CAPITOLO 8

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Rimanemmo in quella posizione, l'uno stretto all'altro, per minuti che alla mia mentesembrarono durare un'eternità. L'unico altro uomo che avessi mai toccato era Jeonkook efu dolce riscoprire quanto fosse delicato il tocco di Taehyung sulla mia scapola. Prima diTaehyung pensavo che avrei solo sperimentato le mani rudi di Jeonkook, che avevanocercato più volte di bucare la mia pelle con le sue unghie, con il desiderio di farla propria edi nessun altro. Il mio abbraccio era stato impulsivo, quasi disperato. Forse pensavo ditrovare in quell'uomo mite e comprensivo un conforto, anche se lo conoscevo da troppopoco tempo. Ero immobile con il corpo e con le braccia, le quali rimanevano inchiodatealle sue spalle in una stretta ferma, tenace. Lui, dopo lo spavento iniziale, avevacominciato a strofinare il palmo contro la mia schiena, rendendosi conto che quella cheaveva un tormentato bisogno di contatto fisico ero io. La felicità di essere tenuta tra lebraccia con quella spontanea affettuosità e tenerezza continuava a litigare con la tristezzache si faceva spazio nella mia mente, confondendomi completamente sul da farsi. Avreidovuto staccarmi, ma non riuscivo a convincere il mio corpo ad allontanarmi da lui,sarebbe stato troppo doloroso ritornare alla realtà. Al solo pensiero mi prese un tremolioleggero alle mani, che lui notò."Ascolta..." cominciò a sussurrarmi poggiando il mento sopra la mia spalla."Non tornare alla guerra e alla morte che hai visto, ti sei già scordata della bellezza dellanatura intorno a te? Non piangere, ti prego.""Mi spiace, non volevo piangere. Non ho nessun diritto di farlo ora, non ho combattuto enon ho visto uomini morire davanti ai miei occhi per mano mia. Non volevo essere egoista,scusami tanto." strinsi le mani a pugno contro la sua schiena, ripetendomi dentro dirimanere calma, di non farmi sopraffare dalle mie emozioni, rese visibili dal palpitarepersistente del mio cuore contro il suo petto.Nonostante le parole che ero riuscita a pronunciare, rimanevo ancora inebriata dalprofumo estasiante che diffondeva la sua pelle. Era come l'avevo immaginata: soffice eliscia al contatto con la mia guancia sul suo collo scoperto. Forse fu quell'illusione che misconcentrò. Qualcuno ci stava osservando e già si avvicinava pericolosamente verso dinoi. Fu troppo veloce perché me ne rendessi conto, ma non ci volle molto per farmi sentirele braccia vuote, sole. Le avvicinai al petto con l'intento di tornare ad abbracciareTaehyung, ma si ritrovarono a toccare le mie scapole scheletriche e gracili.Quando guardai al mio fianco lo vidi a terra, con una mano sulla fronte e un'espressioneconfusa, mentre si puliva la ferita che si era formata sul gomito a causa della cadutarepentina e inaspettata."Che cosa ci facevate abbracciati?!" Urlò una figura davanti a me, che ancora non riuscivobene a mettere a fuoco. Strizzai le palpebre più volte prima di rivedere la luce fioca dellelucciole che si erano nascoste nell'erba per lo spavento. Irato, mi guardava fisso Jimin,strizzando con i pugni la divisa ormai tutta spiegazzata e piena di polvere."Vi conoscete e non me l'hai detto Taehyung?" Spostò lo sguardo di fuoco sul ragazzo,digrignando i denti. Taehyung si stava alzando dalla caduta e guardava il rivolo di sangueche aveva macchiato i suoi pantaloni mentre si metteva seduto. Guardò Jimin e con unasmorfia mista tra il dolore per la ferita al gomito e l'astio che provava nei confronti delcompagno per aver scelto di comportarsi in una maniera tanto violenta e innecessaria,strinse le labbra e rispose controvoglia:"Non l'ho mai vista prima d'ora, così come è stato per te. Non ti sembra di essereesagerato a strattonarmi in quel modo e a scaraventarmi a terra, quando già sai che nonsono uscito incolume dalla battaglia?" Ora era Taehyung che costringeva l'altro ragazzo areggere il suo sguardo, ma non riuscì a mantenerlo a lungo e cedette."Ho sbagliato, ti chiedo scusa Taehyung."Indugiando su Jimin, Taehyung non faceva altro che metterlo a disagio. Il ragazzo biondoabbassò gli occhi a terra prima di incatenarli di nuovo ai miei: il messaggio che cercava dimandarmi attraverso le piccole fessure dei suoi occhi era fastidio, forse gelosia, ma eradifficile decifrare il suo sguardo. Vidi poi che si spalancarono, stupefatti e i suoi pugni chesi erano rilassati ritornarono a sbiancare le sue nocche."Che cosa hai addosso?" Mi accorsi subito che si riferiva alla giacca che Taehyung miaveva precedentemente donato. Non riuscì a contenersi a lungo nonostante l'avvertenzadi Taehyung e si fiondò su di me, prendendo i lembi esterni della giacca e obbligandomi adalzarmi fino a raggiungere la sua altezza."Toglila" i suoi occhi infestati di disprezzo mi fecero incupire il viso e non potei muovere unmuscolo. Notando la mia immobilità, Jimin perse facilmente la pazienza e cominciò asfilarmi di dosso l'indumento, graffiandomi con la zip le spalle ormai esposte alla brezzaghiacciata della sera.Cercai di divincolarmi, ma, dopo essere riuscito a liberare un braccio, con l'intenzione diimpossessarsi anche dell'altro lembo della giacca, finì per afferrare involontariamenteanche una parte della maglietta che rimaneva ancora infilata al sicuro nei pantaloni. Conuno strattone mi liberò completamente della giacca, ma la mia pancia fu visibile.Nonostante la luce fioca della luna, la mia pelle bianca mostrò senza vergogna il piccolosimbolo al lato del fianco che aveva marcato la mia esistenza e il mio destino tre mesiprima. Era il sigillo che mi aveva resa schiava di Jeonkook. Pregai con tutta me stessa chenessuno dei due se ne fosse accorto solo coprendo con le braccia il punto eaccovacciandomi al suolo. Fu però quel gesto che aizzò la curiosità di Jimin."Che cosa stai nascondendo? Fai vedere.."Si abbassò alla mia altezza e prense un brandello della maglietta dalla spalla imitandol'azione di togliermela."Non rifiutarti o penseremo che ci hai mentito fino ad ora. Mostra il segno d'inchiostro cheti marca il bacino. Non pensare che non l'abbia visto."Spinsi ancora di più le braccia a proteggermi la pancia ma con violenza lui mi costrinse amettermi supina a terra e, dopo aver bloccato le mie mani sopra la mia testa, mi sollevòlentamente la maglietta all'altezza delle costole. Le sue dita gelide contornarono iltatuaggio ormai visibile agli occhi di entrambi, anche se Taehyung rimaneva a distanza adosservare la scena, ammutolito."Sei una BUGIARDA!" Sbottò Jimin, lasciandomi andare i polsi, i quali sbatterono a terracontro un sasso. Si alzò di scatto e non ebbe neanche il coraggio di riabbassarmi lamaglietta tanto mi schifava ormai. Sputò per terra nella mia direzione, colpendomi lafronte."Come hai osato pensare che fossimo dei mentecatti?" Si sistemò le ciocche di capelli chegli coprivano gli occhi, mentre continuava ad urlare oscenità contro di me. Smisi diascoltarle e voltai ancora sdraiata la testa verso Taehyung. Lui scostò lo sguardo appena inostri occhi si incontrarono e cominciò a fissare un punto nel vuoto per terra. Non disseuna parola mentre Jimin minacciava di uccidermi all'istante. Il suo viso si era spento,sembrava quasi che neanche un sorriso avesse mai attraversato la sua bocca. Miconcentrai a guardare il cielo, le stelle, che non avevano smesso di brillare nel buio."Che cosa ti passa per le mente Jimin?! Posa quella pietra e calmati!" Mi voltai di scatto,sperando che quella voce venisse da Taehyung, ma notai un'altra figura da lontano checorreva nella nostra direzione. Scorsi una fiamma di capelli rossi e li associai subito a Ho-seok.Quando fu vicino, afferrò il braccio di Jimin che stringeva un sasso abbastanza grosso perle sue piccole mani. Lo pressava con tale intensità che erano visibili le vene pulsanti checontornavano l'avambraccio."Sei completamente impazzito?! Cosa pensavi di farle?" Gli urlò in faccia Ho-seok prima diavvicinarsi a me aiutandomi ad alzarmi. Non finse però di non rimanere sconvolto dalmarchio sulla mia pelle ancora scoperto. Mi parlò in coreano, forse mi stava chiedendo sestavo bene e assentii con lo sguardo vuoto."Come fai a difenderla? È una di loro. Mi ripugna anche solo averle permesso di dormire apochi metri da noi. Me ne vado. Taehyung vieni con me?" Il ragazzo alla domanda siscosse, come se lo avessero appena svegliato da una trance e non rispose, ma Jimin nongli diede tempo di pensarci che lo trascinò con sé nella fitta boscaglia.

THE RUSSIAN GIRLDove le storie prendono vita. Scoprilo ora