dieci

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Ore 1:38

"Tu' zia è la mejo, è ufficiale," dichiarò Fabrizio mentre, sotto la finestra di camera mia, intrecciava le mani per farmi da scalino e permettermi di raggiungere il davanzale. "C'ha salvato er culo, è metallara, non te manda manco bevuto coi tuoi. È troppo figa. Cioè, non voglio di' figa per di' figa... anche se, ora che ce penso, è pure un po' una milf tu' zia..."

"Fabri', te prego, non fare apprezzamenti sessuali su mia zia," sussurrai in risposta, con le mani strette sul davanzale. "Me fai veni' voglia de mettermi la candeggina nelle orecchie. E abbassa la voce, per favore! Se me sgamano adesso rosico troppo!"

Il fatto che tutte le finestre del mio appartamento fossero buie mi riempiva di una folle speranza. Forse i miei non si erano davvero accorti di niente. Se la passo liscia, giuro che non farò mai più una simile cazzata, mi ripromisi.

Mi issai sul davanzale con un colpo di reni, aprii la finestra lasciata socchiusa e mi calai dentro. Una volta messi entrambi i piedi sul pavimento della mia camera buia, trattenni il fiato e tesi le orecchie, pronto a sentire un tramestio dalla stanza accanto, e poi i miei che spalancavano la porta con due paia d'occhi che mandavano fiamme e procedevano a spellarmi vivo.

Tuttavia, l'unico suono che udivo era il battito frenetico del mio cuore. Presi un respiro, andai alla porta, la aprii e sbirciai nel corridoio: tutto buio, tutto immobile. Dalla camera dei miei genitori, in fondo al corridoio, proveniva il leggero russare di mia madre.

Ce l'ho fatta, pensai. Non posso crederci, ma ce l'ho fatta.

"Savi'! Savino!" arrivò la voce di Fabrizio dal cortile.

Girai su me stesso, chiusi la porta e mi affacciai di slancio alla finestra, con un dito davanti alla bocca.

"Tutto ok?" sussurrò Fabrizio.

Gli mostrai il pollice. Lui sogghignò e mi mostrò il suo. Agitai la mano per salutarlo e sillabai: "Bella!" senza emettere un suono. Lui fece lo stesso e scappò via.

Stavo per chiudere le persiane, quando il mio sguardo venne catturato dall'unica finestra illuminata della palazzina di fronte: era al secondo piano, e da dietro i vetri Rebecca, in pigiama e con i capelli sciolti, mi guardava scuotendo la testa e sorridendo, con l'aria di chi pensa ma guarda te a che spettacoli mi tocca assistere.

Il famoso elastico si tese così rapidamente che potei sentirne la vibrazione fin dentro il petto.

Salutai Rebecca con ampi gesti. Lei prese il telefono e me lo mostrò. Io allungai la mano destra con il pollice e l'indice protesi a forma di squadra, e la feci girare tre o quattro volte, per spiegare che non avevo ancora recuperato il cellulare.

Rebecca alzò gli occhi al cielo e scomparve. Non feci in tempo a restarci male, che ritornò alla finestra con un laptop in mano. Annuii e andai a prendere il mio, sistemandolo sulle ginocchia e trascinando la sedia dalla scrivania alla finestra, in modo da poter vedere Rebecca mentre ci scrivevamo.

Aprii Whatsapp Web — il mio piano B per quando i miei genitori mi sequestravano il telefono, cosa che accadeva più spesso di quanto avrei voluto — e iniziai a digitare.


Sei rimasta tutta la sera ad aspettarmi in finestra? Sono lusingato! :P

Ti stai DECISAMENTE sopravvalutando, Savino Moretti. è.é

Ero con i miei fino a 15 minuti fa. Stavamo al telefono con mio fratello.

Oddio, è un sacco che non vedo Leo! Dove sta?

Studia a Londra.

Ora sta cercando di tornare, ma è il secondo volo che gli cancellano e ora è bloccato in aeroporto e non si sa quando riesce a partire. Ai miei gli stanno venendo i capelli bianchi, ovviamente.

Una festa per la fine del mondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora