Vendetta

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Mi leghi a letto. Da quanto lo stavo aspettando? Oggi faremo tutto quello di cui abbiamo parlato negli ultimi giorni. Almeno proveremo. Le ore sono sempre troppe poche con te e prima ancora che mi affezioni sei già scomparso, lontano chilometri. Ora però sei davanti a me e mi chiedi dove sono i miei giochi.
Pensandoci bene sarebbe stato meglio se li avessi preparati prima del tuo arrivo. Ti do istruzioni, ti indico una scatola da cercare.
«Non pensare malissimo quando la vedi..» è quasi una preghiera imbarazzata.

Sì, avrei dovuto mettere quei giochi sul comodino prima del tuo arrivo. Purtroppo tutti i miei pensieri erano rivolti alle tue labbra.
Perché adesso hai tolto il coperchio e sgrani gli occhi. Trovi tanti completi in pizzo, calze, di cui molte strappate, ricordi.
Ricordi collezionati negli anni con l'uomo che c'è stato prima di te. Ti corrode, lo vedo. Mi starai immaginando vestita a quel modo sotto le mani di un altro. Temo che la mia punizione si sia appena aggravata.
Mi guardi di nuovo, con una luce diversa. Stupito, divertito, arrabbiato. La mia posizione è precaria ora. Sono letteralmente nelle tue mani, considerando che le mie sono inchiodate alla testata del letto e ogni movimento mi è precluso. Una via di fuga non esiste.
In fondo però una fuga da te non l'ho mai cercata.

Prendi la coda folta e soffice che abbiamo scelto assieme. La paura quasi scompare vedendoti tanto affascinante, con la schiena ritta, senza maglia e con quei pantaloni che ti circondano alla perfezione le gambe snelle. I tuoi occhi però minacciano.
Forse odi tanto quell'uomo perché sai che l'ho visto anche dopo averti incontrato, dopo essere diventata tua. Ma non sono la tua ragazza, sono solo la tua puttana quindi non puoi dire nulla se condivido il letto con altri. Se solo sapessi che voglio solo te.

In questo momento però non lo sai, vuoi vendetta. Vuoi punirmi perché non ti appartengo.
Ti contraddici da solo, amore. Non so più quale sia la verità, quali siano i tuoi sentimenti.
Ce li hai almeno, dei sentimenti?
Non posso saperlo ma una cosa mi è chiara. Ora mi stai odiando.

Mi fai voltare e sollevare il bacino, mi espongo a te. Prendi l'olio, lo passi sul plug e sul mio culo. Capisco solo a quel punto che non mi preparerai in altro modo. Sgrano gli occhi. Quel plug è troppo grosso per me, lo sai. Ti ho detto che avresti dovuto usare prima qualcosa di più piccolo.
Spingi invece quell'oggetto freddo ed io gemo, ti dico di aspettare. Mi passi una mano sulla schiena, ti avvicini dolcemente, mi baci la spalla «no piccola. Rilassati».
Come alle bestie sussurri dolcemente prima del colpo fatale.

Ci provo, respiro. Entra in me e brucia. Serro le labbra, mi contraggo per il dolore. «Fa male» ti dico sommessamente. Mi manca il fiato.
Odio questa sensazione. Un'invasione a cui non ho scampo e un dolore che sembra non voler finire. Uno schiaffo sulla natica mi spinge ancor più sul cuscino «lo so» dici duro, imperturbabile.

Ti guardo, per la prima volta intimidita da te. In qualche modo però il bruciore affievolisce, i muscoli cedono. Non soddisfatto allora lo muovi, forzi l'anello stretto, modelli il mio corpo per te. Gemo ad ogni movimento, affondi le unghie nel fianco, le trascini fino ai glutei. Spero che quei segni rimangano. Mi faranno compagnia quando tu sarai fuggito un'altra volta.
Smetto di soffrire e allora ti fermi. Un altro colpo, come per ricordarmi di stare al mio posto. Nuda, schiacciata nel cuscino, aperta a te e alle tue fantasie.

Non può bastare. So che la mia punizione è ancora da scontare. Questa è stata solo un'aggiunta dettata dalla scoperta di tutti quei ricordi conservati per mesi. Non credevi che fossi stata così puttana anche con lui. Avevi vestito d'innocenza tutti i rapporti avuti prima di te. Scoprire che ti sei sbagliato ti ha bruciato come il plug ha bruciato me.
Ora invece devo scontare per ciò di cui avevamo parlato, per essermi fatta scopare da qualcuno che non fossi tu.

Ti sfili la cinta. Userai quella? No, me la passi attorno al collo. La stringi e mi innamoro di quella sensazione. È inebriante sentire quell'oggetto tanto personale, che contiene la tua essenza, stretto sulla pelle eccitata.
Urla sei mia. Vorrei tenerla lì per sempre.

Ti vedo tornare verso di me con una bacchetta. Da dove diavolo è uscita?
Ma che dico, non mi importa. Non me ne curo perché la usi per accarezzarmi le natiche sollevandomi la coda, raggiungi le cosce. Lì arriva la prima sferzata. Mi strappi il primo lamento. E lo segue il secondo ,il terzo, il quarto.. perdo il conto. Dove mi hai colpita? Non lo so, ovunque forse. Bruciano i glutei prominenti, le cosce pallide.
Immagino il mio corpo intervallato da segni rossi.

Io lo immagino, tu invece lo guardi, lo contempli, lo accarezzi e mi colpisci ancora con la mano aperta.
La stessa mano si insinua nel mio sesso e sorridi trovandolo tanto caldo e bagnato, gli umori che ti colano sulle dita. Ne infili due senza trovare resistenza, ti muovi veloce e liberi i miei primi versi di piacere.
Assecondo ogni movimento cercando quella soddisfazione che non ho da troppo tempo. Ho i brividi pensando che finalmente sei di nuovo dentro di me.
Sadico mi lasci vuota ancora una volta. Ti lecchi le dita guardandomi negli occhi, mi provochi. Non serve amore. Lo sai, vedi quanto io stia fremendo per essere tua. Prendimi.

Senza grazia mi privi della coda, la getti sul pavimento. Entri tu al suo posto. Non mi dai il tempo di pensare, di goderne, di abituarmi. Esci ed entri ancora. Anche se il plug mi ha preparata non è paragonabile.
Tu scavi molto più a fondo, spingi con molta più forza. Ti dico di aspettare. Tiri la cinta facendomi sollevare il viso e mi baci. Non ti fermi ma i tuoi movimenti sono ancora lenti, misurati.
Ancora una volta il mio corpo cede a te, si adatta. Lo senti, mi chiedi se provo dolore.
No. No amore, ne godo quanto te.
Ti prego spingi ancora, più forte, raggiungimi l'anima, straziami dall'interno. Fottimi come solo tu puoi fare, come voglio lo faccia solo tu. Possiedimi.

Ed ecco il calore che sale, mi raggiunge le orecchie che vanno a fuoco. Mi fai stendere su un fianco. Vuoi guardarmi. Mi sollevi la gamba, la poggi al tuo petto e vai ancora più a fondo. Quando le tue dita giocano sul clitoride gonfio non resisto. Riesco solo a gemere per il piacere, a contorcermi sotto di te. Guardandomi bruciare esplodi dentro di me, le labbra serrate, la mascella tesa.

Vorrei dirti di restare così, immobile.
Vorrei che questa sensazione duri in eterno.
Vorrei che fossimo per sempre noi due soltanto, sospesi in questo momento.

Le parole però si bloccano, il tempo scorre, il battito diminuisce, tu ti allontani, l'odore scompare, il calore si raffredda, l'emozione passa, l'eccitazione scende.
Tutto scorre inesorabile, troppo in fretta. Riavvolgiamo il nastro.
Abbracciami, ti prego. È così che blocchiamo il tempo ed ogni cosa, almeno per qualche minuto. Io e te, immobili.

Più tardi ricominceremo ad amarci, più tardi ancora saremo soli. Rivivrò queste ore, vedrò te nei segni sul mio corpo, ti sentirò nel dolore quando sarò seduta. Sorriderò. Sognerò la prossima volta. Sarò tua, anche quando non ci sarai.

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