Monofobia

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Mia madre stava uscendo da qualche mese con un'altra persona, lasciando a papà tutto il lavoro da svolgere ed ignorandolo.

In poche parole quando papà scoprì tutto non scappò di casa, si arrabbiò semplicemente con la mamma, facendole passare le pene dell'inferno con lui in casa.

Quella che si arrabbiò di più fu mia zia. Indovinate perché? Perché l'uomo con cui stava uscendo era praticamente il fidanzato di nostra zia. Nostro zio. Un po' ingarbugliata come situazione, quasi una telenovela.

Mia madre disse di volermi tenere all'oscuro della situazione per non confondermi e pensare male di lei e ci affidò proprio a mia zia, dato che lei stessa sosteneva che sarebbe stata più brava a prendersi cura di noi, senza tradire nessuno e mantenendo una famiglia normale.

Così è stato. Silvia l'ha scoperto a 14 anni dalla zia, e poi l'ha detto a me.

Ora , dopo 10 anni finalmente li rivedremo.

10 anni. Dieci davvero.

Quest'idea mi turba, non so come sono ,è passato letteralmente un decennio. E se non ci volessero più?

«Sei pensierosa Fleur » mi dice Silvia. Quasi sussulto, ero davvero immersa nei miei pensieri.

«Già, pensavo in quale delle tante case di mamma andremo a soggiornare» affermo io con un'espressione indecisa sulla faccia.

«Già. Ma ci pensi , dopo 10 anni , finalmente li rivedremo» esclama Silvia, guardando al di fuori del finestrino sorridendo.

16:30 Nimega, Olanda

Il treno si ferma e Silvia mi fa segno di scendere. 

Penso ancora ad Alex, pensarci per tutto il tragitto in macchina non è stato abbastanza.

Chissà se è arrivato a casa. Non mi ha lasciato nemmeno una chiamata.

Ho mandato un messaggio a Lucas ma mi ha detto di non saperne niente, questo pomeriggio andrà a controllare a casa sua.

Voglio bene ad Alex, e non posso credere di averlo 'salutato' in quella maniera.

Sono stanca, e stressata, vorrei solo dormire.

Sia io che Silvia siamo sudate, e i miei capelli lisci sono diventati crespi come quelli di Silvia.

Aiuto Silvia a prendere i bagagli mentre vedo arrivare 2 persone, vestite entrambe in nero.

Si avvicinano a passo svelto a noi, mentre io indietreggio. Silvia mi afferra il polso, mentre i due si fanno più vicini, fino a quando, arrivati ad un metro di distanza da noi ci dicono:

''Singorine Estel?''

«Si, siamo noi» afferma Silvia, dando a questi due uomini in nero i bagagli ed accennando un sorriso.

Non ho voluto chiedere spiegazioni, mi fido ciecamente di lei, presumo siano mandati da mamma o papà.

In pochi secondi arriviamo alla macchina, entriamo e in non meno di mezz'ora siamo a casa.

E che casa.

Più che una casa è una villa con soffitti altissimi con vista sulla piscina.

Probabilmente  penserete che abbia poca fiducia nei miei, ma ero convinta che avessero problemi economici o qualcosa del genere.

Appena scesa dalla macchina mi sale un'ansia T R E M E N D A. 

Penso e ripenso a come comportarmi ed a come porgermi ai miei genitori, non ho idea di cosa fare o dire.

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