Ore 00:39
Seduto sugli scalini alla base della statua del Belli, con le mani intrecciate sulle ginocchia e gli occhi fissi sulla strada vuota, vagliai per l'ennesima volte le nostre opzioni, senza trovare in esse nessuna ragione per essere ottimisti.
Fabrizio sembrava essersi abbandonato a un sentimento misto fra rassegnazione e menefreghismo, e faceva avanti e indietro con una sigaretta in bocca, rivolgendosi ad alta voce al poeta di marmo che ci sovrastava.
"Hai visto, Giuse'?" gli chiese, facendo lampeggiare le braci della sua Camel. "Hai visto che te stai a perde? La pandemia globale, la quarantena, il lockdown, er panico. E due faggiani che se ne vanno in giro in motorello e rimangono a piedi come deficienti. Ce potresti scrive una poesia delle tue, paraculo che non sei altro."
Il Belli si limitò a fissarlo con lo sguardo un po' sdegnoso che aveva riservato a tutti i vivi nel corso dell'ultimo secolo, la tesa del cappello calata sugli occhi, appoggiato con la sinistra al bastone da passeggio e con la destra alla targa che recitava AL SVO POETA G.G. BELLI - IL POPOLO DI ROMA - MCMXIII.
"Scusa Fabri', è colpa mia," dovetti confessare. "Se non era per me e la mia idea di andare a questa festa del cazzo, adesso te ne stavi a casa. Sono veramente un faggiano, c'hai ragione. E c'aveva ragione anche Rebecca. Mannaggia a me."
A sorpresa, Fabrizio fece rimbombare di nuovo la sua risata-rombo di tuono. "Eh, ce credo che adesso te piacerebbe stare a Villa Riccio a fatte 'na pomiciata co' Rebecca tua!" Venne da me e mi rifilò una pacca sulla spalla che me la abbassò di una spanna rispetto all'altra. "Daje, non te preoccupa'. È stato bello fasse 'sto giretto pe' Roma. Comunque, è stata 'na serata migliore de quando avemo preso il tram e due autobus per andare a quel cinema a moncùlo perché te volevi vede' a tutti i costi Slenderman..."
Mi battei una mano sulla fronte nel ricordare l'episodio in questione. "E poi quel film era nammerda! Tipo il peggior film horror di sempre!"
"Sì, e che prima d'arriva' al cinema se semo fracicati sotto er diluvio, te lo ricordi?" aggiunse Fabrizio, con un gran sogghigno. "E quello stronzo der bigliettaro non ce voleva crede che avevamo quattordic'anni..."
"E aveva ragione," dissi. "Meno male che c'ha visto lavati e strizzati e c'ha avuto pietà di noi."
"Zi', quando finisce 'sta quarantena dobbiamo anda' al cinema di nuovo..."
"Avoja! Magari a vede' un film decente, tanto per cambiare."
"E poi devi veni' a fatte un torneo de Magic alla Città Perduta!" propose Fabrizio, nominando quello che era stato il nostro negozio di giochi nerd preferito. "La nuova espansione sembra 'na bomba, zi'..."
"Ce vengo sì!" esclamai, dimenticando perfino l'ansia per la nostra situazione corrente nell'entusiasmo di essere lì con Fabrizio e aver riacceso la fiamma della nostra amicizia. Perché poi avevo smesso di chiamarlo? Per andare a qualche festa con delle persone che non si degnavano nemmeno di aggiungermi a un gruppo Whatsapp? Che idiota che ero stato.
I nostri occhi si spostarono al motorino. "Annamo a piedi, allora?" chiese il mio amico.
"Annamo a piedi," sospirai. "Ci vorranno un paio d'orette. Speriamo che i miei non si accorgono di niente."
"E speriamo che le guardie non ci sgamano," aggiunse Fabrizio, agguantando il manubrio. "Io de quello me preoccupo."
Un nodo d'inquietudine mi strinse lo stomaco al pensiero di tutte le cose che potevano andare storte. Decisi che l'unico modo per non starci a rimuginare era mettersi in cammino.
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Una festa per la fine del mondo
Novela JuvenilCosa succede se sei rimasto bloccato in casa per colpa della pandemia, i tuoi genitori ti hanno sequestrato il telefono, ma devi a tutti costi partecipare all'evento del'anno - il Quarantena Party - dove c'è una ragazza che ti aspetta? A Savino succ...