Un nuovo gioco

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Vuoi sempre provare cose nuove, spingerti oltre. Ti piace provare, giocare con me. Ogni volta facciamo un passo avanti, poi vai via come fosse niente. Vuoi scoprire tutte le mie fantasie ma non ti è mai interessato sapere cosa accade nel momento in cui chiudo la porta di casa alle tue spalle.
Siamo così diversi. Tu non conosci limiti, non hai inibizioni con me. Lo hai sottolineato tante volte. Dici "con te farei tutto" ed io mi illudo. Mi fai sentire speciale, ma in fin dei conti è solo sesso giusto?

Mi hai detto che potevo giocare con te, farti fare quello che volevo. Pensavo di non esserne in grado ma questo pomeriggio ho voglia di giocare, con te. Di sicuro ti immaginavi qualcosa di più estremo ma è la prima volta che conduco il gioco, sii paziente.

E così eccoci di nuovo nel mio appartamento, il teatro delle nostre perversioni. Ancora in piedi tu domini la stanza mentre io mi sento in imbarazzo nonostante tutte le volte in cui mi hai vista nuda, nelle posizioni più oscene. Ti dico che voglio fare qualcosa con te e sorridi. Ti piace l'idea. Mi affretto a bloccare le tue fantasie più estreme «niente di strano, non sperarci» già arrossisco e ridi «va bene, va bene. Che vuoi che faccia?».
«Intanto spogliati» mi piace guardarti come a te piace metterti in mostra. Mi mordo il labbro. È difficile continuare quel gioco e non pregarti di scoparmi all'istante. Mi guardi, lo capisci. Stai per dire qualcosa, magari vuoi prendermi in giro. Ti blocco poggiando le mie labbra sulle tue. Mi piace il tuo sapore, le labbra morbide e sottili, la tua mano tra i capelli che mi lancia mille scosse. A malincuore mi distacco «non ti ho detto che potevi parlare» cerco di apparire autoritaria. Inarchi le sopracciglia e sorridi leggermente. Vorresti rispondermi ma ho appena imposto la prima regola del nostro gioco.
Per prima cosa prendo una benda, te la metto sugli occhi. So che preferisci vedere ma le regole le decido io oggi. Sentire il tuo sguardo su di me renderebbe tutto più difficile.
«Spogliami». Sì, dentro di te stai imprecando. Sarebbe più facile se potessi vedermi, eppure ormai dovresti conoscere il mio corpo no?

Oggi sei costretto a spogliarmi lentamente, la solita irruenza non è possibile. Mi piace sentire le tue mani su di me tanto a lungo, che cercano il confine tra jeans e maglietta, che percorrono la schiena per raggiungere il reggiseno. Mancano pochi indumenti e non resisto. Ti bacio il collo, le spalle, il petto. Non mi stancherei mai del tuo sapore.
Per sfilarmi i jeans ti abbassi e dopo averli tolti la tua lingua percorre la coscia. Non ti ho detto di farlo. Dovrei fermarti, magari anche punirti, ma sei troppo sensuale mentre afferri gli slip con i denti e li porti via.
Non era questo che avevo in mente, ma ormai sei lì, in ginocchio davanti a me. Deglutisco a vuoto guardandoti, ti passo una mano tra i capelli. «Leccami» quasi lo sussurro, troppo imbarazzata. Apro leggermente le gambe ed è lì che ti insinui. Sono già oscenamente bagnata e la tua lingua peggiora la situazione. Oppure la migliora, dipende dai punti di vista.
Mi fai perdere la ragione, quasi mi cedono le gambe «le dita..» ordino gemendo e mi assecondi. Entri in me senza difficoltà, ti muovi veloce. Mi maledico per questo gioco. Vorrei sentirti dentro di me all'istante, invece devo aspettare. Voglio aspettare.
Ti dico di fermarti, di sederti sul letto e ti aiuto a farlo. Prima non avevi notato i nastri che ho preparato alla spalliera. Aspettavano i tuoi polsi ed eccoli. Con la schiena poggiata al muro e le braccia tese sembra quasi che tu stia chiedendo un abbraccio. Sappiamo entrambi che non sono gli abbracci ad interessarti.
Mi siedo su di te, mi muovo solo per farti sentire quanto io sia calda e bagnata. E lo sono per te, il mio Padrone. Per nessun altro. Mi diverto un po' a riempirti dei miei umori. Per questi giochi dopo me la farai pagare forse. Mi sfonderai fingendo di non avere riguardi, allargandomi il culo per spingerti ancora più in fondo. Forse lo farai, di sicuro mi piacerà.

Mi inginocchio tra le tue gambe, lentamente ti bacio le cosce. Ti tendi, impaziente. Finalmente ti assaporo e come mi aspettavo è il mio stesso sapore che mi riempi la bocca. Non te lo succhio come piace a te. Non ti faccio arrivare fino alla gola, se non per qualche istante. Oggi gioco come piace a me. Uso la lingua come un pennello, mi diverto a farti sentire sull'orlo di un piacere che non sai se ti concederò. Imprechi, tiri i nastri, sento che vorresti spingere il bacino verso di me e raggiungere il fondo della mia bocca. Rallento, mi ritraggo fino alla punta e smetti di ribellarti tanto. Allora ti faccio affondare qualche istante, come un premio.
È il caso di fermarmi ora o la tua vendetta di oggi mi impedirà di camminare domani. Mi sollevo, mi siedo su di te e ti bacio. Non smetterei mai.
«Hai tre scelte» ti dico piano «la prima è che io mi alzi, ti lascia qui e vada a prendermi qualcosa da bere. E magari prendo qualcosa anche per te..».
«La seconda è che io mi sollevi leggermente» mentre parlo metto in atto le mie parole «prenda il tuo cazzo e ti faccia entrare in me» gemo quando finalmente mi riempi. Arrivi fino a punti che credevo sconosciuti e emetti quei versi eccitati che tanto mi piacciono. «Se mi muovo così non ci metto molto a venire» ti dico iniziando a scoparti, trattenendomi ancora «e se starò godendo tanto potrei toglierti la benda». Mi fermo anche se involontariamente mi stringo a tratti attorno al tuo cazzo facendo gemere entrambi.
«La terza è che ti sciolga le mani e potresti scoparmi la bocca come piace a te, niente più giochi».
Controvoglia ti faccio uscire, sedendomi però subito sul tuo membro, sentendolo teso tra le mie gambe. «Io ti consiglio la prima..» dico sorridendo.
Sollevi le sopracciglia divertito «Ah sì? E cosa mi faresti bere?». Speri nel gioco che tu definisci malato. Io non l'ho mai ritenuto tale. «Se te lo dico che gusto c'è». Sorridi, ci pensi. Ti lecco il lobo, ti tendi. «Cazzo.. scelgo la prima..». Ti starai maledicendo. Avresti dovuto scegliere la terza.
«Mi ero scordata un dettaglio» mi alzo e anche se non puoi vedermi volti istintivamente la testa verso di me. Torno dopo qualche attimo e ti metto un vibratore ad anello. Non capisci subito cosa sia, senti solo la gomma che ti circonda finché non lo accendo e serri le labbra trattenendo un gemito. Vorresti darmi della stronza, magari avresti ragione. Eppure tu hai fatto di peggio.

Vado in salone, bevo quasi un litro d'acqua in pochi minuti. Controllo il telefono, aspetto un po'. Quando sarai libero mi lascerai dei segni che rimarranno giorni. Sorrido a quel pensiero, metto della musica che risuona per casa. Silenziosa mi avvicino alla stanza e tu non puoi sapere che ti sto osservando. Devo controllare la mia opera no?
Non cerchi di liberarti. Forse ci hai provato e non ci sei riuscito, forse vuoi stare al gioco, forse ci hai provato solo debolmente. Hai la testa abbandonata sul muro, fai respiri profondi. L'erezione non ti è passata, come avevo sperato. Non so se mi eccita di più sapere che tu ti sia completamente abbandonato a me o immaginare cosa mi farai quando riprenderai il controllo.
Sospiri rumorosamente ed imprechi di nuovo. Farai cadere il cielo se continui a quel modo. Chiami il mio nome a voce alta. Non sai che sono a pochi passi, vuoi che ti senta. Devo trattenere una risata per non farmi scoprire. Mi chiami ancora e ti ignoro. È passato abbastanza tempo e devo andare in bagno. Ti avevo promesso qualcosa da bere infondo.
Prendo una bottiglia piccola e non la riempio tutta. Sul letto non possiamo fare molto e non oso slegarti per portarti in doccia. Mi apriresti il culo prima ancora di liberarti entrambe le braccia.

Non posso credere quanto ormai quel gioco malato mi sia naturale. L'avevo sempre considerato un mio limite. Non mi interessava ed era sporco, quasi nauseante. Anni di convinzioni erano cambiate in pochi secondi nel momento in cui tu me lo hai proposto. Ti ho immaginato in piedi, davanti a me, il cazzo in mano e quel liquido caldo piovermi addosso. E subito l'ho trovato eccitante. È impensabile l'effetto che mi fai, non riesco a concepirlo. Tu la chiami chimica, io non saprei come definirlo. Ho un'unica certezza. Tu mi farai impazzire.
Torno da te finalmente. Saranno passati solo dieci minuti e forse a te sono sembrate ore. Appena mi senti sollevi la testa dal muro «sei una stronza». Rido, alla fine l'hai detto. Non so quanto ti aiuti tuttavia.
«Ah si? E io che ti avevo portato qualcosa..».
«Davvero?» sento la tua eccitazione nella voce. «Si. Non dovrei dartela vista la tua accoglienza ma sarò gentile». Mi siedo accanto a te e avvicino un bicchiere, ti aiuto guidando le tue labbra. Ne bevi due sorsi e ridi «stronza, è solo acqua».
«Se non mi avessi dato della stronza sarebbe stato altro». Ti bacio, mordo piano il collo, ti succhio ancora il cazzo perché mi piace, non per te. Tu ormai vuoi altro, stai scalpitando. E allora ti accontento e mi penetro ancora. Mi senti prendere qualcosa e non capisci. Porto finalmente quella bottiglia alle tue labbra e realizzi subito che non è più acqua. Non sarebbe tiepida altrimenti. Sorridi e dentro di me ti sento ancor più eccitato. Mi muovo, ormai anche io sono al limite della sopportazione. E vederti bere qualcosa che pochi minuti fa era dentro di me, in quel modo così osceno, la bocca aperta, mi fa perdere ogni volontà. Ne resta solo una, quella di sentire quanto in profondità puoi entrare.
Ti colano delle gocce e le lecco dal tuo viso, ci baciamo, sento il mio sapore. Adoro sentirti in quel modo. Lancio la bottiglia da qualche parte, non mi interessa più.

«Ferma». Ci metto qualche istante a recepire il messaggio, ti ascolto. Ti guardo preoccupata, temendo di aver fatto qualcosa di sbagliato, che qualcosa non vada. Invece trovo la tua espressione ferma, le labbra dritte «togli la benda. Ora».
Non serve guardarti negli occhi per capire. Non so se è la tua voce, il tuo tono, le parole che hai usato. Qualcosa scatta in me e devo ubbidire. Non mi importa del gioco e che mi avevi permesso di fare di te ciò che volessi. Eseguo, subito.
I tuoi occhi sono come li aspettavo. Quasi neri, fermi, penetranti, imperiosi. Non potrei mai contraddirti se mi guardi così.
«Scioglimi» deglutisco sonoramente e lo faccio. Tu senti come mi sto eccitando, sei ancora dentro di me infondo. Non smetti di fissarmi neanche un istante e appena ti libero totalmente la tua mano mi raggiunge il collo. Non dici una parola mentre finalmente percorri il mio corpo con prepotenza. Per quanto sia stato divertente saperti al mio volere, niente può essere paragonato a questa sensazione. Ora mi sento tua, piegata alla tua forza, alla tua volontà, alle tue fantasie. Mi sento il centro del tuo desiderio e tremo per l'eccitazione.

Non esci da me, semplicemente ti sollevi fino a ribaltarci e spingermi sotto di te. Affondi, ti fai sentire. Non è abbastanza. Porti le mie gambe sulle tue spalle e spingi ancora. Non ce la fai più a trattenerti e non hai motivi per farlo. Adoro sentirti gemere in quel modo gutturale, animalesco. Una mano mi circonda la gola senza stringere, l'altra gioca con il mio clitoride e mi fa urlare.
Non resisto più, sento sempre più caldo, il viso mi brucia. Te ne accorgi. D'altronde non hai smesso un istante di guardarmi. «Veniamo insieme, vero kitty?». Annuisco «sì Padrone..» mormoro tra i gemiti. Mi scopi con ancora più forza, ti abbatti su di me come una tempesta. Invoco un Dio che non so se esista mentre l'orgasmo ci attraversa. Mentre esplodi in me sei tu il mio Dio e ti guardo adorante, sentendo gli ultimi tremiti percorrermi.
Mi stringi a te e potrei morire in quell'attimo, con la mente totalmente vuota ed ogni mio senso riempito da te. Mi piaci troppo. Mi farai impazzire.

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