Capitolo 1

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Era un freddo giorno di fine Ottobre, pioveva a dirotto, ed era la seconda settimana di visita.
Erano all'incirca le 18.00 e mentre parlavo del più e del meno con mio fratello mi si seccò la gola, avevo bisogno di bere.
Così uscii dalla stanza e mi avviai verso il distributore automatico in fondo al corridoio per acquistare una bottiglietta d'acqua.

Non mi sarei mai aspettato di imbattermi in lei.

Una ragazza bassina e snella, ad occhio sul metro e sessanta, capelli lunghi biondo scuro e con degli occhi azzurro chiaro.
Portava un paio di occhiali rotondi, indossava una felpa larga nera, un jeans nero strappato sulle ginocchia e delle Vans basse.

"L'ho già vista da qualche parte" pensai tra me e me.

Notai che aveva dei problemi con il distributore e così mi avvicinai.

"Serve una mano?" le chiesi gentilmente.

"Ah dir il vero si, grazie... ho inserito i soldi ma non è scesa la bottiglietta d'acqua" rispose scocciata ma allo stesso tempo imbarazzata.

Così diedi un paio di spallate al distributore mentre lei mi guardava ridendo.

Una volta scesa la bottiglietta ci chinammo assieme per raccoglierla.

Un imbarazzo totale.

"Cosa avevi da ridere poco fa?" gli dissi con aria sarcastica per far cessare l'imbarazzo che si era creato.

Nel rialzarci rispose ridendo "Niente niente è che ti trovo buffo".

Inarcai il sopracciglio e replicai imbarazzato "Ma dai, volevo semplicem.."

"Per un attimo ho pensato che ci saremmo baciati poco fa, sai, tipo come i classici film adolescenziali americani" disse ridacchiando.

Io lì non sapevo cosa dirle, ero nell'imbarazzo più totale.

Sento scuotermi il braccio destro "Ehi ci sei? Il gatto ti ha mangiato la lingua!?" disse continuando a ridere.

"È che mi ha un po' sorpreso quello che mi hai detto"

"Ma dai, ho fatto una semplice affermazione" continuando a ridere.
"Comunque tu dovresti essere Andrew vero?"

Spalancai gli occhi chiedendomi come facesse a conoscere il mio nome.

"Ti ho visto uscire dalla stanza di tuo fratello Leonard e quindi ho subito collegato che eri suo fratello, vi assomigliate d'altronde"

"Si, lo dicono in molti.. ma una domanda, come fai a conoscere il mio nome e mio fratello?"

"Beh io dopo scuola passo praticamente quasi tutti i pomeriggi qui in ospedale con mia madre e dato che la sua stanza si trova poco più avanti di quella di tuo fratello abbiamo avuto modo di parlare e ho scoperto che frequentate anche voi due il liceo scientifico Manzoni".

Cominciò ad assumere un'aria pensierosa.

"Infatti a pensarci bene già ti ho visto a scuola, sei quello popolare dell'istituto, frequenti la 5^B giusto?"

"Sisi giusto, tu invece?"

"Io invece frequento la 3^A" rispose con un lieve sorriso.

"Ah si ora ricordo... è quella che non esce più dalla classe che la presero tutti in giro ad inizio anno nel corridoio del secondo piano" pensai nella mia mente.

Ma al momento mi interessava solo una cosa.

"Quel bastardo di mio fratello ha avuto modo di parlare con lei e mi ha tenuto all'oscuro di tutto" pensai tra me e me.

"E come vi siete conosciuti?" gli chiesi incuriosito.

"Passando molto tempo qui in ospedale ho avuto modo di fare amicizia con vari pazienti e conoscendo da un po' tuo fratello, dato che lo trovo molto simpatico sto passando un po' di tempo con lui oltre che con mia madre".

"Coma fa a trovarlo simpatico se è un rompi scatole"
"Di cosa avranno parlato in questi giorni"
"E se lei fosse interessata a lui"

La mia testa cominciava a riempirsi di paranoie.

"E dimmi un po'... tua madre lavora qui dato che passi tutti i pomeriggi in ospedale?" le chiesi per non parlare di mio fratello.

"No, a dir il vero mia madre si trova qui perchè è in terapia a causa del cancro." rispose rattristita.

In un attimo mi ricordai delle sue parole di poco fa, aveva detto che sua madre aveva la stanza poco più avanti Leonard.

"Che stupido che sono, mi sono fatto prendere troppo dal fatto che ha conosciuto mio fratello" pensai ad alta voce.

"Come scusa?" esclamò guardandomi perplessa con quei suoi occhi azzurri.

"No niente, ho pensato a voce alta" esclamai diventando rosso come un pomodoro.

"Qualcuno qui è geloso di suo fratello" ribadì con aria sarcastica.

"Figurati se sono geloso di quel secchione, non ha mai avuto una ragazza fino ad ora e adesso che ha trovato l'occasione sicuramente si è fatto bello davanti ai tuoi occhi parlando male di me." risposi con aria superba.

"E poi non ti conos..."

"E con ciò?" disse in modo irritato senza neanche farmi finire la frase.

"Ha ragione tuo fratello, sei soltanto uno sbruffone! Ti fai tanto il figo di turno, parli solo male di tutti e la cosa più disgustosa è che ti senti un playboy del cazzo e ti vanti di tutte le ragazze che ti porti a letto come se fossero dei trofei. Ma la verità è che sei vuoto e povero di valori dentro."

Quelle sue parole mi trapassarono nel petto come se fosse una lancia.

Mi pietrificai e in un attimo mi ritornò in mente come uno tsunami la storia finita male con Johanna e quel periodo di merda della mia vita.

Abbassando il capo e le risposi:
"Cosa ne sa lui di me? Cosa ne sa lui di cosa ho passato? Cosa gli importa di quello che faccio? Non ci siamo mai cagati di striscio, ci odiamo noi due. Lui si crede il migliore della famiglia solo perchè ha ottimi voti a scuola e non si è cacciato mai nei guai, per questo lo elogiano tutti"

"Il problema non è tuo fratello. Il problema sei tu caro Andrew." esclamò amareggiata.

"E a pensare che mi era saltato in mente di conoscerti meglio. Ne stavo parlando giusto poco fa con tuo fratello. Ma dato che ho constatato con i miei occhi la persona meschina che sei mi sono dovuta ricredere, ha davvero ragione tuo fratello... non cambierai mai" concluse in modo rammaricato.

Non sapevo cosa dirle.
Aveva ragione.
Leonard aveva ragione.

Ero consapevole del mio pessimo carattere ma mi sono sempre cullato del fatto che non avevo nessuno a cui importasse di quello che facevo.

E mentre annegavo afflitto fra i miei pensieri vedevo Sarah allontanarsi fino a poi sparire dal mio raggio visivo.

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