CAPITOLO 12

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Mi giro per voltarmi sul lato fresco del letto,ma non è abbastanza fresco così mi sposto di nuovo.

Puff.

Sono caduta. Sono davvero arrivata a questi livelli? Mi rialzo tanto velocemente che mi gira la testa e cado sul letto. Mi porto una mano sulla fronte e massaggio bene per provare a far passare il dolore.
Non è cambiato nulla da ieri sera, anzi penso di sentirmi peggio.

Non so come, ma trovo la forza di rialzarmi e di dirigermi in cucina.
Magari mangiare qualcosa mi farà bene. Cambio subito idea quando un'ondata profumata di pancake mi invade le narici. Normalmente questo odore mi sarebbe piaciuto e mi sarei fondata su quelle delizie servite su un piatto, ma ora mi sale solo la nausea e il mal di testa aumenta ancora di più. Come se potesse essere più forte di così.

Entro in cucina e vedo mia madre ai fornelli. Sia lei che Charlotte sono vestite molto bene, chissà dove devono andare.

Mi siedo sulla sgabello della penisola e mi posa un piattino con sopra due pancake e lo sciroppo d'acero. Guardo il piatto di fianco a mia madre e vedo che tutti gli altri sono bruciati. Non è mai stata una brava cuoca, ma se in fondo se lo fosse non non sarebbe la mia mamma.

Spingo via il piatto e lo porgo a lei, che per dare a me quelli fatti bene si sarebbe mangiata quelli bruciati.

"Grazie mamma, ma non sto molto bene e preferisco non mangiare nulla" le faccio un sorriso e saluto Charlotte.

Mia madre mi guarda storto come se quello che ho appena detto stonasse detto da me. Come darle torto, anch'io se fossi in lei mi sarei stupita. Ma sto male ed è già tanto se sono scesa.

"Abbie,cara, sei sicura di non voler mangiare nulla? Sai oggi io devo lavorare e tua madre si è trovata un piccolo lavoretto da poter fare durante quest'estate. Quindi anche lei oggi non ci sarà. Prima di andare via voglio assicurarmi che tu stia bene" Mi dice con un sorriso smagliante.

La rassicuro con un sorriso, nonostante io abbia appena detto che non mi senta bene,  sono molto felice che mia madre abbia trovato un lavoro e vorrei che oggi si concentrasse su sé stessa e nient'altro.

Drizzo la schiena e mi impongo un mezzo sorriso per dare anche solo l'idea do stare bene.

"se non te la senti, oggi posso stare a casa con te, si vede che non sei al massimo delle tue forze tesoro"

"tranquille, io starò bene, voi andate pure" le abbraccio velocemente e le saluto mentre escono.

Tiro un sospiro di sollievo e mi siedo.

Ok, ora posso concedermi di stare male, il mal di testa non è passato, anzi, penso di stare peggio.

Sento il rumore dei passi che provengono dal piano di sopra e poi scendere le scale. La porta della cucina di spalanca e lascia spazio a niente meno della figura di Josh.

"senti Josh, non sono dell'umore per scherzare quindi se hai intenzione di darmi fastidio ti prego di andartene" mi tengo la mano sulla fronte.

"in teoria questa è la mia cucina quindi sei tu che dovresti andartene" il suo solito sorrisino sghembo gli si stampa sul viso.

"ma tranquilla, so che non stai bene e non ti darò fastidio"

Sono stupita a dir poco, non avrei mai pensato che queste parole quasi simpatiche potessero uscire dalla sua bocca.

Apre lo sportello sopra il lavandino e prende una scatola. Dal pacchetto estrae una pastiglia e insieme ad un bicchiere d'acqua me li appoggia davanti.

"tieni, ti farà sentire meglio" appoggia le mani sulla parte della penisola davanti a me e mi fissa.

Deve smetterla subito.

"smettila di fissarmi" gli dico
"sei inquietante" non lo è per niente, ma il suo sguardo mi mette in soggezione.

Mi guarda male ma poi finisce per ridere anche lui.

Scemo.

Butto giù insieme all'acqua la pastiglia e vedo il suo volto rilassarsi.

"Che vuoi fare oggi?" mi dice con un leggero sorrisetto.
"secondo te? Sto a casa, non sono nelle condizioni di uscire come hai ben capito" gli rispondo a tono, che cavolo di domanda è? Sa che non sono al massimo delle forze e mi prende per il culo?

"intendevo in casa cara la mia Abbie, tipo guardare un film o giocare a nascondino" dice ironicamente.

Sapendo che non voleva prendermi in giro mi rilasso e calmo i nervi. Penso a cosa potremmo fare per occupare la mattina e il pomeriggio. Anzi solo la mattina, sono sicura che uscirà con una ragazza oggi pomeriggio o con i suoi amici.

"hai dei giochi di società?" mi guardo in giro e cerco nel salotto.
Sgrana gli occhi.

"giochi di società? Seriamente?" dice divertito ma riesco a percepire una punta di entusiasmo.

"Si, li adoro e non capisco perché non lo faccia anche tu" mi giro e li guardo "é sicuramente il modo migliore per passare la mattinata, che ne dici?"

Mi guarda attentamente e poi mi raggiunge in salotto estrae una scatola gialla da una cavità sotto il camino. È sigillata molto bene con lo scotch marrone. Chissà da quanto non la aprono. Mi guarda di nuovo e dopo qualche secondo la apre.

È il paradiso. Ci sono tutti i giochi di società che una persona possa immaginare da Risiko a Monopoli.

"ma quanti sono, oddio! Mi dispiace per te ma oggi ti darò filo da torcere a Risiko" prende la scatola e la appoggia sul tavolono in salotto. Estrae la pedana e tutte le pedine.
"che colore vuoi tu?"
"rosso" rispondo fiera del mio colore preferito.

Lui prende il verde e iniziamo a giocare, la prima partita la vince lui ma in quella dopo lo straccio senza pietà.

"te la cavi vedo"
"anni e anni di esperienza" lui si mette a ridere.
"ho sempre giocato a Risiko con mio padre da quando avevo 11 anni fino a quando lui..." mi blocco, ho tirati fuori un argomento sbagliato e provo a rimediare.
"fatto sta che in tutte le partite io ho sempre scelto come colore il rosso e ormai è una mia tradizione" nota il mio cambio evidente di umore.

"ti capisco..." fa un respiro profondo e deglutisce.

"Come vedi quella scatola gialla era ben nascosta. Quando ero piccolo la domenica dopo il brunch io mamma e mio padre facevamo una partita ad un gioco qualsiasi e mi divertivo da morire. Fino a quando mio padre ha lasciato la mamma e da quel momento lei ha sigillato tutto ciò che lo riguardasse, compresi tutti i giochi  e non li abbiamo più toccati."

" Ma mi ha fatto piacere giocare e farlo con te ancora di più. " gli si forma un sorriso sincero sulle labbra e mi viene una voglia matta di abbracciarlo, soprattutto dopo che mi ha confessato queste cose su suo padre.

Charlotte è stata sempre molto vaga a riguardo, suppongo sia un tasto dolente per lei e non mi andava di farla soffrire per questo non le ho mai fatto domande. É una persona fantastica e non se lo merita.

Reprimo il mio desiderio e decido di cambiare argomento per rallegrare Josh,che da quando ha finito di parlare sembra perso.

"é quasi mezzogiorno, che ne dici di cucinare?" dico sorridente.

A quanto pare sono contagiosa, perché cambia espressione da triste a felice. Che carino che è quando è simpatico e sorridente.
Peccato lo sia una volta su dieci. Ma possiamo lavorarci e magari chi lo sa andremo anche d'accordo.

HERE WE ARE | Josh Richards Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora