Start Together

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È questo ciò che fa e nessuno lo può più giudicare ne lui, ne il suo lavoro, ormai. È strano il modo in cui si è ridotto.Ma è successo e basta. Senza una risposta adeguata, e se c'è troppo problematica da capire. E nessuno può comprendere ciò che ha voluto fare. Nessuno può capire il suo dolore, per quel ragazzo. Nessuno può capire il disprezzo e tristezza verso i suoi genitori. Tutti lo definiscono troppo giovane - anche con i suoi venti anni compiuti - e inesperto per vedere cosa gli riserva il mondo. Cosa potrebbe accadere. Troppo piccolo per capire la tristezza. Gli dicevano che era troppo giovane per sapere cosa era la vita. Troppo piccolo per sapere la verità che si nasconde dietro a dei volti affaticati e tristi, di genitori tornati a casa. I loro problemi. Forse avevano ragione. Era troppo giovane per capire cose della vita... O forse. E forse il fatto di aver trovato suo padre appeso ad un cappio nella sua stanza vale abbastanza per capire le cose essenziali di questa fottuta vita. Aveva solo otto anni. Suo padre e sua madre significavano tutto per lui. Erano il suo respiro. La sua direzione verso una vita felice. Loro erano la sua felicità. Non aveva amici, troppo occupato a stare con suo padre... O così voleva credere. Sapeva che non aveva più amici dopo che Louis, se ne era andato. Era rimasto solo. Passava ogni pomeriggio con suo padre, mentre sua sorella se ne stava con le sue amiche o con sua madre. Sembrava andare tutto bene, sembrava essere tutto perfetto finchè con sua madre quella sera non rientrarono in casa. Quella sera aveva tante cose da raccontare a suo padre; il modo in cui aveva fatto tacere il bulletto della scuola, che lo aveva preso di mira, con un cazzotto dritto sul naso, come lui lo aveva consigliato; il nove ricevuto e meritato di matematica. Il tempo che gli aveva regalato, invece di andare a lavoro, era da vero padre. E lui lo amavo per questo. Ma quella notte, invece di correre in casa e andare nel suo ufficio, sedersi sulle sue gambe e raccontargli tutta la giornata di scuola... Lo trovò nella camera del piccolo, mentre era intento a posare il suo piccolo zaino. Era li, i piedi a penzolare, una fune intorno al collo, il viso viola ed una lettera sul letto. Sua madre rimase immobile. Pietrificata. Provò a chiamarla, a smuovere suo padre, perché per Harry, lui.. Gli aveva solo fatto uno scherzo. Rise e pianse allo stesso momento. D'altronde non avrebbe potuto abbandonarlo, lui lo amava più di qualunque altra cosa al mondo, glielo ripeteva sempre e gli diceva anche che non lo avrebbe lasciato mai più eppure l'aveva fatto.Cambiò scuola, sua madre cambiò del tutto e sua sorella mise su una maschera.Nessuno avrebbe dovuto sapere la verità, suo padre non si era suicidato perché in debito di soldi dovuti al gioco d'azzardo e problemi d'alcolismo, suo padre era morto in un incidente, per tutti suo padre se ne era andato in quel modo.Il cuore era stato rimpiazzato da una massa di ferro, ormai arrugginito. In una gabbia. E da quando Louis se ne era andato, suo padre era morto, e sua madre era scappata con sua sorella, il mio mondo se ne era andato. E ora tra quelle strade e fredde di Londra, era solo. Il suo cammino perso e le gambe lo portavano dove il destino gli permetteva di far spazio ai suoi pensieri... Da solo. Mentre la sua mente vagava tra i pensieri più oscuri. I momenti cattivi, buoni e felici. In questo momento si sentiva solo un errore, un errore di ortografia. Una doppia dove non ci va, un "fà" con l'accento. Un colpo di bianchetto e lui sparisce, come tutti gli errori. Il foglio resta bianco, pulito, e nessuno vede il dolore nascosto dietro quello strano bianco.Nessuno aveva mai visto il dolore che cercava di nascondere. Nessuno... Tranne Louis. Era stato il migliore amico perfetto, il fratello maggiore mai avuto. Un amore indefinito. Era stato un amore nascosto, sofferto e... Non ricambiato. La notizia della sua bisessualità non lo aveva fatto allontanare da lui. Solo qualche mese dopo, quando gli disse l'errore della sua vita. Un errore fin troppo bello. Quando gli disse, davanti alla sua porta di casa mentre l'acqua lo bagnava e il fiato corto per la corsa appena fatta, che lo amava gli aveva chiuso la porta in faccia. Lo aveva cacciato dalla sua vita. E aveva ridotto il suo cuore in un mucchio di frammenti di vetro rotti sul pavimento, che nessuno poteva aggiustare. Lui sapeva tutta la sua vita, tutta la verità. L'unico di cui poté mai fidarsi ciecamente. Si fidava di lui. Ed era troppo annebbiato dall'amore e dalla tristezza per rendersi conto di ciò che fece dopo. Il Serial killer non è un bellissimo lavoro, ma sapeva che nessun altro lavoro andava bene per se. Dopotutto rispettava il suo carattere; essere freddo con la gente, con scelte difficili. Non provare debolezza verso gli altri, o pena. Non provare nessuna emozione. Ma non sapevano che era ancora innamorato di Louis Tomlinson, e poi perché dovrebbero sapere? Ormai doveva ritenersi bravo a mantenere segreti... Ma dopo tutto non lo avrebbe più incontrato. Mai più, era una promessa fatta a se stesso. La cosa che non seppe mai, è il rumore di singhiozzi che uscivano da delle labbra sottili. Gli occhi troppo rossi per abbinarsi a quel colore così puro. L'azzurro; un pezzo di cielo che si era posizionato nei suoi occhi. Harry non seppe mai del pianto di Louis. Mai.

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