Chapter 3

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*People change like seasons does*

Dopo quella cena gli animi si sono calmati, non andavano d'accordo, no quello no, ma si evitavano e la cosa parve aiutare almeno i primi due giorni fino a quando la ragazza non decise di esplorare la casa finendo nella stanza del ragazzo senza rendersi conto della presenza dell'altro nel bagno accanto.
Controllò nei luoghi più nascosti, cassetti, armadi e per finire sotto al letto, ma quando alzò lo sguardo si trovò davanti un paio di scarpe nere e lucide, le afferrò il braccio e con poca grazia la fece alzare da terra, proprio come una tempesta di neve gli occhi del ragazzo la scrutavano furiosi.
«Cosa ci fai qui» parlò senza lasciarle il braccio mentre lei provava ad allontanarsi non riuscendoci, perché si sa che le tempeste non puoi fermarle in nessun modo.
«Il mio lavoro» rispose senza abbassare lo sguardo, perché davanti a lui non l'avrebbe mai fatto, era troppo orgogliosa, come la primavera.

La primavera è l'unione di due termini, prima e vera. Tutti sanno il significato della prima, ma non della seconda.
Vera potrebbe derivare da Vas il che vuol dire "splendere" oppure "ardere" e ora penserete "la solita ragazza dolce e carina, piena di vita e colore" ma non potreste sbagliarvi di più.
La Primavera è una delle stagioni più piacevoli ma è anche la più imprevedibile, può esserci il giorno più soleggiato della stagione e il giorno dopo la tempesta più brutta che abbiate mai visto. Questa stagione è bella solo all'apparenza, allergie, vespe e tempo mai certo. Perciò quando qualcuno dirà che la Primavera è il periodo più bello e luminoso ricordate che ogni stagione ha i suoi pregi e i suoi difetti e che non puoi scegliere quale farti piacere e quale no, un po' come quando ci si innamora, non puoi scegliere tu di chi innamorarti.

«Il tuo lavoro? Tu devi verificare che non uccida qualcuno non quello che ho nella stanza. Non entrare mai più qui, il tuo Sanguesporco contamina l'aria.» lei si prendeva gioco di lui e lui voleva ferirla con quella parola, vederla crollare e mandare via ogni spruzzo di gioia da quelle iridi d'orate che lo infastidivano terribilmente. Ma non sapeva il ragazzo di trovarsi davanti ad una primavera in tempesta e quella parola non la ferì, non all'apparenza almeno.
«Utilizzi ancora quella parola come se valesse qualcosa ma non ti sei mai reso conto che in realtà è solo un insieme di lettere prive di significato che ti fanno sentire potente solo perché la tua anima è vuota come loro. Finirai ad Azkaban e la tua famiglia pagherà per tutto ciò che ha fatto.» sputando quel disprezzo in faccia al ragazzo non si rese conto dello sguardo rabbuiato che aveva attraversato gli occhi di quell'algido ragazzo.
«Granger non m'interessa cosa pensi di me, non mi interessa perché sei qui o se giri per casa cercando qualcosa. L'unica cosa di cui mi importa è che non tocchi mia madre né tu, né Potter, né quegli inetti degli Auror, ha già sofferto abbastanza» la ragazza rise sguaiatamente cercando ancora di staccarsi da lui ma la sua presa era ferrea attorno al suo braccio.
«Sofferto abbastanza!? Lei non ha perso un figlio, un fratello o un amico caro! Lei non ha dovuto lottare per qualcosa o combattere perché lei come te e tuo padre, è scappata via come una codarda. Perché è questo che siete voi Malfoy no!? Dei codardi» parole terribili che arrivarono dritte al destinatario che in quel momento voleva lasciare il braccio alla Grifona e prenderla a schiaffi, ma non lo fece, lui era pur sempre un signore e non avrebbe mai e poi mai alzato le mani su una donna.
«Tu non sai come sono andate le cose. Ha perso sua sorella, suo marito e ha rischiato di perdere me, suo figlio. Ma a te che importa vero? Decantate tanto di essere eroi e di lottare per quel che è giusto ma alla prima occasione voltate le spalle a chi ha non ha avuto modo di scegliere. Quindi Salvatrice del Mondo Magico, la prossima volta che firmerai un autografo ricordati che hai voltato le spalle a qualcuno solo per dei pregiudizi.» la riccia si sentì colpita da quelle parole così si scostò da Draco e andò via il più velocemente possibile da lì arrivando nel grande Salone dove Narcissa Malfoy stava tranquillamente seduta sorseggiando il suo tea.

«Hermione cara, siediti parla un po'con me.» vedendo la ragazza reticente sorrise amaramente e continuò a parlare.
«Non è avvelenato, avanti siediti. Per Favore» e così la ragazza si sedette a conversare con la donna.
«So di non esserti particolarmente a genio ma dovremmo convivere per ben due mesi qui e vorrei almeno provare a costruire un rapporto civile.» disse calma e tranquilla sorseggiando la sua tazza di tea caldo.
Era tranquilla e impassibile ma solo all'apparenza, in realtà quella donna all'interno era una valanga di dubbi e una tempesta batteva perennemente nel suo cuore, un po' come l'inverno, all'apparenza freddo e tranquillo ma pieno di venti gelidi, tempeste e anche sorprese meravigliose e terribili come la neve.
Ecco in quel momento per la ragazza Narcissa Malfoy fu la neve.
La neve simbolicamente è associata alla rigidità, al freddo e tetro paesaggio invernale che porta solitamente angoscia e tristezza. Ma voi miei cari lettori dovete sapere che la giovane riccia non aveva mai associato nessuno di questi pensieri alla neve.
Per lei era uno spettacolo meraviglioso pieno di paesaggi bellissimi completamente bianchi e puri, puliti, innocenti e Narcissa in quel momento stava provando ad essere così. Dolce, sincera e pura come la neve.
«Posso confessarti una cosa? Magari così ti sarà più facile fidarti di me»
La riccia la guardò dubbiosa, come ci si può fidare dell'inverno sapendo benissimo che da un momento all'altro un fulmine potrà colpirti dritta in testa e tu non potrai far niente se non restare folgorata? Ma comunque Hermione annuì e la lasciò proseguire sorseggiando attentamente una tazza di tea.
«Per prima cosa mi dispiace, Draco non è mai stato molto...espansivo quando si parla di sentimenti, ma non è un ragazzo cattivo. È un ragazzo cresciuto con una cattiva influenza e me ne rammarico. Io ci ho provato, ho provato a dargli tutto l'amore di cui necessitava ma a quanto pare non era abbastanza da contrastare Lucius e i suoi ideali da perfetto Malfoy. Avrei voluto un altro figlio sai, per fargli compagnia, per dimostrargli che non sarebbe mai stato solo ma già prima di lui persi - si fermò distogliendo per qualche secondo gli occhi da quelli della ragazza, respirò a fondo e ricominciò - persi tre bambini. Lucius era furioso e quando vidi che la gravidanza con Draco stava procedendo in modo perfetto capì, lui era ed è la mia vita, la mia felicità, il mio dolce bambino, ti sto raccontando tutto questo non perché mi piaccia farmi compatire, ma ti chiedo di non portarmelo via perché non riuscirei a sopportarlo.» la ragazza rimase immobile davanti a quella confessione non riuscendo a credere che una donna come lei potesse dire o esprimersi in quel modo.
«Vorrei prometterle che non succederà niente a suo figlio ma tutto dipende da lui, io non posso fare molto.» Narcissa sorrise amaramente immaginandosi fin da subito la sua vita da sola in quella casa triste e tetra mentre suo figlio marciva chiuso ad Azkaban.
Si schiarì la gola e continuò a conversare civilmente con la Grifondoro che aveva difronte fino a proporle di visitare la biblioteca interna del Manor e voi tutti sapete quanto Hermione sia amante dei libri e senza esitazione accettò facendo apparire sul suo viso un dolce sorriso che contagiò anche Narcissa e in quel momento miei cari lettori avvenne quello che per noi è l'equinozio di primavera, quando l'inverno e la primavera s'incontrano per potersi scambiare il posto e per poter portare una nuova speranza a tutte le persone che con ansia attendono l'estate.

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