“Non da loro, ti prego.” Con occhi speranzosi cercai di convincere il ragazzo con un solo sguardo, il mio corpo non riusciva a fare altro. Lui sorrise leggermente e mi indicò un punto indefinito nel buio.
“Andremo da quella parte.” Si alzò e mi rivolse una mano in aiuto e mi venne in mente Taehyung, ciò che aveva fatto quando ci eravamo incontrati per la prima volta.
Dopo minuti di camminata silenziosa tra le spighe di grano che mi stuzzicavano di qualvolta le caviglie scoperte, Ho-seok prese parola:
“Non ti ha fatto altro vero? Intendo… oltre averti buttata a terra. Sono insensibile lo so, ma devo sapere. ” Alzai lo sguardo e mi voltai verso di lui, che procedeva a passi ampi a qualche metro da me. Nonostante i rumori della natura, la sua voce mi aveva confortato e così lentamente il mio viso riprese colore, e con esso anche un briciolo di felicità nei confronti di quel ragazzo tanto apprensivo.
“Per favore rispondimi.” Riprese lui, dopo che si era fermato ad attendere che proferissi parola.
“No, sto bene. Grazie a te. Non posso neanche pensare a cosa mi avrebbe fatto se non fossi arrivato tu.”
“E’ come un cagnolino rabbioso, piccolo, che cerca di spaventare ringhiando, ma alla fine non si azzarda a mordere. Sto parlando di Jimin, ovviamente. In ogni caso, non si può mai sapere che cosa sarebbe accaduto: lui e quella pietra non avevano un buon aspetto insieme.” A quel punto riprese a camminare quasi salterellando felice.
“Quello è un bel posticino,” disse, raggiungendo una grossa quercia con una corsetta spensierata.
“Sai arrampicarti fin lassù? Sarebbe perfetto se ci nascondessimo lì. Una volta che Jimin e Taehyung si accorgeranno che non possono fare a meno di me verranno a cercarci. Per come si è comportato nei tuoi confronti merita una piccola punizione, no? Implorerà, come è suo solito.” Si avvicinò al tronco dell’albero e lo accarezzò, poi si rabbuiò.
“Lui e Taehyung non possono comprendere il dolore che ti ha inflitto quel verme di Jeonkook. Nessuno mai lo capirà, nemmeno io.”
Mi immobilizzai davanti a quella affermazione. Le mie gambe divennero più sottili e fragili del solito e cominciarono a tremarmi. Le sensazioni delle mani di Jeonkook di nuovo su di me mi riportarono dove non avrei voluto stare. Mi risvegliò il rumore dello spezzarsi di un ramo e controllai dove fosse il ragazzo: aveva già raggiunto un’altezza tale che faticavo a sentire la sua voce mentre mi incoraggiava a salire assieme a lui.
A parte qualche graffio superficiale che mi costò il raggiungere quella specie di scoiattolo selvatico che era Ho-seok, mi sentii finalmente al sicuro da tutti e da tutto. Trovai una posizione comoda e mi appoggiai con la schiena al tronco della quercia.
“Come fai a sapere quelle cose?” Gli domandai prima che si azzardasse a chiudere gli occhi e lasciasse in sospeso il discorso.
“Ho notato il tuo tatuaggio..” Disse con un filo di voce prima di mettersi comodo, pronto a dormire.
“Lo hanno visto anche Jimin e Taehyung. Non è abbastanza come spiegazione, non credi?” Mi staccai dal tronco e aspettai che rispondesse. Avevo troppe domande in testa perché non si confondessero con i suoi silenzi assordanti.
“Una persona che spero tanto di rincontrare ha subito il tuo stesso destino, solo perché era una donna. Alcune volte prego perché fosse lei nata uomo così che le fossero risparmiate tante sofferenze” Si coprì la faccia con le mani e prense un respiro profondo prima di strizzarsi le guance con le dita, come se stesse cercando di trattenere il ricordo in un posto sicuro. Lo capivo, alcuni momenti avrei voluto che mi passassero per la mente e che si perdessero nel luogo oscuro dell’oblio. Ancora adesso vorrei dimenticare.
“Era la tua fidanzata?” Chiesi con una leggera vergogna, sapendo che i coreani erano molto riservati al riguardo. Non so cosa mi prese in quell’istante in cui formulai così ingenuamente quella domanda, ma sentivo dentro di me che era l’unico a comprendere come stessi e che cosa avessi potuto subire.
Liberò le mani dalla faccia e ridacchiò con una voce rauca e profonda:
“No, è mia sorella. Non voglio utilizzare il passato adesso.”
“Io..non volevo insinuare…”
“Non ti preoccupare, sarai stravolta e ancora scossa dall’accaduto. So che vuoi sapere ma non voglio riportare tutto qui in una sola volta, capisci?” E in quel momento si voltò verso di me, ma non potevo decifrare l’espressione del suo viso, era troppo buio e lui rimaneva nascosto dall’ombra dell’arbusto.
“Non voglio obbligarti a ricordare, ma non hai fatto altro che aumentare la mia curiosità con quella tua frase. Non posso fare a meno di chiedermi che cosa sia successo.”
Intravidi che la sua testa riprese la posizione di prima, appoggiata al tronco dell’albero. Si stropicciò gli occhi e gemette silenziosamente. “E’ stata strappata dalle mie braccia a forza ai soli dieci anni nemmeno compiuti.” La sua voce mi era sembrata ora schifata, benché mi fosse difficile sentire ciò che stava dicendo dato che parlava come a se stesso. Tesi l’orecchio e decisi di rimanere in silenzio.
“Io e la mia famiglia eravamo estremamente poveri quando cominciai il primo anno di educazione primaria. Non avevamo soldi nemmeno per comprare un pugno di riso. Mio padre aveva perso il lavoro come ambulante a causa di un assalto ai mercati da parte dei soldati di Mao. Lui era stato uno di quelli che si era opposto a piegarsi ai valori e allo stile di vita comunista, per questo il suo carro venne confiscato. Non ci rimase nulla dato che mia madre non aveva impiego per fare da balia a noi bambini. La disperazione dei miei genitori portò mio padre ad allearsi con la parte sbagliata e a chiedere prestiti che sapeva non avrebbe potuto restituire.
Quando il tempo scadde e ancora non avevamo racimolato il denaro che ci chiedevano, aumentarono la posta. Da lì in avanti divenne una corsa disperata ai soldi, che divennero la cosa più importante nella nostra famiglia. Mio padre ne divenne ossessionato e a seguirlo c’era mia madre, che preferiva non farci mangiare per giorni piuttosto che aumentare il fardello che suo marito portava sulle spalle.” Si fermò un attimo, prendendo un respiro profondo, era diventato inevitabile che le memorie riaffiorassero.
“Constatando che i miei genitori non avrebbero mai potuto raggiungere il prezzo che questi uomini spregevoli richiedevano, vennero a farci una visitina a casa, così l’avevano annunciata in una lettera. Per mio padre sarebbe stata la fine dei nostri affanni, ma non aveva compreso da stupido quale era che sarebbero venuti per ottenere qualcosa in cambio. Qualcosa di più prezioso del denaro.”
“Ho-seok, ti stai affliggendo troppo, non continuare te ne prego.”
“Non posso vivere rifiutando i fantasmi del mio passato, devo farci i conti e questo è il momento adatto. Jimin e Taehyung non sanno nulla di tutto ciò, quindi ti chiedo di tenere per te quello che ti rivelerò ora.”
Allungò un braccio e mi fece cenno di dargli la mano, come segno di promessa. Gliela afferrai con decisione, sperando di infondergli comprensione e affetto.
“Te lo prometto.”
“Non c’è stato altro modo per me se non arruolarmi volontariamente per venire a cercarla con la speranza di ritrovarla il più presto possibile. Forse un giorno potrò scusarmi con lei della mia codardia.
Quegli uomini non ci pensarono due volte a sfondare la porta di casa dopo aver compreso che mio padre non l’avrebbe aperta a suon di vangate. Il loro primo obbiettivo era quello di portarci via i nostri averi e mia madre per renderla di loro proprietà, ma il capitano del gruppo ebbe un’idea singolare dopo aver posto gli occhi sulla mia sorellina. A lui non interessava quanto fosse estremamente piccola d’età, glielo vedevo negli occhi: gli si illuminarono pieni di lurida lussuria per una bambina. Il torto più grande che le feci fu di nascondermi ancora di più dietro il suo corpo e il sacco di patate che avrebbe dovuto proteggere entrambi. Fu così che i soldati non mi videro. Presero mia sorella e uccisero a sangue freddo i miei genitori una volta che la bambina era lontana. Piangeva, ma non riusciva a parlare: quando la mano di Jeonkook le aveva cinto il fianco per sollevarla come se fosse un animaletto e dopo averla guardata profondamente negli occhi lei smise di emettere alcun suono. Non guardò verso la mia direzione e diventò rigida come un’automa.” Si pulì il naso con la manica della giacca.
“Non l’ho più vista da quel giorno.”
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THE RUSSIAN GIRL
RastgeleMentre la Corea del Nord dichiara la guerra alla Corea del Sud, la piccola Aalina, ragazza di soli sedici anni, viene venduta come ianfu (donna di compagnia), al temuto generale nordocreano Jungkook. Nel progettare la sua fuga Aalina non avrebbe p...