CAPITOLO 6

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La notte calò ancora prima che ce ne accorgessimo e, l'umidità proveniente dagli alberi, mi fece appiccicare la frangia alla fronte. Me la spostavo con stizza ogni volta che mi allungavo per inserire un tronco al fuoco, di cui ne rimanevano solo scintille arancioni. Accucciata per terra, osservavo gli altri dormire tranquillamente su un cuscino creato alla buona dai loro zaini sgocciolanti di sangue. Al solo pensiero mi venne il ribrezzo. Non avrei potuto dormire con l'odore del sangue che mi penetrava le narici. "Tieni vivo quel fuoco!" Mi urlò contro Jimin, prima di coricarsi su un albero, il più alto che aveva trovato. "Se morirete per colpa della vostra stupidità, almeno non dovrò più avere a che fare con voi" concluse, tirando un colpetto con il piede contro un ramo che gli infastidiva il polpaccio.Mi bruciavano gli occhi dal calore proveniente dal focolare, ma era confortante. Per la prima volta sentivo un calore diverso dalle sottili coperte che mi erano concesse nella mia cella. I miei pensieri quindi ritornarono rinchiusi in quella lugubre stanza, chiedendomi se Jeongguk fosse ancora vivo e se lo fosse stato, come avrebbe reagito alla mia fuga. La mia mente venne riportata alla realtà dal fumo del fuoco quasi spento. Rimasi incantata a fissare la bellezza della brace quasi spenta, contornata da un color rossastro intenso. Un leggero soffio di vento mi fece spostare la frangia, abbracciandomi, facendomi sentire un senso di sollievo a livello del cuore. Chiusi gli occhi all'inebriante sensazione."Non ti preoccupare di Jimin, è fatto così. Con gli sconosciuti è molto scontroso e potrebbe apparire scostante, ma in realtà è un ragazzo onorevole " Mi ritornarono in mente le parole di Ho-seok, mentre scorgevo tra le foglie degli alberi le stelle che luccicavano. Tutto d'un tratto, udii un ramo spezzarsi e dei passi vicini. Il mio collo si spostò repentinamente nella direzione del rumore, con il corpo traboccante di ansia.Era Taehyung. Feci un respiro di sollievo, sciogliendo completamente i muscoli.Aveva detto di voler fare il turno di guardia assieme a me, ma non credevo mantenesse davvero la parola data. Forse ero troppo abituata a persone disoneste, che avevano sempre voluto il male per me."Non ti spaventare, sono io. Non riesco a prender sonno." Vidi la sua figura avvicinarsi nel buio.Aveva lasciato lo zaino sopra il suo letto di foglie sfatto, e si era coperto con un giaccone pesante."Fa freddo. Vuoi una coperta?" Ormai si era seduto a gambe incrociate affianco a me ed osservava l'anima del fuoco spegnersi nel terreno bagnato."No, grazie." Risposi, portandomi una volta per tutte la frangia lontano dal contatto con le sopracciglia. Rimanemmo in silenzio per un po', poi presi un respiro più profondo, facendomi coraggio."Grazie per avermi difesa e soprattutto di avermi salvato la vita." Mi morsi il labbro e mi strinsi nelle spalle. Lo sentii emettere uno sbuffo. Molto probabilmente aveva sorriso, ma non mi voltai per assicurarmene."Sai già dove sarai diretta? Hai già pensato a come ricomincerai daccapo?" Sorrisi alla sua pronuncia impastata dell'inglese e dei suoi gesti con le mani aperte verso un qualcuno invisibiledavanti a se', come se non trovasse le parole giuste per esprimere quello che voleva dire."Non ne ho la più pallida idea, ma so di essere libera e questo mi basta, per ora." Ero diventata più sicura ad esprimermi e non avevo paura di commettere errori in inglese, dato che lui ne faceva in continuazione."Hai una famiglia? Una casa a cui tornare?" Mi chiese lui e notai nella sua voce un tono speranzoso. Abbassai leggermente lo sguardo alle sue parole, colpita nel profondo."No, purtroppo no." Mi voltai piano verso di lui, quasi a chiedere conforto, con il viso trafitto di compassione e miseria per me stessa. Non sapevo dove fossero i miei genitori, loro non me l'avevanodetto. Non avevano pensato nemmeno lontanamente che sarei riuscita a scappare da quell'orribile uomo.Taehyung si avvicinò a me, quasi a volermi dare una carezza, ma io mi scostai immediatamente."Stai tranquilla... non ti farò male, non permetterò tene verrà inflitto" Mi disse lui, colpendomi con le sueparole come una freccia dritta nel cuore. Nessuno mi aveva mai rassicurato negli ultimi anni. Ma che dico, nessuno si era mai curato di me in vita sua.Allungò nuovamente una mano in direzione del mio braccio, mad'istinto mi scansai di nuovo, lasciandolo questa volta completamente di sasso. La sua espressione però, con mia grande sorpresa, si addolcì."Dove sei diretta?" mi domandò lui continuando amantenere il suo tono di voce calmo e a tratti tenero.Non ci avevo pensato in effetti... dove sarei andata ora?"Noi siamo diretti in Giappone. La Corea del sud sta perdendo e noi non rimarremo di certo qui a combattere una battaglia già persa, rischiando addirittura di morire" concluse lui lasciando un attimo in sospeso la frase, quasi ad aspettare una risposta, ma invano."Ho capito... ti lascio da sola, non hai intenzione di parlare e io non rimarrò qui ad infastidirti" concluse lui con tono sempre gentile ma leggermente malinconico e in parte triste.Il ragazzo mi voltò le spalle, allontanandosi a passo leggero sempre di più da me. "Aspetta... potrei venire con voi?" domandai riacquisendo non so quale forza corporea.Tentennando un poco, il giovane si girò nella mia direzione, rivolgendomi un sorriso quasi colpito.Di certo non si aspettava che gli dicessi quelle parole, e forse nemmeno io ci credevo."Certo" esclamò lui molto felice, una felicità che mi colpì dritta al cuore. Gli rivolsi d'istinto un sorriso, che lui accolse con piacere. Piano spostai lo sguardo al cielo, iniziando a sognare ad occhi aperti, come ero solita fare prima di ritrovarmi scaraventata in una realtà completamente differente dalla mia.Lui seguì il mio sguardo, posandolo sulle stelle luccicanti e facendo un sorriso che notai con la coda dell'occhio. "Questa sera il cielo è spettacolare" esclamò con occhi sognanti. "Uh" dissi io facendo cenno di sì con la testa. "Era da tanto che non lo vedevo..." esclamai io, stringendomi leggermente nelle spalle e portando le mani a livello delle braccia con l'intenzione di scaldarmi. Solo allora iniziai a sentire freddo. "Tieni" esclamò lui levandosi la giacca e posandomela sulle spalle. Io rimasi sorpresa, ma in senso piacevole. "Grazie... non riesco ancora a trovare un motivo alla tua gentilezza" esclamai io portando nuovamente il mio sguardo sul terreno. "Beh... mi ricordi molto una persona a cui voglio molto bene, che avevo promesso che proteggerò sempre, costi quel che costi" Mi disse lui rabbuiandosi un minimo. Lo guardai, cercando di carpire la verità dai suoi occhi, non riuscendoci affatto. "Vieni, ti porto in un posto" mi risvegliò lui dal mio stato di trance. Mi tese una mano, e il mio sguardo continuò a vagare tra il suo arto steso nella mia direzione e lo sguardo dolce che continuava a rivolgermi. Forse non avrei dovuto seguirlo. In fondo lo avevo appena conosciuto, ma la curiosità prese il sopravvento e, prima che potessi ripensarci ulteriormente, l'avevo già preso per mano.Mi avvicinai quindi al ragazzo che continuava a fissarmi perplesso, ma con un sorriso costantemente stampato sul viso. Forse non si aspettava che io accettassi la sua proposta, ma così fu.Poggiai un piede per terra, ma stortai completamente la mia caviglia e caddi. Non mi reggevo ancora totalmente in piedi, ero ancora debole dal diverso tempo passato distesa su quel dannato letto. Prima che però il mio sedere potesse toccare terra, Taehyung mi afferrò con mano stretta, avvicinandomi a se. "Attenta" esclamò lui guardandomi con tono serio. Mi ritrovai il cuore in gola a causa dei nostri corpi così vicini tra di loro. I nostri petti erano infatti congiunti in una stretta. Il mio respiro si fece un macigno, quasi impossibile da sostenere da quanto era pesante. In vita mia nessuno aveva avuto un contatto così diretto con il mio corpo, tranne ovviamente quel verme di Jeongkook. I nostri sguardi si incollarono uno nel altro, quasi attratti come due calamite. Io ripresi dopo alcuni secondi lucidità e mi allontanai dal ragazzo, che subito spostò lo sguardo per terra. "Scusami tantissimo, non volevo" gli dissi io rimproverando interiormente me stessa. "Non ti preoccupare..." lasciò tutto d'un tratto la frase in sospeso, colmando i miei nervi di ansia. "Andiamo allora?" mi domandò lui rivolgendomi uno dei suoi soliti sorrisi calorosi. Era evidente che aveva cercato di cambiare argomento per non farmi sentire ulteriormente a disagio, e di questo lo ringraziai più volte nella mia testa."Va bene" esclamai io accompagnando la mia esile voce a un cenno della testa. "Andiamo" dissi, facendomi più sicura avendo notato il suo sguardo dubbioso. "Andiamo" ripeté lui, più a se stesso che a me, con tono quasi sorpreso, ma costantemente felice. La felicità di quel ragazzo era piacevole, ma sembrava nascondesse un mistero al suo interno...

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