Capitolo 2

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Era trascorsa ormai una settimana da quella discussione in ospedale con Sarah.

Cercai di non pensarci più di tanto.
Finalmente non andavo a trovare più Leonard in ospedale perchè mia madre aveva finito il periodo degli straordinari, così decisi di organizzare assieme agli altri una partita di calcetto, dato che non ci vedevamo da molto.

Era un pomeriggio nuvoloso, alle 17:30 avevo la partitella e così mi avviai un po' prima per andare a chiamare quel dormiglione del mio migliore amico Mark sapendo che stesse tra le braccia di Morfeo.

Mark è il mio migliore amico, abbiamo frequentato le elementari, medie e adesso anche il liceo insieme.
È un gigante buono.
Con gli anni si è portato la nominata del "clown della scuola" dato cha ha sempre fatto ridere tutti con le sue sparate.
È alto un metro e ottantacinque, ha una corporatura possente con delle spalle enormi, i suoi capelli sono biondo cenere e ha degli occhi verde smeraldo.

Una volta arrivato sotto al palazzo citofonai.

Vedendo che non rispondeva ci riprovai non una volta ma ben cinque volte.

Scocciato cacciai il cellulare dalla tasca e lo provai a chiamare.
Alla terza chiamata finalmente rispose con un tono del tutto assonnato.

"Oh fra che c'è? Stavo riposando un po"

"Come al solito testa di cazzo" risposi io ridendo.

"Ti ricordo che abbiamo una partita fra venti minuti ti vuoi muovere? Sono già sotto da te"

"Cazzo è vero! Me ne ero completamente dimenticato! Sali sopra intanto che mi cambio, adesso ti apro il portone".

"Aspetto giù, ti conosco, se salgo ti metterai a cazzeggiare e faremo sicuramente tardi"

"Ok boss, mi cambio al volo e sono subito da lei" rispose ridendo prima di staccare la chiamata.

Una volta sceso ci recammo di corsa verso il campetto dato che eravamo in ritardo.

Arrivati trovammo gli altri fare dei passaggi in attesa del nostro arrivo e subito esclamò Mark:

"Eccoci, scusate per il ritardo ma..."

"Ma stavi dormendo, ce lo siamo immaginati" rispose Marcelo avvicinandosi alla rete di recinzione.

Tutti si misero a ridere compreso gli altri ragazzi che erano sulle panchine per guardare la partita.

Marcelo è un mio compagno di classe brasiliano ed è il rubacuori della scuola assieme a me.
È il ragazzo più solare e giocherellone che abbia mai conosciuto.
È poco più alto di me, ha la carnagione abbastanza scura, un fisico magro ma con una muscolatura scolpita, dei capelli castano scuro abbastanza lunghi racchiusi in un codino giallo e gli occhi color nocciola.

"Beh, dai su muovetevi che fate lì fuori impalati!?" disse con quel suo sorriso smagliante.

Cominciò a palleggiare fino ad arrivare a centrocampo per poi scagliare un tiro sotto al sette.
Era davvero un fenomeno col pallone, d'altronde i brasiliani hanno il calcio che scorre nelle vene.

Iniziò la partita.

Era davvero combattuta.

Dopo quasi mezz'ora di gioco il risultato era di 3-2 per la squadra di Marcelo.

Ci furono varie belle azioni e giocate individuali realizzate da me per la mia squadra e da Marcelo per la sua.
Ad un certo punto ci fu un fallo un po' brusco e si accesero gli animi.

Dopo qualche minuto di discussione si decise che era rigore per la mia squadra.

Mi incaricai di calciarlo io.

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