Capitolo Quinto

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A che ora si era alzata?
La luce aveva cambiato intensità, i rumori le arrivavano ovattati alle orecchie, l'aria frizzantina le solleticava il naso...
Il tramonto era ormai sulla soglia, i campi del villaggio si svuotavano dei loro lavoratori e le abitazioni si animavano, spiragli di fumo salivano da quasi tutti i tetti.
Casa sua era avvolta nella semi oscurità, nessun rivo di fumo vorticava sopra il suo tetto. Distesa nel futon, Kagome si sentiva come se appartenesse ad un altro mondo ancora, che stesse vivendo in una dimensione diversa da quella in cui era. Invece la realtà l'aveva svegliata brutalmente, era sola e la casa era gelida. Sentiva più freddo fuori o dentro di lei?
Si alzò con fare meccanico, come se un burattinaio stesse muovendo i suoi fili, facendola sembrare una bambola inanimata.
Non aveva acqua né legna. Sarebbe dovuta andare al fiume prima che facesse buio, prendere un pò d'acqua e della legna per la notte. La vecchia coperta di lana che aveva steso sopra al futon non le sarebbe bastata con tutta quell'umiditò, sapeva anche che avrebbe dovuto confezionarne una nuova, la sua era piena di buchi. Promise che il giorno seguente avrebbe barattato qualcosa per un pò di lana.
Si affrettò ad uscire, il leggero copri spalle a ripararla dall'umidità della sera imminente. Cambiò strada, non passò per il villaggio né tantomeno per la capanna di Sango. Non aveva voglia di nessuno, in quel momento, solo della sua solitudine.
La foresta sembrava un altro mondo, le ombre lunghe creavano strani giochi illusori deformando il sentiero, anche se Kagome andava ormai a colpo sicuro. Di tanto in tanto raccoglieva qualche ramoscello, fino a che non arrivò nei pressi del fiume. Riempì in fretta la brocca con l'acqua gelida e rigenerante del fiume, così limpida e cristallina che le permetteva di scorgere il fondale ciottoloso. Poco più in là un'ombra, poi un movimento.
Miroku spuntò dalla boscaglia con due brocche sotto braccio. Kagome provò l'istinto irrefrenabile di nascondersi, come se fosse stata una preda esposta su un piatto d'argento, pronta per qualsiasi predatore. Ma il monaco fu più reattivo del previsto, e la notò in un batter d'occhio.
   "Divina Kagome!" disse sventolando il braccio nella sua direzione e avvicinandosi a lei.
   "Come stai? E' tutto il giorno che non ti vediamo!" Miroku si avvicinò abbastanza per vedere le profonde occhiaie che marcavano brutalmente il candido viso della sacerdotessa.
   "Che hai, stai male?" disse preoccupato.
In quel momento Kagome sfoderò un sorriso più tirato che mai, anche se cercava di non darlo troppo a vedere.
   "Va tutto bene Miroku, ho lavorato tutta la notte con Kaede e oggi mi sono presa una bella giornata di riposo!"
Il monaco la guardava sbieco, poco convinto del racconto dell'amica. Kagome era veramente come un libro aperto, forse lei non se ne rendeva conto ma il suo volto lasciava intravedere ciò che aveva dentro. Anche i suoi demoni.
   "Oh, già, mi aveva accennato Shippo..." rispose Miroku cercando di fare finta di niente. "Sei venuta al fiume da sola?"
   "Ero un pò a corto di acqua e legna, perciò ho fatto una corsa fin qui prima che facesse buio."
   "Stasera ceni a casa nostra? Sango ha preparato uno stufato da leccarsi i baffi!"
   "Mi dispiace Miroku, dillo anche a Sango, ma ho dei lavori arretrati che devo assolutamente sbrigare. Anzi, è meglio che vada, sennò mi tocca passare un'altra notte in bianco!" disse scherzosamente Kagome, anche se la sua espressione mostrava tutto tranne che serenità ed ironia. Miroku faticò a non chiederle nulla a riguardo, ma si morse la lingua e cercò un'altra soluzione.
   "Aspetta, ti do una man..."
   "No no, tranquillo Miroku hai già le tue brocche da portarti a casa! Ora scusami, devo proprio andare, saluta a casa." detto questo la ragazza si defilò a sguardo basso, lasciando l'amico esterrefatto. Che diavolo le prendeva?

  Riempite le proprie brocche d'acqua, il monaco si diresse verso casa sua, il nido che aveva costruito con le sue forze. I colori accesi e vivaci del tramonto si perdevano come foglie nella foresta, sempre più cupa e vicina alla notte.
Mentre camminava Miroku non poté non pensare alla divina Kagome e a quanto sembrasse provata. Che si sia di mezzo lo zampino di Inuyasha, per l'ennesima volta?
Era in profondo dubbio, non sapeva se accennare la situazione a sua moglie. Sango l'avrebbe sicuramente consigliato e aiutato a capire, ma per certo avrebbe sofferto molto sapendo che l'amica era in difficoltà.
Shippo? Improbabile, avrebbe agito troppo impulsivamente, andando direttamente a casa della divina Kagome o, peggio, andando da Inuyasha...che diavolo poteva fare?!
Era troppo chiedere una vita tranquilla e in pace con sé stessi?

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