Ansia e paranoie (Prologo 2)

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Sono Fleur Estel , ho 15 anni ed in questo momento sono abbastanza preoccupata.

Vivo con mia zia Helga e mia sorella Silvia ad Apeldoorn in Olanda.

Ci siamo dovuti trasferire qui per alcuni problemi familiari, in poche parole mia zia e mia madre hanno litigato, semplice litigio tra sorelle e non fosse che nostra madre ha mandato tutto all'aria e nostra zia ci ha portati con lei. 

Strana come cosa , ma purtroppo vera. O almeno, questo mi ha detto lei.

Silvia fa l'università, cinque anni in più di me, ed io vado in terzo superiore. 

Sto iniziando il terzo anno ecco, è appena il 26 settembre.

I miei due migliori amici sono Alex e Lucas;

Alex lo conosco da 13 anni, abita a 50 metri di distanza da casa mia, siamo praticamente vicini, 

Lucas da quando ho iniziato a fare le superiori , quindi circa due anni.

Anche se Lucas da poco, siamo amici molto stretti. Ci diciamo tutto, li preferisco a molte mie amiche per la loro sincerità, anche se zia mi ha detto di non fidarsi mai degli uomini.

Mi piace studiare. E mi piace divertirmi , andare a delle feste, avere una vita sociale. 

Per molti è qualcosa di impensabile, altri pensano che queste due personalità non possono andare bene insieme, e la maggior parte delle persone che me lo dicono passano 10 ore su TikTok anzichè dedicare anche soltanto 30 minuti allo studio.

Nel tempo libero vado anche in piscina, ormai sono anni che la pratico, ed ho anche vinto la medaglia per miglior nuotatrice di Apeldoorn! Tre anni fa, però l'ho vinta. 

Una vita abbastanza nel normale, sono felice di me stessa.

Ma questo momento tutte le mie certezze sono cadute frantumandosi in un migliaio di pezzettini. 

La professoressa Margorie mi ha richiamata nel suo ufficio.

In un arco di tempo di circa 7 secondi cerco di pensare a tutte le cose sbagliate e contro le regole che avrei potuto aver commesso per sbaglio. 

La brutta notizia è che non mi viene in mente nulla. 0. Il vuoto assoluto.

«Aspetti 2 minuti fuori, signorina. Devo prima mettere a posto questo signorino qui.»

La sua voce cupa e calma mi fa sobbalzare, per poi far uscire della bocca una specie di ''Si''.

Dentro l'ufficio della Margorie vedo un mio compagno di classe di cui il nome non ha importanza, ma solitamente è il pagliaccio della classe, quello che non sta simpatico a nessuno tanto meno ai prof, ma crede l'intrattenitore del momento.

Percepisco ansia e paura come mescolate dentro di me. 

Non ho mai preso una nota in tutta la mia vita , ma forse quel momento è arrivato.

O forse sto facendo solo un drama inutile per un semplice richiamo. Ma è sempre un richiamo. Ma può essere altro.  Oppure no.

Mi vibra il telefono emettendo un tintinnio, prendo paura e lo spengo la suoneria. Non oso immaginare cosa potrebbe succedere se squillasse il telefono nell'ufficio della prof.

La notifica è di Alex, mi manda un 'buona fortuna' che ignoro.

La professoressa Margorie mi fa segno di entrare.

Entro nell'ufficio, piccolo e verde , pieno di libri e fogli impilati ma ordinati. Credo che sia la stanza più ordinata e verde del mondo.

La carta da parati è verde acqua come il resto, quaderni, alcuni libri e persino le tazzine da tè.

Il profumo nella stanza è fortissimo, cerco di trattenere la tosse fino a soffocare.

Nonostante tutto questo ordine  e quel profumo che mi da la nausea, la mia testa è ancora piena di troppe domande e poche risposte.

La prof accende la stampante e stampa un modulo, mentre io cerco di non soffocare.

«Bene Estel, prima di andartene definitivamente devi firmare qui e compilare questo modulo, non perda troppo tempo»

Aspetta.

Non ho capito niente.

«Dove dovrei andare professoressa?» intervengo.

Lei al mio contrario è molto rilassata e pacata.

«Non sto capendo a quale proposito dovrei compilare questo modulo professoressa»   ribatto io, cercando di mantenermi tranquilla.

Lei mi guarda, sospira e mi dice  «So che è difficile, ma puoi star tranquilla ,sono al corrente di tutto» e ricomincia a cliccare qualcosa sul computer.

Sono quasi immobilizzata, non sto capendo niente le la professoressa non aiuta.

Abbasso lo sguardo verso il foglio e vedo scritto : Modulo di Trasferimento.

Ho un nodo in gola, non riesco a parlare o reagire. 

Mi blocco.

I miei occhi diventano lucidi senza un motivo ben preciso, semplicemente l'ansia sta prendendo il sopravvento.

Sono passati circa 10 minuti  da quando ho scritto il nome, cognome e data di nascita su quel foglio.

 «Scusi professoressa, il resto non lo so compilare» singhiozzo.

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