'altro scotch e se lo scola tutto d'un fiato.
Cammina piano verso di lui e sospiro. Gli avvolgo le braccia attorno alla vita da dietro e appoggio la fronte sulla sua schiena.
Jason lascia immediatamente la bottiglia e il bicchiere sul davanzale della finestra e intreccia le nostre dita, posizionandosele sullo stomaco tonico.
Scuote la testa e singhiozza più forte, stringendo la presa sulle mie dita. "Mi dispiace, piccola."
Non dico niente e gli stringo teneramente le mani. Si gira e io sono incantato dai suoi tristi e tempestosi occhi grigi.
Alzo le braccia e faccio il broncio. "Prendimi." Piagnucolo. Voglio stare tra le sue braccia anche se mi fa stare male.
Sorride attraverso i suoi occhi acquosi e mi prende in braccio. Gli avvolgo le gambe attorno alla vita e appoggio dolcemente il viso nel incavo del suo collo.
"Ti amo, piccola. Mi dispiace così tanto." Sussurra dolcemente.
Alzo il viso dal suo collo e guardo i suoi occhi. "Ti amo anch'io." Mormoro di rimando.
Sospiro nuovamente. Jason si incammina verso il letto e mi fa sedere su di esso. Ci sistemiamo sotto le coperte l'uno accanto all'altro, ma rimaniamo in silenzio.
Mi inumidisco le labbra e portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mi volto a guardarlo. "C-credi davvero che io sia un bambina stramba? E che sia per questo che non piaccio a nessuno?" Chiedo innocentemente, giocando con il tessuto della sua maglia.
Si irrigidisce, poi si sporge per afferrarmi il mento e fa in modo che io lo guardi negli occhi. Accarezza i lividi sulle mie guance e vedo i suoi occhi iniziare a lacrimare di nuovo.
"Non sei una bambina stramba." Risponde a voce bassa. "Sei la mia bambina ed è così che ti voglio." Dice sicuro. "Sarò il tuo Jay Jay e sarai la mia bambina, okay?"
Annuisco e socchiudendo gli occhi, mi accoccolo al suo petto. Ci addormentiamo lentamente, io ancora nel mio abito floreale e lui con quella maglia e quei pantaloni neri di oggi.
[•••]
Jason mi insegue in fondo al corridoio, le sue mani nella formazione del solletico, mentre io grido e ridacchio cercando di allontanarmi da lui.
"Torna qui, bimba demoniaca." Ringhia scherzosamente ed urlo, correndo giù per le scale.
Questa mattina l'ho svegliato stamattina con un secchio d'acqua ghiacciata. Dopo aver urlato come un matto e avermi vista ridere così tanto da cadere giù dal letto, ha iniziato ad inseguirmi per farmi il solletico.
"Mi dispiace, Jay!" Rido, correndo nel soggiorno.
"Oh, lo so." Sta quasi per prendermi, ma io corro più veloce e salto, superando il tavolino.
Il piccolo gruppo di membri della banda che è nel soggiorno si scambia uno sguardo e inizia a mormorare. L'unica voce che identifico è quella di Jordan.
"Se avessi mai parlato con la mia ragazza come ha fatto lui ieri, non mi parlerebbe per un mese minimo. Come cazzo lo fa?" Borbotta.
Capisco che Jason l'ha sentito dal suo sopracciglio inarcato. Per evitare che inizi una rissa, rallento e mi ritrovo proprio davanti a lui. Il suo sorriso ritorna mentre cadiamo a terra, lui sopra di me, e inizia a solleticarmi dappertutto.
Le mie urla e risatine riempiono la casa mentre continua a solleticare il mio collo. Colpo basso, lo sa che è il mio punto debole. Goccioline d'acqua provenienti dai suoi capelli mi cadono sul viso, il che mi fa ridere ancora di più.
Quando si ferma, i suoi capelli sono tutti arruffati e le sue piccole fossette sono visibili. Scoppio ancora a ridere per i suoi capelli e attacco le sue guance paffute con baci, proprio come avevo visto mia madre fare a mio padre diverse volte. Emette una risatina carina e mi sento quasi sciogliere, perché praticamente non ride mai.
Quando mi allontano, le sue guance sono di un rosa brillante e sorrido. Mi bacia con forza sulle labbra, ma teneramente, e mi lecca il labbro inferiore per l'ingresso. Dopo qualche secondo che ci stiamo baciando sul pavimento, appiccicati e bagnati fradici però, sentiamo diverse spiacevoli schiarite alla gola.
Allontanandomi, arrossisco di un rosso vivo e seppellisco la faccia nel collo di Jason quando vedo più della metà della banda in piedi intorno a noi.
I ragazzi sorridono, alcuni emettono diversi fischi e altri urlano cose strane tipo "Faglielo entrare, capo".Alzo il capo confusa. "Che cosa, Jay Jay?" Chiedo innocentemente.
I suoi occhi si spalancano e deglutisce mentre una risata odiosa e piena riempie la stanza.
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Obsidian (Italian Translation)
FanfictionSequel di Alien. Jason "Il Diavolo" McCann era un Obsidian. Juliet Rayne Bieber era un'Herokan. Cosa ci faceva la razza più problematica e cattiva con quella più pura, innocente e dolce? Gli Herokan e gli Obsidian solevano non mescolarsi. Ringrazio...