Sulla punta della lingua

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Quante cose non dette, quante cose non fatte, per paura di perdere qualcuno. Quante frasi lasciate sulla punta della lingua, a marcire in una guazza di saliva, per paura di fare la cosa sbagliata. Quante occasioni perse, quante emozioni lasciate a tacere, quanti sentimenti ignorati. Quante lacrime trattenute, fino a farsi scoppiare la testa, quanti urli repressi.

Vì rappresentava ciò che rivoltava tutto questo, rendendo la vita come un eterno vaso traboccante. Luke non aveva più paura di fare la cosa sbagliata tutti i giorni. Sapeva che sulla punta della sua lingua ormai giaceva solo una calda coperta di "ti amo", non pronunciati per evitare di ripetere sempre la stessa cosa, sovrastati e superati da una marea di altre frasi d'amore.

Marea...amare...le stesse lettere. Due parole uguali e diverse, due cose meravigliose che si completano a vicenda. Il moto tranquillo della marea e la forza sfrenata dell'amore. La quiete di un amore felice e la rabbia di una marea alta in un mare in tempesta. La marea, il mare, le onde, le onde d'amore, l'amore. Era tutto collegato. Marea. Amare. Le stesse lettere per lo stesso significato.

Ma cos'è l'amore? E' una marea infinita, un'onda che bagna la sabbia e accarezza gli scogli? O è un fuoco che arde come neve accecante? O è un'onda di felicità, una sbornia infinita? O forse una grande nuvola di schiuma bianca? Luke non lo sapeva. Sapeva solo che per lui l'amore era Vì. Come, dopotutto, Vega sapeva che per lei l'amore era Luke.

L'idea del titolo di questo capitolo mi è stata data da un mio amico che ringrazio tantissimo!!!

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