Weekend

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-Ehi...che ne diresti di uscire?- sussurrò Luke con lo sguardo fisso al soffitto.

-No, non va bene- Si disse. Poi riprovò.

-Ciao, se non hai niente da fare...ti andrebbe di...ti piacerebbe... - sospirò. Era un incapace con queste cose. Erano passati due giorni da quando si erano parlati per la prima volta ed era sabato. Non c'era scuola di sabato e potevano fare quello che volevano nella struttura dove dormivano e nei grandi giardini che la circondavano. Quel pomeriggio sarebbero arrivati i suoi genitori e lui sarebbe tornato a casa la mattina dopo, per passare qualche ora con loro.

Poi provò a capire come si chiamava la ragazza, pensando a tutti i nomi che le si addicevano.

-Claire, Margareth, Alex, Molly, Juli, Rosie, Violet...- no, non vanno bene, pensò, non ci arriverò mai. Aveva istintivamente pensato a nomi di fiori o simili. Ma c'era qualcosa di più nascosta in quella ragazza. Non fiori. Lei teneva sempre lo sguardo incantato al cielo, come se vivesse sopra l'atmosfera.

Nello stesso momento, la ragazza era a letto, e pensava a come avrebbe potuto chiedergli di uscire. Sapeva che nei libri e nei film sono i ragazzi che chiedono di uscire alle ragazze, ma, a parte il fatto che le sembrava ingiusto e stereotipato, non poteva aspettare: voleva conoscerlo meglio assolutamente. Poi pensò al suo nome: Luke. Lo rappresentava: era corto, monosillabe e veloce. Luke. Pensò alla felpa grigia e al cappellino da baseball. Luke. Era perfetto per lui.

Infine decise di alzarsi e si avviò verso il dormitorio dei maschi. Fece per bussare alla porta.

Alla fine Luke decise di alzarsi dal letto. Era tardi, erano quasi le undici di mattina. Si vestì un po' meglio del giorno prima e aprì al porta del dormitorio dei maschi.

Accadde una cosa meravigliosa. Luke aprì la porta, ancora intento a mettersi la felpa, attraversò la soglia senza guardare e si scontrò contro qualcuno. Quando si scansò per scusarsi si accorse che davanti a lui c'era la ragazza che stava andando a cercare. Aveva il pugno alzato come se stesse bussando proprio in quel momento.

-Oh...- cominciò Luke.

-Pranziamo insieme?- lo interruppe lei con velocità.

Luke si sentì esplodere dei fuochi d'artificio nel petto, ma si trattenne.

-Certo - disse con un sorriso -perché no-

Tre ore dopo erano sdraiati sul prato, le braccia che si toccavano, ed era come se si conoscessero da anni. Ormai la ragazza sapeva tutto della vita di Luke e lui sapeva tutto su di lei. L'unica cosa che Luke ancora non sapeva era il suo nome.Non aveva il coraggio di chiederlo e si accorse che non voleva saperlo. Gli piaceva ignorare qualcosa di così importante. E poi era una scusa per rincontrarla.

-Luke?-

-Sì?-

-Cosa sto pensando in questo momento?- inizialmente Luke pensò di aver capito male. Forse intendeva chiedere "che cosa stai pensando". Era lì lì per correggerla quando realizzò che era una bella domanda, perché Luke sapeva con certezza a cosa stava pensando la ragazza.

-Alle nuvole- rispose sicuro. Lei si girò a guardarlo, ma lui continuò a guardare il cielo.

-Ma come lo sai?- gli chiese stupita. Lui rise e finalmente si girò a guardarla.

-Perché è quello a cui stavo pensando io- Anche lei rise.

-E ora? A cosa sto pensando ora?- domandò lei dopo qualche minuto.

-Stai pensando a farmi la domanda e stai pensando a quale sarà la mia risposta-

-Certo che sei bravo- commentò lei con una risata. Lui si girò di fianco e la fissò serio.

-A cosa sto pensando io, invece?- lo guardò con intensità. La ragazza lo sapeva perfettamente, ma non voleva dirlo. Lo sapeva perfettamente.

Dimmi ciò che pensoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora